Coronavirus al Cardarelli, un altro medico contagiato nel reparto di Medicina 2

Coronavirus al Cardarelli, un altro medico contagiato nel reparto di Medicina 2
di Melina Chiapparino
Martedì 19 Maggio 2020, 16:29 - Ultimo agg. 20 Maggio, 10:16
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Sale a nove il numero dei contagiati da Covid nel reparto di Medicina 2 dell’ospedale Cardarelli, una casistica rilevata nell’arco di 15 giorni a cui si aggiunge l’esito riscontrato ieri. Una dottoressa in forza al reparto, infatti, è risultata positiva al tampone rinofaringeo, per cui il totale dei sanitari infetti ammonta a tre persone, due dottoresse e un infermiere, e sei pazienti, tutti ricoverati all’interno del reparto maschile del padiglione suddiviso tra uomini e donne. Sulla vicenda, descritta da molti comparti sindacali dell’ospedale come «un focolaio endemico» hanno sollevato dubbi e richieste, i rappresentanti Nursing Up che, in un documento, spiegano come «si sta concretizzando il pericolo di allargamento a macchia d’olio del contagio, visto che i medici che erano in attesa di risposta del tampone, diversamente dagli infermieri, hanno continuato - stando a quanto risulta ai sindacalisti - a prestare servizio anche presso altri reparti di Medicine».

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Sulla gestione delle misure atte a contenere la trasmissione del virus, i sindacalisti avanzano precise azioni da mettere in campo. «Chiediamo di ricostruire la catena dei contatti e quindi eseguire uno screening di massa di tutto il padiglione che ospita le Medicine e misure di distanziamento sociale tra i degenti - si legge nel documento sottoscritto da Marco Tesone, segretario territoriale Nursing Up - non è infatti pensabile di tenere ancora ammassati i pazienti in reparti che presentano stanze molto piccole ed addirittura bagni in comune». Eppure l’allarme lanciato dai sindacati si scontra con la posizione della direzione ospedaliera del Cardarelli che fa sapere di seguire uno «screening serrato su tutto il personale ospedaliero con una precisa strategia d’azione».
 


«I contagiati rappresentano un numero estremamente contenuto rispetto alla proporzione con la totalità dei sanitari che lavora al Cardarelli - afferma Tiziana Ascione, uno dei due infettivologi reclutati dalla direzione strategica aziendale - quando abbiamo rilevato l’infezione nei primi due pazienti, che erano all’interno della stessa stanza, nel reparto erano presenti 18 ricoverati e proprio grazie alla nostra linea dura di prevenzione, siamo riusciti a contenere i rischi arrivando oggi a un totale di 6 pazienti contagiati». La strategia applicata dagli esperti infettivologi, consiste nel sottoporre i sanitari e i pazienti a tamponi rinofaringei ogni cinque giorni per «uno screening serrato e a tappeto che consente di scoprire gli asintomatici, come avvenuto nei casi in questione, tutti senza sintomatologia manifesta» aggiunge Ascione.

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In pratica, se da un lato i sindacati e alcune associazioni di categoria hanno puntato il dito sull’esistenza di un vero e proprio focolaio di contagi in Medicina 2, l’infettivologa spiega che «in un ospedale dove si è continuata sempre ad assicurare l’assistenza sanitaria ai pazienti acuti, non si può azzerare la possibilità del contagio che però è stato contenuto al massimo». Secondo Ascione, i casi di infezione successivi ai primi due pazienti Covid in Medicina 2, sarebbero la scia proprio di quell’unico focolaio e non di nuovi focolai che potrebbero innescare contagi ancora più allargati. «Questa è la coda dei primi contagi, dopo i quali abbiamo rafforzato ancora di più il monitoraggio e le sanificazioni, cambiando persino i materassi nelle stanze degenti- conclude l’esperta- basti pensare che la dottoressa risultata ieri positiva era al suo quarto tampone, quindi come tutti era sotto stretto monitoraggio e d’altronde come previsto nei decreti, fino a una conclamata positività i sanitari prestano servizio con tutti ii dispositivi di sicurezza del caso».
Nonostante le rassicurazioni della direzione strategica, la nota Nursing Up ritiene necessario che «i sanitari sottoposti al tampone debbano allontarsi dal reparto eseguendo turnazioni con gli altri sanitari per abbassare ulteriormente il rischio di focolai».

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