Coronavirus, in carcere c'è rischio di contagio: Cutolo chiede i domiciliari

Coronavirus, in carcere c'è rischio di contagio: Cutolo chiede i domiciliari
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 22 Aprile 2020, 23:32 - Ultimo agg. 23 Aprile, 16:15
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Chiede di essere scarcerato, di fare ritorno a casa. Chiede di ottenere il beneficio degli arresti domiciliari, di lasciare il regime di carcere duro, di chiudersi alle spalle la cella dove ha trascorso un pezzo di vita. Dopo 42 anni di detenzione ininterrotta, Raffaele Cutolo si rivolge allo Stato, alla luce della pandemia, ma anche sulla scorta delle proprie condizioni di salute, che lo rendono detenuto a rischio contagio da Covid 19. 
È stato il suo penalista storico, l’avvocato campano Gaetano Aufiero, a formalizzare la richiesta di scarcerazione al carcere di Parma e al Tribunale di Sorveglianza di Reggio Emilia, proprio alla luce delle particolari indicazioni dettate in una nota del Dap. Come è noto, lo scorso 21 marzo i vertici del Dap hanno diramato una comunicazione alle case circondariali, chiedendo di valutare le condizioni di salute di detenuti ultrasettantenni e di segnalare i casi più delicati ai magistrati di Sorveglianza. 

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Ed è sulla scorta di questa nota, che l’avvocato Aufiero chiede il trasferimento ai domiciliari di Cutolo, anche in relazione a quanto avvenuto appena due mesi fa. Ricordate il caso? Era il 19 febbraio scorso, quando Cutolo venne trasferito in ospedale, di fronte a un improvviso aggravarsi delle proprie condizioni di salute. Era la prima volta - a distanza di quaranta e passa anni - che lasciava la cella di un carcere, per un ricovero ritenuto decisivo. Tre settimane dopo - e siamo al 9 marzo scorso - Cutolo ha fatto poi ritorno in cella, di fronte all’esplosione dell’emergenza coronavirus, che ha tenuto impegnate le strutture sanitarie nazionali, in particolare dell’area padana. Ora, la nuova mossa da parte della difesa di Cutolo, sempre e comunque in linea con i rischi di contagio segnalati in questi giorni dal Dap. Non è l’unico caso, quello del fondatore della Nuova camorra organizzata, anche secondo quanto si legge in queste ore su siti e social media. 
 


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Sono in tanti a segnalare i rischi della scarcerazione di boss mafiosi, di killer patentati, di ergastolani irriducibili, che non hanno mai fornito un contributo all’accertamento di gravi episodi delittuosi. Una sorta di emergenza, su cui è intervenuto in questi giorni il magistrato napoletano Catello Maresca, di recente bersagliato da parole di odio, da intimidazioni per i suoi interventi contro una giustizia a maglie larghe. Ed è proprio il sostituto pg Maresca (che ha incassato ieri la solidarietà del consigliere togato indipendente Nino Di Matteo) a chiedere che venga rivista la circolare del Dap, di fronte al pericolo che qualcuno possa approfittare della grave contingenza sanitaria che attraversa il paese. Ma proviamo a fare chiarezza su quanto registrato nelle ultime settimane. Dopo il boss mafioso Francesco Bonura e della ‘ndrangheta Vincenzino Iannazzo, dopo il killer scissionista Giosuè Belgiorno, almeno altri settanta capiclan potrebbero tornare a casa, riportando l’orologio della lotta alla mafia a trent’anni fa. Un equilibrio difficile da stabilire, tra dovere di tutelare la salute dei cittadini detenuti e il timore di restituire una parziale libertà di movimento e di relazioni a chi sta scontando pene per fatti di mafia e per omicidi.
 
 

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E torniamo a Raffaele Cutolo. Inchiodato in cella da diversi ergastoli (anche per gli omicidi Salvia e Torre), il fondatore della Nco aveva in questi mesi chiesto di poter usufruire di un permesso extramurario, sulla scorta di quanto stabilito in materia di ergastolo ostativo dalla commissione europea di giustizia, ma anche dalla Consulta. Una istanza solo simbolica (per la quale non c’è stata alcuna risposta), che ora viene superata dalla nuova mossa dell’avvocato storico del potente boss di Ottaviano. Nessun commento da parte dei familiari di Cutolo, che ora attendono di riabbracciare ad Ottaviano l’uomo che quarant’anni fa trascinò Napoli e la Campania nell’inferno di una lunghissima guerra di camorra.

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