Coronavirus a Napoli: «Io infermiere dormo in auto per proteggere la mia famiglia»

Coronavirus a Napoli: «Io infermiere dormo in auto per proteggere la mia famiglia»
di Carlo Porcaro
Giovedì 2 Aprile 2020, 23:00 - Ultimo agg. 3 Aprile, 12:58
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Restare a casa è l’imperativo che ogni cittadino italiano è tenuto a rispettare dal famigerato dpcm dello scorso 9 marzo. Purtroppo non tutti possono rispettarlo. Sono gli operatori sanitari che, avendo a che fare tutti i giorni con pazienti affetti da Covid-19, sono impossibilitati a fare ritorno nelle rispettive abitazioni. Per garantire la sicurezza della propria famiglia, mogli, figli ed in alcuni casi i genitori. Come fare a non arrecare danno a chi si vuole bene? C’è chi ha scelto addirittura di dormire in auto, mentre altri si sono “costruiti” alloggi di fortuna oppure hanno scelto di risiedere temporaneamente in un residence asettico. A raccontare la sua storia è per esempio Nicola Paciello, operatore del 118 dell’Asl Napoli 1, quindi uno di coloro che lavora a bordo delle ambulanze che da un mese e mezzo vanno e vengono dagli ospedali di Napoli. «Vivevo nella mia abitazione di Melito, ma ora sono tornato nel quartiere Marianella dove c’era la mia casa prima di sposarmi: dormo nel garage sotto, è l’unica soluzione che poteva darmi tranquillità in questa fase di angoscia». Il cuore si spezza nel non poter abbracciare i figli. «Ho un figlio di 8 anni e una figlia grandicella di 13: li bacio da lontano, è stata durissima per me ricevere un vocale dal piccolino per la festa del papà». Tutti i giorni pulisce i malati di Coronavirus, invece, Manolo Ciancio, operatore socio-sanitario all’ospedale di Frattamaggiore. «Mi dispiace ammetterlo ma la verità è che io e tanti altri subiamo un vero e proprio isolamento: non tocco i miei due figli, in casa mi sono creato un mio spazio autonomo e porto sempre mascherina e guanti. Abbiamo uno schermo davanti a noi, con i bambini ho sempre avuto un rapporto fisico ed allora forse è meglio farsi odiare da loro così soffrono di meno», racconta con amarezza. «Di nascosto da mia moglie ho dormito in auto per tre giorni, poi lei mi ha “sgamato” e mi ha fatto mettere su un telo di plastica in casa che poi ripongo da parte ogni santo giorno», aggiunge Ciancio. Colpe specifiche non ne vuole attribuire, ma certo le istituzioni devono farsi carico del disagio di questa categoria a rischio sul lavoro e poi isolata fuori dallo stesso. 

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L’ISOLAMENTO
«Siamo travolti, le aziende fanno del loro meglio. La colpa è di 40 anni di cattiva gestione della politica, usata come un bancomat: è un costume che dura da tempo che oggi ci è crollato addosso. Siamo in prima linea come operatori socio-sanitari, prendendoci cura dell’igiene del paziente e dell’igiene del posto in cui si trova il paziente Covid-19. Non ci sono eroi, siamo tutti vittime ed ognuno fa il proprio mestiere», conclude. Per provare a intercettare queste esigenze, il capogruppo regionale M5S Valeria Ciarmabino ha lanciato la campagna #adottachicisalva per garantire alloggi gratis agli operatori sanitari che dormono in auto per non contagiare i loro cari. «Occorre individuare alloggi e strutture alberghiere da destinare a titolo gratuito al personale dei presidi sanitari e a tutti coloro che lavorano negli ospedali e hanno paura di tornare a casa e di contagiare i loro familiari. In tanti - sottolinea Ciarambino - tra medici, infermieri e personale sanitario ad ogni livello, ci hanno raccontato che in questi giorni si stanno arrangiando come possono, preferendo addirittura dormire in macchina».

Ciarambino, che ha inoltrato una richiesta al Presidente della Giunta regionale, all’Unità di Crisi Emergenza Covid-19 e al direttore generale Tutela della Salute, con la campagna #adottachicisalva vuole invitare titolari di alberghi, B&B e strutture ricettive a mettere a disposizione alloggi e camere per il personale sanitario.

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