«Coronavirus, licenziato per la moglie infermiera nel carcere a Napoli»: il caso finisce in Regione Campania

«Coronavirus, licenziato per la moglie infermiera nel carcere a Napoli»: il caso finisce in Regione Campania
Venerdì 22 Maggio 2020, 12:25
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Il consigliere regionale della Campania Gennaro Oliviero, con una interrogazione regionale, chiede l'intervento del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, e dell'assessore alle attività produttive Antonio Marchiello, in merito al caso del dipendente della «Nuroll spa» di Pignataro Maggiore, «licenziato in piena emergenza Coronavirus», solo, sottolinea una nota, perché «colpevole di essere il marito di una infermiera al carcere di Secondigliano». Un episodio che Oliviero definisce di «gravissimo».

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«Mentre il governo centrale bloccava qualsiasi licenziamento durante la pandemia, - sottolinea Oliviero - il signor Giovanni Luca Teratone, dipendente e delegato sindacale aziendale della Filctem Cgil, ha ricevuto la lettera di licenziamento lo scorso 8 maggio dall'azienda di proprietà Turca 'Nuroll SPA' di Pignataro Maggiore. Le motivazioni ritrovate nella lettera di licenziamento sono: 'Insubordinazione e segnalazione dolosa di pericoli per la salute e sicurezza sul lavoro insussistentì».

Però, spiega il consigliere regionale, «l'unica colpa del dipendente ē stata quella di aver segnalato all'azienda lo scorso 3 aprile che nella casa circondariale di Secondigliano, dove la consorte lavora come infermiera, vi erano tre agenti di polizia penitenziaria affetti da Covid-19». «Per tutelare i suoi colleghi - prosegue il consigliere regionale della Campania Gennaro Oliviero - il signor Teratone ha chiesto alcune ferie e malattia non riconducibile al Covid-19. Ma il gesto del dipendente non è stato apprezzato, anzi, lo scorso 8 maggio ha ricevuto la lettera di licenziamento e minacciato di addebitargli la sanificazione straordinaria effettuata dalla società a causa della sua presenza».

«Trovo assurdo quanto è capitato al dipendente della Nuroll SPA di Pignataro Maggiore - dichiara Oliviero - non si può essere licenziati per avere una moglie che lavora in un luogo dove ci sono contagiati.
A parte che il governo centrale ha bloccato tutti licenziamenti in emergenza Coronavirus, l'azienda avrebbe dovuto tutelare un proprio dipendente attivando tutte le misure che il protocollo prevede in questi casi è non certo licenziarlo. La vicenda del signor Teratone deve essere portata immediatamente all'attenzione dell'amministrazione regionale, per tale motivo ho prodotto una interrogazione regionale. Il presidente De Luca e l'assessore Marchiello devono intervenire e chiedere all'azienda di reintegrare immediatamente il dipendente nel loro organico. Si tratta di un atto che deve essere condannato senza se e senza ma. La pandemia ha mietuto troppi morti e non si può accettare che al danno si aggiunga la beffa di un licenziamento ingiustificato». 
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