Coronavirus a Napoli, la protesta degli operatori 118: «Ammassati in poche metri per il tampone»

Coronavirus a Napoli, la protesta degli operatori 118: «Ammassati in poche metri per il tampone»
di Ettore Mautone
Domenica 5 Aprile 2020, 10:00
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Troppi assembramenti e rischio di contatti stretti per effettuare i test rapidi nel dosaggio degli anticorpi anticoronavirus. Dopo il Cardarelli anche all'Asl Napoli 1 la scelta dei luoghi e dei modi per le verifiche suscita perplessità in alcuni operatori. All'Ospedale del mare, in particolare, i prelievi degli operatori del 118 sono avvenuti con troppe giubbe arancioni presenti contemporaneamente in uno stesso luogo e spesso a contatto stretto sebbene indossando la mascherina. Ovviamente in ospedale o nel lavoro sulle autoambulanze la situazione è diversa e ci sono percorsi e procedure di sicurezza da rispettare evitando una stretta relazione tra tante persone in uno stesso luogo. Intanto i numeri: su 748 esami effettuati ieri sono risultati positivi 13. Due 2 su 126 al San Paolo, altrettanti su 80 monitorati al San Giovanni Bosco, 1 su 135 all'Ospedale del mare, 3 su 114 al Pellegrini, altrettanti su 122 al Covid Hospital del Loreto Nuovo, infine 2 su 140 nell'ambito delle giubbe arancioni del 118. Evidentemente si tratta di operatori asintomatici, in cui sono state dosate e rilevate le Igm e le IgG, anticorpi, prodotti durante una risposta immunitaria e che appaiono, rispettivamente, in fase acuta (Igm) o in quella tardiva (IgG) di un'infezione.
 

 

I 13 positivi dovranno ora, secondo le linee guida regionali, effettuare un tampone e verificare l'effettivo stato di portatore di Covid-19. Nel frattempo devono restare in quarantena fino al responso. Medici, infermieri e operatori negativi dovranno invece ripetere il test tra 6 giorni. In merito alla validità della procedura di screening con i test rapidi e sull'utilizzo degli esami sierologici per il controllo dell'epidemia da Coronavirus arriva intanto una circolare del ministero della Salute firmata dalla direzione generale della prevenzione sanitaria, settore malattie trasmissibili e profilassi internazionale a chiarire molti aspetti. «I test sierologici - è scritto - sono molto importanti nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale. Diversamente, come attualmente anche l'Oms raccomanda, per il loro uso nell'attività diagnostica d'infezione in atto da SARS-CoV-2, necessitano di ulteriori evidenze sulle loro performance e utilità operativa».

 

In particolare, i test rapidi basati sull'identificazione di anticorpi IgM e IgG specifici per la diagnosi di infezione da Sars-CoV-2, secondo il parere espresso dal comitato tecnico scientifico del Ministero, non possono, allo stato attuale dell'evoluzione tecnologica, sostituire il test molecolare basato sull'identificazione di Rna virale dai tamponi nasofaringei. Il risultato qualitativo ottenuto su un singolo campione di siero - viene ancora detto - non è sufficientemente attendibile per una valutazione diagnostica, in quanto la rilevazione della presenza degli anticorpi mediante l'utilizzo dei test rapidi non è comunque indicativo di un'infezione acuta in atto e quindi della presenza di virus nel paziente e rischio associato a una sua diffusione nella comunità. Inoltre, per ragioni di possibile cross-reattività con altri patogeni affini come altri coronavirus umani, il rilevamento degli anticorpi potrebbe non essere specifico della infezione da Sars-CoV2. Infine, l'assenza di rilevamento di anticorpi (non ancora presenti nel sangue di un individuo per il ritardo che fisiologicamente connota una risposta umorale rispetto all'infezione virale) non esclude la possibilità di un'infezione in atto in fase precoce o asintomatica e relativo rischio di contagiosità dell'individuo». 

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