Covid in Campania, giù i contagi ma aumentano i morti: pesa la variante inglese

Covid in Campania, giù i contagi ma aumentano i morti: pesa la variante inglese
di Ettore Mautone
Martedì 30 Marzo 2021, 08:00 - Ultimo agg. 31 Marzo, 09:25
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Calano i contagi in Campania, ma non tanto da svuotare gli ospedali e soprattutto aumentano i decessi tanto che, nelle ultime due settimane i numeri di chi non ce l'ha fatta a superare l'infezione si sono quasi allineati a quelli registrati, in media, nelle altre regioni italiane, assottigliando dunque, per la prima volta dall'inizio della pandemia, il vantaggio netto finora goduto rispetto a questo fondamentale parametro di esito di Covid-19. «La Campania resta comunque la regione con il più basso tasso di ospedalizzazioni per infezioni da Sars-Cov-2 in Italia - avverte Nicola Fusco, ordinario di Matematica dell'Università Federico II - e il vantaggio sulla letalità era talmente netto che incide poco sulla percentuale complessiva calcolata nell'arco di un anno (1,58% contro una media nazionale del 3,6%, ossia meno della metà). Ma nelle ultime due settimane qualcosa è cambiato e si assiste a un allineamento con la media del resto d'Italia e si registrano 1,77 decessi per cento contagiati contro una media nazionale di 1,91». Potrebbe essere questo un effetto della massiccia circolazione della variante inglese del virus in Campania (circa il 90%) che sembrerebbe essere non solo più contagiosa, ma anche un po' più aggressiva.

C'è poi da analizzare un'altra anomalia: in Campania l'incremento della letalità non discende da una impennata dei contagi, né ci sono più pazienti che varcano la soglia di un ospedale a causa della malattia, né infine, si assiste a una crescita del tasso di occupazione delle terapie intensive che di solito viaggiano di pari passo con l'esito infausto dell'infezione. Il dato saliente è quindi che attualmente l'epidemia in Campania galleggia sotto l'orlo quanto a malati ricoverati in ospedale, con un indice di diffusione del virus (Rt puntuale) che negli ultimi giorni si colloca appena sotto il valore 1 e una curva che scende molto lentamente. Pur conservando un netto minor tasso di ospedalizzazione rispetto al resto del paese la regione sconta un aumento degli esiti fatali della malattia che, nelle ultime due settimane, è diventato piuttosto chiaro. Il resto d'Italia, a fronte di un numero di ospedalizzati di 5 o 6 volte superiore in rapporto al numero dei positivi, (tasso nazionale 5,81, quello campano 1,85) ha una letalità quasi identica a quella campana (1,77% in Campania contro un dato medio nazionale di 1,91 nelle ultime due settimane).

Lo stesso rapporto si riscontra sul fronte delle terapie intensive: «Siamo di gran lunga la regione con la percentuale più bassa di occupazione delle terapie intensive d'Italia.

rispetto alla massa degli attualmente positivi - continua Fusco - nelle altre regioni la percentuale media di occupazione dei reparti critici è lo 0,66% (era 0,50 nella prima ondata) mentre in Campania è lo 0,18 (era lo 0,15 nella seconda ondata). La percentuale del totale dei ricoveri (degenze ordinarie e terapie intensive) è a livello nazionale del 5,81% (era 4,80 nella seconda ondata) mentre in Campania è oggi l'1,85% (circa il 20% in più rispetto alla seconda ondata)». L'effetto varianti dunque è un aumento generalizzato delle ospedalizzazioni che conserva il tradizionale vantaggio per la Campania, ma è la letalità che è cambiata. «In fondo il dato anomalo - chiarisce Fusco - era la precedente bassa letalità. Un po' troppi morti in Campania rispetto alla sua tradizione ma non peggio del dato nazionale». Un dato allineato che però non segue la scia delle ospedalizzazioni che restano in Campania molto basse rispetto alla massa dei positivi (siamo secondi solo alla Lombardia). 

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Quali sono dunque le ragioni di questo cambio di marcia? Potrebbero essere ricondotte al particolare stress patito dal personale ospedaliero, da un anno sotto pressione, ovvero alle caratteristiche del virus che quando porta un paziente in ospedale lo conduce più facilmente a morte. Ma nel resto d'Italia questo non si osserva. Ieri in Italia 417 decessi, in Campania 52, il tasso è appunto leggermente sotto la media nazionale in rapporto ai positivi mentre per tutta la pandemia era la metà della media nazionale. Anche Rt puntuale è stabile per tutti: ieri 0,98 in Italia (in media) e 0,96 in Campania. Non si vedono in maniera netta i miglioramenti delle chiusure e c'è una tendenza alla stagnazione. Perché accade? Un po' perché le misure sono meno drastiche e un po' per assuefazione ai lockdown. Un anno fa un tasso di crescita mostruoso fu azzerato in tre mesi e anche nella seconda ondata. L'andamento complessivo di questa terza ondata è meno drammatico di quello che si prospettava, ma la discesa è molto lenta e tutti attendono l'effetto delle vaccinazioni di massa. 

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