Coronavirus a Napoli, artigiani e commercianti scendono in strada: «Le nostre attività sono sicure»

Coronavirus a Napoli, artigiani e commercianti scendono in strada: «Le nostre attività sono sicure»
di Oscar De Simone
Lunedì 19 Ottobre 2020, 19:41
3 Minuti di Lettura

«Abbiamo saloni e negozi protetti come camere operatorie e le nostre misure di sicurezza non hanno mai fatto cilecca. Adesso vogliamo essere tutelati». Non hanno mezze misure gli artigiani, i commercianti ed i rappresentanti del mondo delle partite iva che, questo pomeriggio, si sono incontrati all'esterno dello stadio San Paolo.

Video

Una riunione all'aperto, quella del comitato “Stamm cà”, che ha avuto lo scopo di fare il punto su questa situazione di nuova emergenza sanitaria ed economica.

Le paventate chiusure ed il rischio di un nuovo lockdown – seppure localizzato a piccole aree – hanno messo in allarme centinaia di grandi e piccoli imprenditori che adesso chiedono supporti reali ed immediati. 

LEGGI ANCHE Napoli, disoccupata non può pagare la visita e dona al medico collanina d'oro: lui le fa trovare lavoro

«Vogliamo riduzioni delle tasse – dichiara il presidente Giuseppe Piras – e non altre chiacchiere. Siamo stupefatti di come nei mesi precedenti quando il virus è stato meno aggressivo, non si sia pensato a questa nuova fase di pandemia. Un rischio già illustrato in più occasioni e che si attendeva in tutta Europa. Adesso non possiamo continuare a prendercela con i commercianti e gli artigiani. Noi siamo le vittime di questo sistema disattento ai bisogni dei singoli e dei territori. I nostri clienti sono sempre di meno perchè sono impauriti ma se andiamo a guardare i numeri, le nostre sale ed i nostri saloni di bellezza sono tra i luoghi più sicuri». Pochi contagi ma tante paure insomma, quelle descritte dai parrucchieri in strada. Timori che si sono concretizzati in queste settimane in cui il lavoro ha iniziato a calare vertiginosamente. Un vero boom di assenze che ha spinto gli artigiani a farsi sentire dalle istituzioni che ancora – a loro dire – non hanno mantenuto gli impegni assunti in precedenza. 

«Non abbiamo ricevuto gli aiuti che servivano ai nostri dipendenti – prosegue il vicepresidente Vincenzo Quagliozzi – e la cassa integrazione è stata pagata a metà. Non ci siamo mai ripresi dal primo lockdown e questa nuova emergenza non ci aiuta. Siamo allo stremo e molti tra noi saranno costretti a chiudere. C'è bisogno di intervenire subito per non trovarci con una economia regionale ancora più in ginocchio, al termine di questo incubo. Le nostre attività sono sicure e non abbiamo mai calato la guardia. Per questo abbiamo bisogno di proseguire il nostro lavoro con la sicurezza di avere accanto regione e stato centrale. Nessuno di noi deve essere lasciato indietro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA