In Campania la febbre del Covid ha anticipato di almeno due settimane, a partire da settembre e poi per tutto ottobre, il profilo di crescita esponenziale assunto poi in tutte le regioni italiane. Mesi in cui si è assistito alla progressiva saturazione dei posti letto nelle unità Covid, all’ingorgo dei pronto soccorso, al successivo stop a tutte le attività ordinarie, a una medicina di famiglia sempre più in affanno e a un 118 ormai in ginocchio. Eppure la Campania, nei tre profili di rischio epidemico disegnati dal governo e dalla cabina di regia nazionale è finita in fascia gialla, quella più tiepida e con restrizioni a maglie larghe. Come mai dunque in due settimane è passata dal grave allarme che ha spinto il governatore Vincenzo De Luca a chiedere il lockdown alla fascia di rischio più bassa delle tre individuate dall’Istituto superiore di Sanità?
LE FASCE DI RISCHIO
Nel lavoro tecnico che ha accompagnato l’analisi di rischio tra i 21 indicatori che compongono la complessa griglia di valutazione il condensato è un concetto semplice: in zona rossa (o in subordine arancione) ci finiscono le regioni in cui i casi aumentano in maniera esponenziale (Rt sopra 1,5) a fronte di una tenuta traballante del sistema delle cure in ospedale e sul territorio (compreso il lavoro di tracciamento dei nuovi casi).
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DE LUCA
«Le decisioni del governo sulla divisione in zone epidemiologiche dell’Italia hanno creato problemi prevedibili - replica polemico De Luca - rimango convinto della necessità di misure nazionali unitarie, anche più rigorose, per un’azione più efficace di contrasto al Covid a fronte di una diffusione sostanzialmente omogenea del contagio». «Per quello che ci riguarda - continua in una nota - sarebbe fuori luogo ogni atteggiamento di autoconsolazione e di rilassamento. La situazione è pesante. E si rischia ora un paradosso: che chi è in zona rossa o arancione fra un mese riapre tutte le attività, avendo frenato il contagio e chi oggi chiude gli occhi, dovrà bloccare tutto nel periodo natalizio». Insomma il virus c’è e non scomparirà da solo. E il rischio di avere situazioni drammatiche è dietro l’angolo. «Comportamenti irresponsabili, ancora largamente presenti nei nostri territori, rischiano di pregiudicare tutto e di far saltare i due dati per noi decisivi». Il riferimento è alla presenza contenuta nelle terapie intensive e a un basso tasso di letalità. «Invito i sindaci - conclude De Luca - a predisporre da oggi la chiusura dei lungomare e di parte dei centri storici nei fine settimana». Invito raccolto per ora dal Comune di Salerno e da quello di Pozzuoli. L’ultimo appello è per Conte: «Sollecito il governo a decidere misure immediate per i congedi parentali o i bonus baby-sitter per le mamme impegnate nella cura dei bambini più piccoli. Attendiamo di vedere e valutare le misure di ristoro economico annunciate. La proroga dei termini ordinari per versamenti Iva e ritenute, non può che essere una misura di carattere generale».
I NUOVI CASI
Intanto la Campania continua a macinare nuovi contagi: ieri 3.888 (seconda dopo la Lombardia) e con un indice Rt di 1,3 tra dieci giorni ne conterà oltre 5 mila a riprova che quando i numeri sono alti le proporzioni cambiano. Anche il rapporto tra positivi e tamponi resta tra i più alti del paese. Ci consolano i decessi: ieri 17 ma restano a un tasso basso, la metà di quello nazionale ma con i numeri di questi giorni fra una decina di giorni saranno tra i 30 e i 40 morti al giorno. Aumentano i ricoveri (39 in più).