«Epidemia di Coronavirus controllata»: ecco perché la Campania è diventata area gialla

«Epidemia di Coronavirus controllata»: ecco perché la Campania è diventata area gialla
di Ettore Mautone
Giovedì 5 Novembre 2020, 23:24 - Ultimo agg. 6 Novembre, 15:16
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In Campania la febbre del Covid ha anticipato di almeno due settimane, a partire da settembre e poi per tutto ottobre, il profilo di crescita esponenziale assunto poi in tutte le regioni italiane. Mesi in cui si è assistito alla progressiva saturazione dei posti letto nelle unità Covid, all’ingorgo dei pronto soccorso, al successivo stop a tutte le attività ordinarie, a una medicina di famiglia sempre più in affanno e a un 118 ormai in ginocchio. Eppure la Campania, nei tre profili di rischio epidemico disegnati dal governo e dalla cabina di regia nazionale è finita in fascia gialla, quella più tiepida e con restrizioni a maglie larghe. Come mai dunque in due settimane è passata dal grave allarme che ha spinto il governatore Vincenzo De Luca a chiedere il lockdown alla fascia di rischio più bassa delle tre individuate dall’Istituto superiore di Sanità? 


LE FASCE DI RISCHIO 
Nel lavoro tecnico che ha accompagnato l’analisi di rischio tra i 21 indicatori che compongono la complessa griglia di valutazione il condensato è un concetto semplice: in zona rossa (o in subordine arancione) ci finiscono le regioni in cui i casi aumentano in maniera esponenziale (Rt sopra 1,5) a fronte di una tenuta traballante del sistema delle cure in ospedale e sul territorio (compreso il lavoro di tracciamento dei nuovi casi).

La Campania dunque è retrocessa dai primi due gradini di pericolosità, declassata (o promossa a seconda dei punti di vista) all’area gialla (che garantisce maggiori libertà sociali) perché in definitiva avrebbe governato bene l’ondata di piena dei contagi da cui è stata investita dopo l’estate. In pratica pur a forte di una marea di nuovi casi, di tanti malati in ospedale, di un tasso di occupazione dei posti di rianimazione che sfiorano il valore di allarme (30 per cento del totale) e di una rete Covid al limite del tracollo, l’epidemia risulta stabile a dispetto di una realtà in cui sono già arrivati in aiuto la Croce rossa con gli ospedali da campo e le Case di cura con i posti letto accreditati. Fosse anche merito dei provvedimenti restrittivi assunti prima di altri e più drastici (vedi scuola e lo stop alla mobilità tra province) saremmo in grado di controllare il contagio. «I parametri si rivelano inaffidabili e complicano oltre la soglia della comune comprensione le regole, il modo peggiore per prevenire l’epidemia» commenta Susanna Borriero, epidemiologa e medico del lavoro. 

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DE LUCA 
«Le decisioni del governo sulla divisione in zone epidemiologiche dell’Italia hanno creato problemi prevedibili - replica polemico De Luca - rimango convinto della necessità di misure nazionali unitarie, anche più rigorose, per un’azione più efficace di contrasto al Covid a fronte di una diffusione sostanzialmente omogenea del contagio». «Per quello che ci riguarda - continua in una nota - sarebbe fuori luogo ogni atteggiamento di autoconsolazione e di rilassamento. La situazione è pesante. E si rischia ora un paradosso: che chi è in zona rossa o arancione fra un mese riapre tutte le attività, avendo frenato il contagio e chi oggi chiude gli occhi, dovrà bloccare tutto nel periodo natalizio». Insomma il virus c’è e non scomparirà da solo. E il rischio di avere situazioni drammatiche è dietro l’angolo. «Comportamenti irresponsabili, ancora largamente presenti nei nostri territori, rischiano di pregiudicare tutto e di far saltare i due dati per noi decisivi». Il riferimento è alla presenza contenuta nelle terapie intensive e a un basso tasso di letalità. «Invito i sindaci - conclude De Luca - a predisporre da oggi la chiusura dei lungomare e di parte dei centri storici nei fine settimana». Invito raccolto per ora dal Comune di Salerno e da quello di Pozzuoli. L’ultimo appello è per Conte: «Sollecito il governo a decidere misure immediate per i congedi parentali o i bonus baby-sitter per le mamme impegnate nella cura dei bambini più piccoli. Attendiamo di vedere e valutare le misure di ristoro economico annunciate. La proroga dei termini ordinari per versamenti Iva e ritenute, non può che essere una misura di carattere generale». 

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I NUOVI CASI 
Intanto la Campania continua a macinare nuovi contagi: ieri 3.888 (seconda dopo la Lombardia) e con un indice Rt di 1,3 tra dieci giorni ne conterà oltre 5 mila a riprova che quando i numeri sono alti le proporzioni cambiano. Anche il rapporto tra positivi e tamponi resta tra i più alti del paese. Ci consolano i decessi: ieri 17 ma restano a un tasso basso, la metà di quello nazionale ma con i numeri di questi giorni fra una decina di giorni saranno tra i 30 e i 40 morti al giorno. Aumentano i ricoveri (39 in più).

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