Coronavirus, ristoratore infetto a San Giorgio a Cremano: «Contagiato da un avvocato, mi trattano da appestato»

Coronavirus, ristoratore infetto a San Giorgio a Cremano: «Contagiato da un avvocato, mi trattano da appestato»
Lunedì 2 Marzo 2020, 08:30 - Ultimo agg. 11:03
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A far male, più che la diagnosi positiva al Coronavirus, è l'atteggiamento della città nei suoi confronti, della sua famiglia. Giuseppe - nome di fantasia - ha 55 anni e nella vita gestisce una trattoria nel centro storico di Napoli. Da venerdì si trova in quarantena domiciliare nel suo appartamento assieme alla moglie e ai due figli, tutti e tre invece negativi al test. Ieri mattina, tuttavia, il suo condominio all'interno di un parco residenziale si è trasformato in una sorta di lazzaretto controllato praticamente a vista da inquilini dei palazzi limitrofi e semplici curiosi.
 


Signor Giuseppe, come sta vivendo questa situazione di isolamento forzato?
«Fisicamente mi sento bene, dispiace però essere guardati come appestati. Purtroppo mi sono imbattuto in alcuni commenti vergognosi sui social, non c'è stato rispetto per me e per la mia famiglia. In tantissimi vorrebbero sapere il mio nome, ma a che scopo? Vogliono prendermi e bruciarmi in piazza? Sfortunatamente ora tutta la città sa dove abito, mi sento sorvegliato, la mia privacy è stata violata, ma ciò che ritengo ancora più grave è l'indifferenza delle autorità sanitarie».

Cosa intende?
«Ho ricevuto quasi cinquanta chiamate da ieri sera da parte dei medici dell'Asl, si sono limitati a suggerirmi di prendere la tachipirina qualora mi venisse la febbre. Nient'altro. Non so bene come comportarmi qualora la situazione peggiorasse, nessuno si è preoccupato di farmi sapere esattamente con cosa ho a che fare. Si parla tanto di questo Covid-19, ma per adesso lo sto affrontando come una normale influenza stagionale».

Inizialmente l'Asl aveva erroneamente indicato suo figlio come il paziente positivo, lui come sta?
«Tengo molto a chiarire quest'aspetto, non capisco come sia stato possibile un simile scambio di persona. Qualcuno mi dovrà fornire delle spiegazioni. Mio figlio è in quarantena con me, ma il suo test è risultato negativo. Non ha mai contratto il virus, né a Rimini né a Mondragone. Ad avere contatti con l'avvocato sono stato solo io, poiché era tra i clienti abituali del mio locale».

Come ha scoperto di aver contratto il Coronavirus.
«Ho incontrato questo legale martedì scorso come spesso capita, era di ritorno da Milano, dove ha uno studio. Il giorno dopo, mercoledì, sono stato sottoposto in day hospital a un'operazione programmata presso l'ospedale Pellegrini. Ho fatto ritorno a casa attorno alle 18. Durante la notte ho avuto un po' di febbre, ma giovedì stavo bene. Venerdì ho scoperto che l'avvocato era contagiato. Non avevo sintomi, ma per senso di responsabilità io e tutta la mia famiglia abbiamo fatto dei tamponi al Cotugno, dove ci hanno poi consigliato la quarantena a casa in attesa dei risultati. Sabato sera abbiamo appreso la notizia, l'unico esito positivo ero io. Lo ripeto, nessuno della mia famiglia lo è. Sono state dette tante cose false, ma abbiamo sempre dimostrato di essere persone responsabili».

Ha avuto altri contatti con altre persone nei giorni prima dell'isolamento?
«Solo con il personale sanitario del Pellegrini, oltre che con mia moglie. In ospedale ero in camera da solo. Nelle ore immediatamente successive all'operazione sono venute a trovarmi a casa mia mamma e mia sorella, anche loro si trovano ora in quarantena a Melito, anche loro negative al virus».

Lei è proprietario di una trattoria a Napoli, suo figlio di un centro di posta privata nella stessa zona. Come state gestendo questa situazione dal punto di vista lavorativo?
«Siamo persone responsabili. Per questo abbiamo deciso di chiudere temporaneamente le nostre attività per la piena salvaguardia della salute dei nostri clienti. Questo significa perdere dei soldi in un periodo dell'anno particolarmente florido, ma tant'è, ci prendiamo queste due settimane di ferie forzate. Vorrei però precisare che da quando ho incontrato l'avvocato, non ho più fatto ritorno al ristorante».

Vive la quotidianità di San Giorgio?
«Non molto, io sono originario delle Case Nuove. Mi sono trasferito a San Giorgio nel 1988, ma io, i miei figli e mia moglie lavoriamo a Napoli, qui torniamo praticamente solo per dormire. Ci sono volte in cui il portiere del mio palazzo mi chiede ancora chi sono. Per questo trovo ancora più assurda la psicosi che si sta scatenando attorno al mio caso. Ho visto sanificare l'ascensore che non uso mai, abitando al primo piano, ho assistito allo show di personaggi desiderosi di farsi pubblicità sulla mia pelle. Non lascerò questa situazione impunita».

A chi si riferisce?
«Al sindaco che è venuto fuori al mio condominio a farsi fotografare per racimolare qualche voto in vista della campagna elettorale, quando nella stessa strada abbiamo una scuola chiusa da anni e infestata dai topi; ma anche alle informazioni errate diffuse dall'Asl che hanno rovinato la reputazione di mio figlio senza nemmeno preoccuparsi di sentire il diretto interessato. Non appena torneremo alla normalità, ognuno dovrà rispondere delle proprie azioni nelle sedi opportune. La disinformazione sta ammazzando un paese. Ne vorrei approfittare per rivolgere un appello a tutti coloro che in queste ore mi stanno sorvegliando da sotto al palazzo».

Prego
«Se ci tenete così tanto a essere presenti nella mia vita, sappiate che amo le torte fatte in casa, in particolare la millefoglie con crema e amarena.
Potrebbe essere un buon regalo visto che la settimana prossima compio 56 anni». 

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