Covid in Campania, la Caritas a De Luca: «Sussidi e ordinanze ignorano gli ultimi»

Covid in Campania, la Caritas a De Luca: «Sussidi e ordinanze ignorano gli ultimi»
di Giuliana Covella
Giovedì 29 Ottobre 2020, 08:30 - Ultimo agg. 13:06
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«Le misure nazionali e regionali non guardano» agli ultimi. «Guardano, legittimamente, altrove. Ma ciò significa che questa sacca di povertà vera e incontestabile, non solo dichiarata dinanzi a un modulo telematico, è tutta integralmente a nostro carico». Usa parole dure Carlo Mele, delegato regionale Caritas Campania, per spiegare il senso della lettera-appello inviata al presidente della Regione Vincenzo De Luca. «Ci siamo visti sabato scorso insieme ai direttori delle altre Caritas campane - spiega per confrontarci di fronte alla prospettiva di un nuovo lockdown. Sarebbe la fine per quelli che frequentano ogni giorno, nel rispetto delle misure anti Covid, mense, dormitori, carceri e centri di salute mentale. Attività che non hanno mai chiuso in questi mesi - tiene a precisare Mele - ora con queste ordinanze regionali non si tiene conto degli invisibili, ossia quelli che vivono in strada, che non possono o non sanno usare un computer, un ipad, un telefono cellulare. Anziani soli, mamme con figli che non hanno più nemmeno lavori saltuari, papà separati. Che fine faranno queste persone se si chiuderà tutto?».

«Siamo spaventati dagli scenari a cui potremmo andare incontro con un nuovo blocco totale».

Suona più o meno così l'incipit della lettera-appello che il delegato campano della Caritas, Carlo Mele, ha inviato al governatore della Campania Vincenzo De Luca a nome dei direttori di tutte le Caritas regionali. 

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«Durante la prima ondata, quella del cosiddetto andrà tutto bene - scrive Mele - le nostre Caritas hanno assistito una marea di invisibili che decine di Dpcm, ordinanze e decreti non hanno nemmeno sfiorato: chi una casa non ce l'ha (e quindi non poteva restare a casa); chi non ha gli strumenti per decriptare norme, misure e indirizzi sanitari, sociali, economici; chi non sa compilare un modulo; chi non ha una connessione per seguire i social o garantire l'istruzione ai minori; chi associa disagio economico, psichico e solitudine». Una lista che potrebbe allungarsi con «una visita ai nostri dormitori e alle mense che risparmierebbe tante parole». Eppure in questi mesi i volontari Caritas non hanno mai interrotto le attività: «Abbiamo continuato a prestare la nostra opera al servizio dei più bisognosi e in questa nuova fase abbiamo chiesto ad alcuni dei nostri operatori pensionati e con patologie di restare a casa per ridurre ogni rischio. Ma gli utenti cominciano a perdere la speranza e a incattivirsi, stato d'animo quest'ultimo dettato dalla paura», sottolinea Mele. «Anche con la seconda ondata del Covid - si legge ancora nella lettera - i servizi pubblici risultano totalmente in difficoltà e la pressione sui nostri servizi è altissima». Il timore più grande del delegato regionale Caritas è che le categorie di persone che si rivolgono a loro «cominciano a essere tante, anzi si stanno già moltiplicando. Il disagio psicologico è in forte crescita e da soli non possiamo farcela». Centinaia di migliaia i pasti da asporto serviti ogni giorno in tutte le mense Caritas, «ma con l'annuncio del governatore si è creato un clima di terrore». «Noi non ci fermiamo - aggiunge Mele - ma questo non sottrarci non deve essere scambiato per una silente rassegnazione a servire senza parlare, denunciare, né svolgere la nostra funzione. La situazione è preoccupante. Le Caritas sono sole. Con volontari impagabili, ma impauriti. Strutture sotto stress e già ai limiti delle capienze. Sole e senza risorse sufficienti». Infine l'appello a De Luca: «Istituisca a fianco del Comitato tecnico-scientifico un Comitato sociale che la aiuti a capire tutti gli effetti del Covid, così da strutturare interventi di sostegno che includano tutti, anche gli invisibili perché nessuno resti solo e disperato».

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