Coronavirus, a Napoli giovedì santo a porte chiuse. Sepe: ma siamo vicini ai nostri fedeli

Coronavirus, a Napoli giovedì santo a porte chiuse. Sepe: ma siamo vicini ai nostri fedeli
Giovedì 9 Aprile 2020, 18:40 - Ultimo agg. 18:44
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«Carissimi sacerdoti, anche noi - celebrando questo insolito Giovedì Santo - siamo chiamati per vocazione a farci pane per le nostre comunità, a chinarci sulle loro ferite, a spenderci completamente per esse. Come Gesù: fino alla fine, fino al segno della Croce, fino all'ultimo respiro. Sappiamo per fede che questa strada della completa donazione è l'unica che porta alla vita nella sua pienezza. Lo fu per il nostro Maestro, lo sarà per noi. Sono certo che questo è stato da sempre anche il vostro stile di vita. Penso in questo momento al vostro impegno quotidiano, instancabile e disinteressato. Sono fiero e orgoglioso di voi!».

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È quanto ha scritto l'arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, che sta celebrando, a porte chiuse, la funzione del giovedì santo nella cattedrale di Napoli. «Ciò che ci rende sacerdoti è la misura della nostra donazione. Farci pane, sempre, fino alla fine, incondizionatamente. In questi giorni di grande ambascia e tribolazione il nostro posto non può che essere accanto a chi soffre, a chi è nel bisogno. Non lo potremo fare nelle modalità abituali dei riti liturgici, dei contatti umani. Ma certamente - detto Sepe ai sacerdoti della diocesi partenopea - potremo far sentire a tutti la nostra vicinanza affettuosa e paterna, raggiungendoli ugualmente con una telefonata, una lettera, un gesto di attenzione, utilizzando anche le modalità della comunicazione digitale. Per portare tutti nel cuore. Per sentirci ancora una comunità viva, operosa e solidale».

 



«Ci sentiamo sommersi da un'ondata di sofferenza, che in maniera inattesa è arrivata a sconvolgere le nostre famiglie, le nostre comunità, il nostro modo abituale di vivere. Davanti ai nostri occhi vediamo sfilare innumerevoli immagini di ospedali stracolmi di ammalati, strutture sanitarie sull'orlo del collasso, file interminabili di bare condotte anonimamente alla sepoltura», ha aggiunto l'arcivescovo di Napoli.

«Eppure, in questo fosco quadro d'insieme, non mancano uomini e donne che si sono interamente votati a soccorrere vite umane, ad alleviare pene e disagi, a sostenere la comunità umana nelle sue necessità. Medici, infermieri, ausiliari stanno dando il meglio di loro stessi: senza vantarsi, senza risparmiarsi. Un'onda di generosità e di altruismo veramente edificante», ha concluso il cardinale Sepe.

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