Coronavirus a Napoli, Helene e Livia studentesse solidali: «Portiamo la spesa a chi ne ha bisogno»

Coronavirus a Napoli, Helene e Livia studentesse solidali: «Portiamo la spesa a chi ne ha bisogno»
di Valerio Esca
Lunedì 30 Marzo 2020, 19:47 - Ultimo agg. 31 Marzo, 07:38
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NAPOLI - «Siamo Helene e Livia, abitiamo al secondo piano, se avete bisogno di una mano per qualsiasi cosa (acquisti, spesa, due chiacchiere) chiamateci al 334..., citofonateci o bussate alla porta». Questo il bigliettino, che due ragazze, Helene Viola e Livia Miletto, hanno lasciato nell’ascensore del proprio civico di via Mezzocannone, nel cuore antico di Napoli. Due giovani studentesse universitarie (26 anni la prima che studia moda, 25 la seconda che studia scienze politiche), che hanno deciso di mettersi a disposizione dei più deboli, in difficoltà, quelli che vengono considerati “gli ultimi”. «Gli anziani sono i più a rischio in questo momento – spiega Livia, originaria di Chiaia -. Devono evitare luoghi affollati e cercare di restare protetti».
 
Un’idea nata nelle mura di un condominio, diventata però virale, dopo essere stata rilanciata in una storia Instagram da Bruno Galasso, in arte «Pasqui», di Casa Surace. Ma come nasce questa iniziativa solidale? «In realtà da un’esperienza personale – sottolinea Livia -. Mio padre è medico primario all’ospedale San Giuseppe Moscati, in provincia di Avellino. Da una serie di racconti di papà e di alcuni suo colleghi mi è sorta una domanda, come fare per aiutare le persone più a rischio in questo momento. Ne ho parlato alla mia coinquilina Helene e abbiamo deciso di scrivere questo bigliettino. Siamo state contattate anche da alcune persone non del palazzo, ma che comunque vivono nei pressi e ci siamo attrezzate. Così io ed Helene, a turno, siamo andate a fare la spesa e l’abbiamo portata a casa di chi ne aveva bisogno».
 

Una storia di solidarietà, che tocca le corde più profonde, in un momento di emergenza non solo sanitaria, ma anche e soprattutto economica e sociale. «Avendo noi 25 anni sappiamo che bisogna fare il possibile per stare accanto a chi in questo momento è rimasto solo, anche soltanto per una chiacchierata telefonica. Un po’ per cultura, un po’ per ideologia politica è molto importante – ribadiscono le ragazze – l’unità, la solidarietà e l’affrontare queste situazioni insieme. Nei momenti più difficili c’è sempre l’individualismo che viene fuori, l’istinto di sopravvivenza ed è adesso che bisogna fare la differenza, mostrare il profilo migliore e il lato umano».  
 
«Abbiamo ricevuto qualche telefonata da persone che avevano visto sui social, dal profilo di “Pasqui” di Casa Surace, il nostro annuncio – raccontano le due giovani -. Chiaramente possiamo rimanere soltanto nel perimetro di casa, però siamo riuscite ad accontentare chi ha chiesto aiuto». «Speriamo che la situazione migliori, penso ai tanti medici che stanno combattendo di questo momento – ribadisce Livia -. Ho chiesto a mio padre cosa dobbiamo fare in questo momento e mi ha consigliato di affidarci soltanto alle fonti certificate: al sito del Governo, all’Oms (organizzazione mondiale della sanità, ndr), ai virologi. E bisogna restare a casa per non far sì che i sacrifici che stiamo facendo tutti siano del tutto vani». Livia, infine, lancia un appello: «Bisogna donare in questo momento, ce n’è sempre bisogno, ma adesso ancor di più».  
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