Qual è la reale situazione dell’epidemia di Sars-Cov 2 in Campania e in particolare a Napoli e provincia dove si concentrano i principali focolai della regione? Quali sono i valori limite dei parametri di Covid-19 (numero di tamponi, tempi di processamento, efficienza nel tracciamento dei contatti, tasso di occupazione dei posti letto, impegno delle terapie intensive, indice di diffusione dei casi, disponibilità dei personale, incidenza rispetto alla popolazione) al cui superamento può scattare un lockdown generalizzato? L’Istituto Superiore di Sanità è al lavoro per predisporre un dossier specifico sulla Campania e il suo capoluogo. A breve, sarà messo a disposizione del Comitato tecnico scientifico della Protezione civile e, attraverso la cabina di regia Governo-Regioni, comunicato alle amministrazioni regionale e comunale. Ad annunciarlo nei giorni scorsi è stato lo stesso ministero della Salute con una lettera inviata al sindaco di Napoli Luigi De Magistris e al primo cittadino di Milano Giuseppe Sala.
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Il primo dato fa riferimento all’entità dei contagi: la progressione, da fine settembre, è galoppante con continui picchi soprattutto nell’area metropolitana di Napoli. Il profilo è di tipo esponenziale. La mappa della maggiore incidenza vede segnati in rosso alcuni centri ad alta densità di popolazione della provincia nord e sud della città e molti quartieri del capoluogo che scontano molti nuovi positivi rispetto alla popolazione residente e conseguentemente molti casi sintomatici che impegnano le strutture sanitarie territoriali (per il tracciamento e le cure domiciliari) e quelle ospedaliere (per i ricoveri). Anche l’incidenza dei casi, calcolata per 100 mila abitanti, vede Napoli collocata in una fascia di alta temperatura epidemica insieme alla provincia di Caserta con picchi concentrati nella metà di ottobre. Dati da verificare con l’andamento degli ultimi giorni in cui si avverta un timido miglioramento di cui bisognerà valutare il consolidamento.
Il fronte maggiormente critico è quello della rete ospedaliera Covid che sta portando alla progressiva paralisi anche delle attività assistenziali ordinarie. Le percentuali di occupazione dei posti letto dedicati alla cure dell’infezione nell’area metropolitana di Napoli hanno abbondantemente superato il valore soglia del 40% fissato dalle linee guida nazionali disegnando uno scenario in cui si va alla progressiva saturazione dell’offerta assistenziale. Margini ancora sufficienti di operatività esistono invece per le terapie intensive ma con difficoltà sul fronte del personale. Il provvedimento della Regione, scattato una settimana fa, teso ad aumentare la dotazione complessiva di posti letto (passati su scala regionale da 977 a 1.651 e da 140 a 222 per la Asl Napoli 1 (raddoppio programmato anche in provincia) non ha finora sortito gli effetti sperati né il concomitante stop alle attività di ricovero nella rete non Covid ha garantito un alleggerimento del sovraccarico. Anche ospedali cruciali per la rete dell’emergenza come il Cardarelli e l’ospedale del mare sono sotto pressione. La richiesta di nuovi ricoveri è ancora in disequilibrio rispetto alle dimissioni dei guariti.
In grande difficoltà in città anche i dipartimenti di prevenzione deputati al tracciamento dei nuovi positivi i cui dati infatti iniziano ad essere trasmessi in maniera non adeguata al ministero col rischi di una sottostima nel monitoraggio. Sono per questo in corso contatti tra la Regione e la Sanità militare per predisporre tende (e ospedali da campo) deputati ad alleggerire questa situazione e per coadiuvare le funzioni delle Asl nella esecuzione dei tamponi, contact tracing e liberare risorse umane nelle cure domiciliari. L’impossibilità di utilizzare ambulatori e centri specialistici accreditati territoriali per le cure ordinarie di cronici e anziani a causa dell’esaurimento dei tetti di spesa e la lentezza con cui procede l’arruolamento delle Case di cura nell’allestimento di circa mille posti letto per la rete Covid disegnano uno scenario oggettivamente critico.
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Lo scenario generale è quello di trasmissibilità del virus non più controllata con rischi di tenuta del sistema sanitario nel breve periodo, con valori di Rt che a Napoli e provincia sistematicamente e significativamente maggiori di 1,5 che porterebbero richiedere misure di mitigazione e contenimento più aggressive nei territori interessati con chiari segnali di collasso dei servizi assistenziali ospedalieri e sistemi di tracciamento sempre più in affanno. Se ci fosse l’ulteriore crescita dei contagi ciò potrebbe comportare rischi di diffusione per le classi di età più elevate e ad alto rischio. Quanto tutto questo possa tradursi in un lockdown generalizzato (che durerebbe fino a dicembre) nessuno può dirlo anche perché nessuna decisione, né tecnica né politica, è stata ancora assunta. Cruciali saranno i prossimi giorni in cui verificare i risultati delle misure restrittive già assunte anche alla luce dell’emergenza che si registra in altre regioni.