Coronavirus, focolai in ospedale
a Castellammare: caccia al colpevole

Coronavirus, focolai in ospedale a Castellammare: caccia al colpevole
di Fiorangela d'Amora
Giovedì 30 Aprile 2020, 08:35
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«Ho rischiato di morire, ora voglio che la verità venga fuori. Basta con le bugie e le ricostruzioni di parte». Carlo Balzamo ha 46 anni ed è un infermiere di Medicina d'urgenza del San Leonardo. La sera del 2 aprile, dopo dieci giorni di isolamento in casa con febbre alta e problemi respiratori, è cominciato il suo ricovero al Covid Hospital di Boscotrecase, terminato il 25 aprile.

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LA POLEMICA
«Mi sono infettato in ospedale - racconta Balzamo - e sono stufo di sentire che il personale ha portato il virus tra i reparti. Il mio ultimo turno è stato il 23 marzo, quattro giorni prima ero stato a contatto con due pazienti con un quadro clinico chiaramente Covid, ricoverati in Medicina e poi morti a Castellammare». L'infermiere, che è sindacalista della Cisl, dopo aver ascoltato le parole del direttore generale Gennaro Sosto, chiede un confronto ai vertici della Asl Napoli 3 per ricostruire i fatti accaduti all'interno di Medicina d'urgenza e Pronto Soccorso dove sono stati tredici i sanitari positivi.

Balzamo è guarito, ma dorme in un B&B perché la moglie è stata contagiata ed è ancora in isolamento domiciliare. «Non è vero che il Covid è arrivato dall'esterno. Piuttosto trattavamo pazienti infetti senza le protezioni necessarie. È accaduto a me e ad altri colleghi. Anche l'ultimo anestesista che ha poi contagiato i cinque colleghi del blocco operatorio, fu chiamato in Medicina per una consulenza su un sospetto Covid», sostiene Balzamo, che durante i giorni della degenza ha scritto al direttore Sosto e alla neo direttrice del San Leonardo Rosalba Santarpia chiedendo che venisse chiuso e sanificato il reparto e denunciando casi anomali e procedure poco chiare. Infine, la lettera protocollata a inizio settimana assieme al coordinatore della Cisl Franco Napoli, nella quale si chiede «un'ispezione urgente al San Leonardo per verificare le procedure adottate per i pazienti affetti da Covid-19 e le procedure sulla sicurezza dei lavoratori». L'altro nodo al centro del confronto è la sostituzione del direttore Mauro Muto con la sua vice Rosalba Santarpia. «Classificare come leggerezza quello che è accaduto nel blocco operatorio - prosegue Balzamo - è veramente riduttivo. Sarebbe stato un atto di responsabilità dare le dimissioni. Per le imperizie invece, se ci sono state, faremo un esposto agli organi competenti».

I PACCHI ALIMENTARI
Alle polemiche attorno all'ospedale si aggiungono anche le speculazioni e l'uso dei pacchi alimentari. Dopo il caso sollevato da Italia Viva e M5s sul consigliere di Fdi Ernesto Sica - che aveva comunicato ai suoi contatti di potersi fare da intermediario con le parrocchie per ottenere un pacco alimentare - ora sono i parroci stessi a rispondere. «La carità è la nostra identità - scrivono i sacerdoti stabiesi - lo abbiamo fatto e continueremo a farlo senza che ciò ci venga chiesto da alcuno, esponente politico, rappresentante istituzionale o altri perché ciò che ci sta a cuore è l'uomo e la sua dignità». Una catena solidale che non si è arrestata nemmeno quando sono partiti i buoni spesa che hanno fermato i pacchi comunali. «Tanti fedeli ci raccontano di aver rifiutato i pacchi di qualche consigliere per dignità, perché scarni rispetto a vere e proprie provviste arrivate in altre case», dicono i sacerdoti. Dal centro città alle periferie sono centinaia i pacchi distribuiti dai parroci. L'altro volto della beneficenza, racconta un ex volontario, «era invece quella che arrivava sempre nelle stesse case e sempre tramite qualcuno».
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