Covid a Sorrento, incubo al pronto soccorso: pioggia e freddo nella tenda

Covid a Sorrento, incubo al pronto soccorso: pioggia e freddo nella tenda
di Antonino Pane
Mercoledì 18 Novembre 2020, 10:30 - Ultimo agg. 16:16
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Di emergenza in emergenza. La sanità in penisola sorrentina continua a dare pessima prova. L'Asl Na3, alle prese con la pandemia, ha mostrato tutti i suoi limiti e, soprattutto tutte le sue carenze, frutto di vecchie scelte miopi, se non pilotate per favorire altre aree del territorio. I risultati si stanno vedendo in queste ore drammatiche: all'ospedale di Vico Equense Pronto soccorso chiuso, quello di Sorrento relegato in una tenda all'esterno del presidio ospedaliero. Ieri è bastata un poco di pioggia per costringere medici ed infermieri ad indossare i giubbotti per ripararsi dall'acqua e dall'umidità. E come se non bastasse, scarse misure di sicurezza e provette per le analisi passate da un balcone a un altro col secchiello legato al manico di una scopa. Insomma visioni lontane da un paese civile. Assistenza affidata solo e unicamente all'abnegazione di medici e personale sanitario. 

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Ma perché tutto questo? Come mai l'ospedale Santa Maria della Misericordia ha dovuto fronteggiare il Covid utilizzando il Pronto soccorso, ovvero gli ambienti del piano terra dove, normalmente, confluivano le emergenze e cioè le ambulanze con pazienti incidentati o colpiti da altre patologie?

Le risposte arrivano dagli addetti ai lavori, stanchi di dover combattere in una situazione logistica assurda.

I ritardi accumulati, nella rilassante attesa della seconda ondata che non ha prodotto niente dal punto di vista sanitario in penisola sorrentina, sono emersi in maniera drammatica oggi. E così, con la ripresa virulenta del Covid, dopo aver chiuso il Pronto soccorso dell'ospedale di Vivo Equense lasciando migliaia di persone a distanza ragguardevoli da un presidio sanitario urgente, si è passati a recuperare il recuperabile utilizzando la tenda che inizialmente serviva per il pretriage. Una tenda come Pronto soccorso mentre il vero Pronto soccorso è stato riconvertito in reparto Covid tra lo sconforto degli stessi sanitari costretti a curare i pazienti in un ambiente senza divisioni interne. Questi locali sono stati destinati alla pandemia con il risultato che i malati no Covid, anche i più gravi, sono finiti nella tenda a fare i conti anche con la pioggia e le intemperie autunnali. L'altra notte per una signora infartuata di Portici dirottata all'ospedale di Sorrento si sono vissuti momenti drammatici.

Tutto questo mentre al piano -1, con enorme ritardo rispetto alle necessità, finalmente si è attrezzato un reparto Covid. Settimane e settimane di tira e molla per una porta mancante, per lavori commissionati in ritardo. Una attesa esasperante che farebbe rabbrividire lo stesso presidente della Regione, Vincenzo De Luca. Una situazione assurda che rischia di prolungarsi ulteriormente, visto che ora bisognerà fare i conti con la scarsa disponibilità di personale. Della vicenda si è dovuto interessare anche il sindaco di Sorrento, Massimo Coppola che ha chiesto l'immediata apertura del reparto. 

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C'è inoltre il caso legato al numero degli operatori sanitari. A questo proposito i dati forniti dagli addetti ai lavori sono emblematici: al Pronto soccorso stanno lavorando i chirurghi che, tra l'altro, non hanno ottenuto neanche un ordine di servizio che li destinasse a questo nuovo incarico. Lavorano sostanzialmente come volontari dopo aver offerto la loro disponibilità. Questo significa che prestano servizio senza nessuna protezione.

Una mancanza di personale grave che potrebbe essere parzialmente mitigata se solo si richiamassero al fronte i tanti medici dell'Asl Na3 esonerati da incarichi di prima linea. «Certo - fa notare un medico che ha appena finito il suo turno di servizio - la scrivania è più confortevole della tenda. Ma è nei momenti più difficili che tutti, ma proprio tutti, dovremmo dare il meglio di noi stessi».

La destinazione del piano -1 al Covid ha ridimensionato di molto l'attività chirurgica che ora interviene solo nelle emergenze utilizzando qualche posto letto nel reparto di ortopedia o trasferendo i malati a Vico Equense. Insomma emerge sempre di più con chiarezza che in attesa dell'ospedale unico della penisola sorrentina, per il quale la Regione ha stanziato i fondi per la progettazione, gli abitanti di Sorrento e dei comuni vicini si devono solo affidare alla buona volontà e alle capacità dei medici e degli infermieri impegnati in prima linea.

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