Salvo sorprese ieri, sia in Campania sia nel resto d’Italia, potrebbe essere stato raggiunto il picco epidemico della seconda ondata che si riscontra quando il numero dei nuovi casi comincia a essere inferiore a quello dei guariti. La febbre del Coronavirus sembra insomma finalmente calare. Un andamento intrapreso nella settimana successiva al lockdown (scattato per Toscana e Campania con il passaggio in zona rossa l’8 novembre) e proseguito nella settimana appena trascorsa, dal 16 al 22 di questo mese. Un periodo di 14 giorni sufficientemente lungo per trarre conclusioni. Il ministero della Salute venerdì si riunisce con la cabina di regia per decidere il riassetto delle zone di rischio epidemico delle regioni dopo che lunedì scorso il ministro Roberto Speranza ha firmato la nuova ordinanza con cui ha rinnovato le misure restrittive per la provincia autonoma di Bolzano e Basilicata, Liguria e Umbria.
La Campania potrebbe comunque restare in zona rossa soprattutto per consolidare i risultati fin qui raggiunti, ossia il calo dei contagi ma anche la stabilità delle terapie intensive che da alcuni giorni ruotano attorno alle 200 unità, vicinissime alla soglia massima del 30 per cento fissata dagli indicatori ministeriali.
In previsione del picco, occorrerà prevedere un potenziamento dei servizi territoriali. I dati ci dicono che questo segmento dell’assistenza è in affanno. Un sovraccarico che sta caratterizzando i sistemi di cura domiciliare e di contact tracing di gran parte delle Regioni d’Italia e che potrebbe ulteriormente peggiorare con la fase acuta influenzale. La Corte dei Conti ha già puntato i riflettori rilevando un diffuso ritardo nella predisposizione dei piani per la revisione dell’assistenza territoriale, nel recupero delle liste d’attesa e nella realizzazione delle Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), queste ultime essenziali per alleviare la pressione sul sistema ospedaliero. Un ulteriore dato significativo, viceversa costantemente in calo, sia in Campania sia nel resto d’Italia, è la percentuale di positivi ai tamponi sceso negli ultimi giorni al 12-13 per cento in media, la percentuale più bassa da un mese. Naturalmente, il miglioramento di tutti gli indicatori non ci deve far dimenticare che i numeri assoluti sono sempre molto alti, gli ospedali sono ancora sotto forte pressione e abbiamo tanti morti, L’assetto di guerra contro il virus è dunque destinato a perdurare ancora per molti giorni e settimane.