Covid in Campania, è allarme arancione: ​il virus delle vacanze non cala

Covid in Campania, è allarme arancione: il virus delle vacanze non cala
di Gianni Molinari
Giovedì 17 Settembre 2020, 23:30 - Ultimo agg. 18 Settembre, 13:38
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Da 458 a seimila: la caccia al virus in Campania - per capire la fiammata estiva - è nel numero dei tamponi quotidiani. 458 era la media giornaliera di marzo (quando i positivi furono 2.240 e i morti 133), quando i tamponi - agli albori di un’epidemia praticamente sconosciuta e con più punti interrogativi che certezze - erano riservati (anche per la scarsità di reagenti) a coloro che mostravano sintomi e all’immediato «intorno» (per usare un termine matematico proprio delle funzioni, che però spiegava bene le mosse dei sanitari). 

Seimila è la media dei primi 19 giorni di settembre, con il massimo raggiunto ieri di quasi 8.500 tamponi (con 195 positivi e tre decessi). «La situazione non è grave - avverte Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Spallanzani di Roma - ma nemmeno va presa sottogamba: siamo a un livello di allarme arancione».

 


Trovare i positivi è decisivo per evitare che la convivenza con il virus alla quale saremo obbligati nei prossimi mesi significhi la riproposizione nel Mezzogiorno e in Campania del modello marzo-aprile del nord Italia: cioè - come ha dimostrato la bassissima percentuale di positivi ai test sierologici dell’Istat - nel Mezzogiorno il virus è arrivato molto poco e bisogna evitare che il Covid recuperi il tempo perduto. Ma anche che le regioni meridionali e, in particolare, la Campania - con la non puntuale osservanza delle misure di prevenzione (mascherina, distanziamento e igiene delle mani) - perdano il vantaggio acquisito con la grande osservanza del lockdown. Per questo il numero dei nuovi positivi si tiene ancora alto in Campania: da un lato, ovviamente, il Covid-19 è presente anche più di marzo e aprile, dall’altro i dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno maturato esperienza e tecniche da rintracciarlo con maggiore profondità. 
 
 

«Quello che sta avvenendo in questi giorni - continua Vaia - era ampiamente prevedibile con le riaperture, la libertà di movimento. Quello che è importante è la ricerca dei positivi asintomatici che, è bene ricordarlo, sono sempre pazienti, e possono inconsapevolmente trasmettere il virus ai genitori o ai nonni con un sviluppo della malattia che può, in certi casi, portare alla morte». «Questo virus - spiega - è pericoloso proprio perché è debole con i forti e forte con i deboli, cioè le persone che hanno già patologie. Bisogna per questo individuare i positivi asintomatici e chiudere quanto prima il circuito».

La Campania in questo momento non presenta una sua specificità rispetto alle altre regioni (nemmeno i comportamenti più rilassati sono diversi da quelli delle altre regioni del Sud): essere stata metà turistica e la mobilità dei suoi abitanti l’hanno esposta, come prima non era successo. Anche meno del Lazio che ha subito maggiormente il turismo internazionale e la presenza di molte comunità religiose dove spesso non è stato facile rispettare l’isolamento.

«Però - incalza Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimpe e riferimento per lo studio della pandemia - la situazione è delicata: la Campania, pure con numeri non grandi, è la terza in questo momento per i ricoveri nelle terapie intensive (ieri 21)».

Questa corsa contro il tempo si fa appunto con i tamponi e, diversamente da marzo, con il «contact tracing», cioè la ricerca di tutte le persone che sono venute in contatto con un positivo (asintomatico o meno): l’obiettivo è circoscrivere prima possibile l’eventuale trasmissione del virus.

Per questo dopo l’allarme sui «casi di ritorno» da Sardegna, Grecia, Malta e Croazia esteso poi in Campania a tutti gli stati esteri, il numero dei tamponi quotidiani è passato da una media di 1.700 tamponi al giorno (della prima metà di agosto) a quasi cinquemila dei successivi trenta fino a raggiungere, appunto, il massimo di ieri di 8.473. Tanto che, in questo modo, il rapporto tra positivi e tamponi eseguiti ieri con 195 nuovi contagi era inferiore a quello del giorno precedente che aveva 186 positivi ma seimila tamponi. 
 
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Una strada che sarà sempre più obbligata e che nelle prossime settimane porterà ad allargare ulteriormente il numero dei tamponi, ma anche dell’insieme dei test per verificare la presenza del virus. In particolare, si attende per fine mese il test sulla saliva che dovrebbe verificare la presenza degli anticorpi in mezz’ora e che si ipotizza potrà essere usato per l’accesso alle scuole.

«È determinante per convivere con il Covid-19 - spiega ancora Vaia - che si realizzino delle “bolle negative”, per esempio sugli aerei e a scuola dove si entra solo con la negatività al virus che però possa essere accertata facilmente e in tempo brevissimo».

Perché, piaccia o meno, con il Covid-19 si dovrà convivere: senza leggerezze ma senza nemmeno fare drammi, rispettando le tre fondamentali regole (mascherina, distanziamento e igiene) 
 

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