Inutile girarci intorno, i numeri parlano chiaro: la piega che ha preso l'epidemia da Coronavirus, in Campania ma anche in Italia, non è governabile ancora per molto. Si possono reclutare posti letto e camici bianchi da mettere in prima linea, come sta facendo in queste ore l'Unità di crisi della Campania per arginare l'ondata di piena del Covid, ma intanto i contagi continuano a piovere e nell'arco di un certo tempo (non lungo) il sistema di difesa degli argini salterà. Non è una questione di bravura, non c'entra l'efficienza: è una questione di numeri e di contagi, quelli di cui si nutre il virus. Nella riunione dell'Unità di crisi, andata avanti ieri dal pomeriggio fino a sera inoltrata, il calcolo delle fosche previsioni si coniuga con le urgenze di dover attrezzare una risposta sanitaria adeguata e con la consapevolezza che, da parte del Governo di Roma, non c'è intenzione di procedere a un lockdown generalizzato del Paese. L'opzione di chiudere Napoli e Milano, come dice da settimane Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute? Non serve, o meglio sarebbe sostanzialmente inattuabile in grandi aree metropolitane. Il clima generale, politico, sociale ed economico, non consente in subordine, chiusure di singole regioni. L'unica strada dunque è combattere sul fronte sanitario impiegando tutte le risorse disponibili.
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Le prime linee sono gli ospedali e le retrovie la medicina di famiglia, distretti e dipartimenti delle Asl, comprese le articolazioni della sanità privata accreditata.
I nuovi positivi si concentrano soprattutto nelle zone densamente popolate come l'area metropolitana di Napoli e di Caserta. Il profilo esponenziale delle infezioni lo si può cogliere da pochi dati molto chiari: il 1 ottobre a Napoli sono stati registrati 162 casi positivi, erano 103 a fine settembre, 52 il 23 di quel mese quanto i positivi ogni giorno erano appena 195 e i posti occupati già 37 su 40 al Loreto e 24 su 25 all'Ospedale del mare segno di un impegno sulla rete ospedaliera che iniziava a macinare numeri significativi anche se di decessi non si parlava proprio. Il 10 ottobre eravamo già a quota 227, il 16 di questo mese a 366 per arrivare ieri a 532 a fronte della completa saturazione dei 240 posti del Cotugno. Sono entrate in gioco le terapie intensive dell'ospedale del mare il Cardarelli nonostante la situazione da incubo e il doppio canale di arrivo dei pazienti, è una delle trincee più efficienti e al Policlinico da venerdì partono i turni di subintensiva in malattie infettive con l'anestesista presente giorno e notte a guardia di sei posti letto e da fine novembre si raddoppia. Ma in sottofondo si sente il rumore del motore sempre acceso dei contagi: la Campania registra una percentuale di positivi al tampone sempre in crescita e ieri ben 20 morti. Numeri destinati a raddoppiare fra qualche settimana insieme al boom di terapie intensive già iniziato: ieri 140 posti occupati, il valore più alto da febbraio a oggi così come i ricoveri che aumentano di 30 o 40 ogni 24 ore.