Covid in Campania, raggiunto il picco ma la zona arancione è ancora lontana

Covid in Campania, raggiunto il picco ma la zona arancione è ancora lontana
di Ettore Mautone
Giovedì 26 Novembre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 12:55
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Salvo sorprese ieri, sia in Campania sia nel resto d’Italia, potrebbe essere stato raggiunto il picco epidemico della seconda ondata che si riscontra quando il numero dei nuovi casi comincia a essere inferiore a quello dei guariti. La febbre del Coronavirus sembra insomma finalmente calare. Un andamento intrapreso nella settimana successiva al lockdown (scattato per Toscana e Campania con il passaggio in zona rossa l’8 novembre) e proseguito nella settimana appena trascorsa, dal 16 al 22 di questo mese. Un periodo di 14 giorni sufficientemente lungo per trarre conclusioni. Il ministero della Salute venerdì si riunisce con la cabina di regia per decidere il riassetto delle zone di rischio epidemico delle regioni dopo che lunedì scorso il ministro Roberto Speranza ha firmato la nuova ordinanza con cui ha rinnovato le misure restrittive per la provincia autonoma di Bolzano e Basilicata, Liguria e Umbria. 

 

La Campania potrebbe comunque restare in zona rossa soprattutto per consolidare i risultati fin qui raggiunti, ossia il calo dei contagi ma anche la stabilità delle terapie intensive che da alcuni giorni ruotano attorno alle 200 unità, vicinissime alla soglia massima del 30 per cento fissata dagli indicatori ministeriali.

L’impegno delle aree mediche è del resto ancora alto (al 72 per cento dei posti Covid ben oltre la soglia d’allerta del 40) ma l’andamento verso l’alto è stato spezzato per la prima volta dalla quota dei guariti. Facendo i conti su tutta Italia ieri aumentano di 32 le terapie intensive ma calano di 264 i ricoveri a fronte di moltissimi guariti con quasi 6.700 attualmente positivi in meno del giorno prima e un indice Rt (calcolato su tutti i positivi ma non sui sintomatici come corretto dall’Iss) che scende molto sotto uil valore 1 (a 0,81). Un rallentamento che si registra per il secondo giorno consecutivo e che prosegue anche in Campania con ben 703 attualmente positivi in meno rispetto a martedì a cui vanno aggiunte 9 terapie intensive in meno e appena 8 ricoveri ordinari in più per un indice Rt che, pertanto, in Campania arriva a 0,76 (sempre calcolato su tutti i positivi). Ieri in Campania i decessi sono stati ancora tanti, 47, per una media settimanale di 39 al giorno aumentata nell’ultima settimana ma conservando il primato del valore più basso del Paese rispetto alla massa dei contagiati contati a partire dal 1 ottobre a fronte di un’Italia che ha raggiunto la più alta percentuale di decessi per abitante in Europa dopo il Belgio. 

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In previsione del picco, occorrerà prevedere un potenziamento dei servizi territoriali. I dati ci dicono che questo segmento dell’assistenza è in affanno. Un sovraccarico che sta caratterizzando i sistemi di cura domiciliare e di contact tracing di gran parte delle Regioni d’Italia e che potrebbe ulteriormente peggiorare con la fase acuta influenzale. La Corte dei Conti ha già puntato i riflettori rilevando un diffuso ritardo nella predisposizione dei piani per la revisione dell’assistenza territoriale, nel recupero delle liste d’attesa e nella realizzazione delle Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), queste ultime essenziali per alleviare la pressione sul sistema ospedaliero. Un ulteriore dato significativo, viceversa costantemente in calo, sia in Campania sia nel resto d’Italia, è la percentuale di positivi ai tamponi sceso negli ultimi giorni al 12-13 per cento in media, la percentuale più bassa da un mese. Naturalmente, il miglioramento di tutti gli indicatori non ci deve far dimenticare che i numeri assoluti sono sempre molto alti, gli ospedali sono ancora sotto forte pressione e abbiamo tanti morti, L’assetto di guerra contro il virus è dunque destinato a perdurare ancora per molti giorni e settimane.

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