Coronavirus a Napoli, l'infettivologo del Cotugno: «Pagheremo cari pranzi e passeggiate»

Coronavirus a Napoli, l'infettivologo del Cotugno: «Pagheremo cari pranzi e passeggiate»
Lunedì 16 Novembre 2020, 16:08 - Ultimo agg. 16:36
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«In questo momento ci sono sei auto in coda fuori dal Cotugno e due ambulanze. Siamo in ginocchio, è difficile gestire questi numeri, i pronto soccorso sono sempre intasati e i medici sono sempre gli stessi, stressati». Elio Manzillo, infettivologo dell'ospedale Cotugno di Napoli, si affaccia alla finestra del suo ufficio e fotografa la situazione all'esterno dell'ospedale di lunedì in tarda mattinata, un momento in cui non dovrebbe esserci il picco di accessi, che invece di solito avviene dal venerdì sera e per tutto il week end quando arrivano meno risposte ai cittadini da parte dei medici di base.

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Una situazione che in prospettiva dovrebbe migliorare con la zona rossa, ma i prossimi giorni saranno ancora difficili: «Mi aspetto - spiega Manzillo all'ANSA - risposte dalla limitazione degli assembramenti in 10-15 giorni, ma ci sono i tempi fisiologici per vedere la curva abbassarsi.

Nei prossimi sette-dieci giorni mi aspetto un notevole incremento dei contagi, il clima è invernale, il virus si diffonde e quelle scene sul lungomare di Napoli o nelle aree pedonali del Vomero le pagheremo. Ero già spaventato, ma ora lo sono di più». Manzillo si sofferma proprio su tutti quelli che hanno affollato le strade a Napoli e in altre città: «Camminare - spiega - in una via affollata è molto pericoloso, le sanzioni devono esserci e su questo le cose non vanno fatte 'alla napoletanà, perché purtroppo siamo un popolo che ha bisogno di essere controllato. Ai cittadini dico: è stato un grave errore e non fatelo più, dire che si fa l'ultimo pranzo al ristorante non ha senso, vuol dire che non si è capito il problema. La scelta autolesionista non è personale perché in questo caso include la famiglia, io conosco nuclei familiari interamente infetti». 

 

E intanto comincia a pesare anche lo stress per il personale medico: «Uno stress - spiega Manzillo - cominciato a febbraio e che non ci ha mai lasciato. Non abbiamo mai avuto l'idea che il Covid potesse sparire anche se questa seconda ondata la aspettavamo ma non così violenta onestamente, o forse lo speravamo, per stanchezza. Ci sono pochi medici e infermieri, mi fa sorridere sentire che ci sono in Campania centinaia di posti liberi, sarebbe più interessante dire quanti anestesisti, pneumologi e altri specialisti mancano per gestire quei posti. Noi abbiamo terapie ormai codificate, utilizziamo il Rendesivir ogni volta che i parametri lo richiedono e abbiamo risultati, ora faremo anche il Tociluzumab ma tutte queste terapie richiedono un monitoraggio stretto e un congruo numero di medici per seguirle. Invece negli ultimi sei mesi molti sono andati in pensione, parecchi si sono infettati e stanno fuori dal lavoro due settimane o più. La coperta è molto corta». 

 

La prospettiva positiva è il vaccino: «Su cui abbiamo - precisa l'infettivologo - ottime sensazioni, ma vediamo quando lo avremo e come potremo utilizzarlo perché ha il suo tallone d'Achille nella conservazione. Non ci facciamo illusioni, per una copertura ampia se ne parla dopo l'estate del 2021. Fino ad allora serve prudenza e si può pensare anche al lockdown per gli anziani, la categoria più esposta e fragile. Però poi se si deciderà questo vuole dire anche che non bisogna neanche andare a trovarli».

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