Covid in Campania, ospedali strapieni: scatta il pressing sui Policlinici

Covid in Campania, ospedali strapieni: scatta il pressing sui Policlinici
di Ettore Mautone
Mercoledì 14 Ottobre 2020, 07:30
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I posti letto Covid a Napoli sono esauriti: al Cotugno c'è il pienone, all'ospedale del mare, e al Loreto, ci sono disponibilità residue mentre i due policlinici attualmente svolgono un ruolo marginale con una manciata di unità di degenza e di rianimazione. Una minuziosa ricognizione della situazione sul fronte caldo del Covid-19 è stata tracciata ieri in un lungo vertice dell'Unità di crisi a Palazzo Santa Lucia. Presente il presidente Vincenzo De Luca, i manager di Asl e ospedali, i funzionari della direzione Salute e i vertici della Protezione civile regionale. Stime e proiezioni, su scala regionale, dicono che c'è ancora una discreta capienza di posti in terapia intensiva (64 unità occupate a fronte di 110 disponibili con una frenata, negli ultimi giorni, al profilo esponenziale dell'ultimo mese) mentre per le degenze di malattie infettive (ordinarie) e di Pneumologia (terapia sub intensiva) la Fase C programmata ha ormai pochi posti disponibili concentrati soprattutto nelle altre province a fronte delle quotidiane richieste che emergono dalla massa dei nuovi contagi. Il livello dei malati ricoverati con sintomi continua a crescere e ha raggiunto quota 685 a fronte di un massimo di 820 posti disponibili. Bisogna dunque andare oltre. 

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I fari sono puntati su tutte le aziende sanitarie campane ma i riflettori a Napoli, la provincia che soffre di più, sono accesi soprattutto sull'Azienda dei colli (Cotugno, Monaldi e Cto) e sui due policlinici universitari. Il manager Maurizio Di Mauro ha incassato il via libera di De Luca alla richiesta di convertire il Cto in Covid center (verificando però come e dove riallocare le funzioni di emergenza svolte dal presidio nell'ambito della rete tempo dipendente per il trauma e per la cura degli ictus che non è escluso possano passare al Monaldi alimentato per trasferimenti tramite il 118).

L'indicazione, ribadita dal Governatore, è stata di fare tutto quanto è nelle prerogative aziendali per garantire un'offerta di posti letto costantemente commisurata all'andamento quotidiano dei contagi ragionando anche in prospettiva, di settimana in settimana, sulla scorta delle previsioni stilate dagli algoritmi messi a punto dai tecnici dell'Unità di crisi. L'obiettivo è innalzare gli argini per evitare esondazioni di malati puntando a raggiungere un equilibrio con la dimissione dei guariti. 

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Qui la partita è ancora tutta da giocare. Gli ingranaggi sono più delicati e investono la complessa macchina che fa muovere non solo l'assistenza ma anche didattica e ricerca. La gestione delle cittadelle universitarie è mista, un ruolo centrale ce l'hanno le scuole universitarie di Medicina: è d'obbligo coinvolgere a stretto giro i rispettivi Rettori. Il dato strutturale di fondo è che i policlinici godono di ampi spazi. Interi padiglioni nella zona collinare sono sottutilizzati. L'idea a cui si lavora è allestire unità di cura a intensità crescenti e differenziate partendo dalla malattie infettive per poi indirizzarsi verso le unità pneumologiche sub intensive, per finire con la Rianimazione. Il modello è tutto da costruire. Non è escluso che alla fine si metta a punto una gestione comune, soprattutto per quanto riguarda il personale. Quel che è certo è che l'assetto e l'offerta di posti letto attuale è troppo esigua rispetto a potenzialità e necessità. 

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Il policlinico Federico II su 850 posti letto ne dedica solo 39 ai malati Covid, mentre l'altro, quello dell'Ateneo Vanvitelli, di posti ne conta circa 450 di cui 27 per i malati Covid. Il secondo fronte da rinforzare è quello dei tamponi: se ne fanno pochi rispetto al fabbisogno e al numero dei potenziali contagi da intercettare, tracciare e confinare. La liberalizzazione scattata per i privati non basta. La Regione tramite le aziende ha acquistato altre cinque moderne macchine per processare i prelievi nasofaringei, ognuna con una potenzialità di circa mille esami al giorno. Lavorando a ciclo continuo potrebbero arrivare a 1500. Si confida di raddoppiare con ulteriori cinque apparecchiature ad alta automazione in grado di fornire esiti accurati in tempi più brevi e funzionalità differenziate. L'ultimo quadro su cui sono stati accesi i fari è quello della campagna vaccinale contro l'influenza. I medici e i centri vaccinali delle Asl hanno già somministrato la metà delle dosi ricevute e pare ci siano fiale a sufficienza per garantire la profilassi di tutto il personale sanitario in prima linea. È solo una questione di tempo.

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