Coronavirus in Campania, stop ai ricoveri programmati: ospedali dedicati solo al Covid

Coronavirus in Campania, stop ai ricoveri programmati: ospedali dedicati solo al Covid
di Maria Pirro
Venerdì 13 Marzo 2020, 08:00 - Ultimo agg. 16 Marzo, 09:16
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L'emergenza Coronavirus colpisce tutti gli ammalati: si prospettano tempi lunghi, almeno tre settimane di attesa in più, per gli accertamenti e gli interventi non urgenti in Campania. Così lo stop dei ricoveri, imposto ieri dalla Regione fino al 6 aprile, mette in ginocchio l'assistenza. Provoca disagi che si ripercuotono sulle attività, mediche e chirurgiche, negli ospedali e nelle cliniche convenzionate. Per liberare preziosi posti letto nelle rianimazioni e nei reparti, infatti, il direttore generale per la tutela della salute della Regione Campania, Antonio Postiglione, ha inviato una nota ai manager in cui ha disposto lo stop che riguarda anche le attività «in libera professione intramoenia». Via libera solo ai ricoveri «con carattere di urgenza non differibili» e ai ricoveri «per pazienti onco-ematologici medici e chirurgici», questa l'importante precisazione. Ciò significa che, come già avvenuto con il temporaneo blocco degli ambulatori, le prestazioni continuano ad essere garantite ad esempio all'istituto tumori Pascale e al Pausilipon (ma il polo di eccellenza dedicato ai bambini ha comunque rallentato i day surgery). La misura può essere utile anche per impegnare altro personale nella gestione dei pazienti con Covid-19, e il nuovo virus è particolarmente contagioso diversi casi hanno già portato alla sanificazione delle stanze di degenza, come l'unità di terapia intensiva cardiologica del Cardarelli. «Si tratta di una sospensione opportuna e necessaria, secondo prudenza nell'attuale e delicata contingenza», dice Carlo Spirito, componente del dipartimento nazionale Sanità di Conferconsumatori. «Ma il rinvio mette anche a fuoco le fragilità del sistema regionale ben lontano, già nell'ordinario, nell'assicurare i tempi di legge nei ricoveri ospedalieri», aggiunge l'avvocato, che spiega: «Per rendersene conto, basta consultare i dati di performance dell'Asl Napoli 1 Centro».
 

 

Qualche esempio? «La chirurgia generale del San Giovanni Bosco può garantire i 30 giorni fissati come tempo massimo di attesa solo al 28,6 per cento dei pazienti. L'ostetricia e ginecologia del San Paolo lo fa nel 25 per cento dei casi». Di più: «La chirurgia generale dei Pellegrini anche per gli interventi di media priorità, a 60 giorni, riesce a rispettare le indicazioni nazionali solo la metà delle volte». L'ultimo monitoraggio del Tribunale per i diritti segnala criticità in tutta la penisola anche per l'oculistica: «Vi è un 11,3 per cento di cittadini che ha affrontato disagi per ottenere l'intervento, con attese effettive, ad esempio per un intervento di cataratta che arrivano a 15 mesi». Lorenzo Medici, della Cisl Fp, sostiene: «Va bene contenere l'attività ordinaria per rafforzare la prima linea anti-corionavirus nelle strutture pubbliche, ma alla sanità privata e accreditata non si può negare di sopperire all'evidente deficit nelle prestazioni». Il piano della Regione censisce, tuttavia, anche i posti in queste strutture.
 

Per tutti, la priorità resta affrontare l'emergenza coronavirus. Entro fine settimana, la Campania prevede 80 nuovi posti letto, di cui 30 in terapia intensiva. «Siamo partiti con gli acquisti» affidati alla Soresa, spiega il dirigente di Palazzo Santa Lucia Roberta Santaniello che segue i contatti con le aziende.
Spesa prevista: 20 milioni subito, poi altri 10. L'obiettivo è raggiungere 590 posti di rianimazione. Ogni postazione made in Italy costa oltre 100mila euro. «Ci stiamo muovendo anche per le mascherine e altri prodotti utili ma su questo abbiamo interlocuzioni anche con aziende di altri Paesi come la Cina, che da ieri ha riaperto i canali di commercio, e anche con la Turchia e altri Paesi extraeuropei», afferma il funzionario. Cotugno con il Monaldi già impegnato a potenziare le attività, due posti Covid-19 attivati anche alla Federico II, Loreto Mare operativo con 9 degenze tra tre giorni e 25 letti di subintensiva nel giro di una settimana, per aggiungerne 30 in quella successiva. 

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