Coronavirus in Campania, solo 50 medici sono in arrivo: ancora infermieri in Germania

Coronavirus in Campania, solo 50 medici sono in arrivo: ancora infermieri in Germania
di Francesca Mari e Maria Pirro
Martedì 20 Ottobre 2020, 23:58 - Ultimo agg. 21 Ottobre, 16:11
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Curarsi è più difficile, ai tempi del coronavirus, anche a causa delle carenze di personale dovute ai tagli in organico e al blocco delle assunzioni imposto per tanti, troppi anni dal piano di rientro del deficit sanitario, e dalla più recente migrazione di operatori all’estero, attirati da salari più alti e migliori condizioni di lavoro.

A indicare quanti operatori servono e al momento mancano è il governatore Vincenzo De Luca, che afferma: «Abbiamo chiesto alla Protezione civile 600 medici e 800 infermieri.

Ad oggi abbiamo avuto l’assicurazione che invieranno 50 medici e 100 infermieri. Quindi, siamo clamorosamente al di sotto delle esigenze minime poste dalla regione». L’occasione per segnalare le difficoltà è la visita al “Covid Residence” per i positivi asintomatici all’Ospedale del Mare, che ha anche attivo anche un reparto di terapia intensiva dedicato con sei posti, tutti occupati, e trenta letti di degenza ordinaria per trenta ricoverati. «Ad oggi - aggiunge De Luca, riferendosi ai rinforzi richiesti alla Protezione civile - non è arrivato nessuno. Vedremo nei prossimi giorni». Ma, stando alle informazioni ottenute dalla Protezione civile, aiuti saranno disponibili non prima di fine mese. 

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Cercasi anestesisti. «Faremo miracoli per reperirli da altri reparti», afferma De Luca, che ha già disposto il blocco delle attività non urgenti, limitando anche gli interventi chirurgici di elezione. Ma è chiaro allo stesso governatore che non può bastare. Ecco perché «le terapie intensive (con ulteriori 120 posti letto) che abbiamo realizzato vanno attivate sulla base di esigenze concrete, perché bisogna organizzare i turni, e gli anestesisti non ci sono in tutta Italia, sono professionalità preziose». Paolo Ficco, il presidente del Saues, sindacato autonomo urgenza emergenza, spiega che anche i medici di emergenza territoriale 118 sono impegnati nell’emergenza Coronavirus in un contesto di grave carenza di personale e di alta esposizione al rischio contagio. Sottoposti a turni massacranti e chiamati a svolgere compiti che spesso esulano dalle loro specifiche mansioni. Una condizione insostenibile», avvisa, «resa ancor più grave oggi, in costanza di un vero e proprio esodo del personale medico di emergenza verso altri servizi meno impegnativi, meno rischiosi e più gratificanti». Ed è in corso una fuga anche all’estero. 

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In particolare, giovani infermieri meridionali, qui disoccupati e precari, hanno più chance di carriera e di gratificazioni professionali ed economiche negli ospedali tedeschi. Per questo, a Torre del Greco l’agenzia «Germitalia» lavora sull’asse Sud Italia-Stoccarda: e, in videoconferenza, ha completato le selezioni per 15 infermieri al Policlinico di Tubinga, e ha organizzato, per il 16 e 17 novembre, il reclutamento di altri 15 operatori per l’ospedale Shg di Völklingen a Saarbrücken. «Sono molte le richieste - dice l’amministratore di Germitalia, Michele Tuoro -. In Italia anche i giovani assunti per l’emergenza Covid hanno avuto contratti a 6 mesi o indennità giornaliere, per entrare stabilmente devono superare affollati concorsi pubblici. In Germania ai bandi rispondono in pochi e vengono assunti a tempo indeterminato, con stipendi alti (2700-2900 euro) e incentivi». Maria Elvira Morabito e Anna Malvarosa sono due amiche 26enni di Reggio Calabria, tra i 15 destinati a Tubinga. Con loro a Stoccarda anche Noemi Orlandi, infermiera 24enne di Pesaro: «Lavoravo in una Rsa in cui tutti i 72 pazienti erano positivi- dice- e 30 sono morti, e non avevamo nemmeno strumenti per la pressione. Tutto per otto euro l’ora, sono a Stoccarda per la dignità del mio lavoro». 

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