Covid a Napoli, le lacrime del manager Asl: «La nuova ondata è uno tsunami»

Covid a Napoli, le lacrime del manager Asl: «La nuova ondata è uno tsunami»
di Francesca Mari
Giovedì 29 Ottobre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 11:46
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«La nuova ondata è stata uno tsunami. Il numero di casi si è quintuplicato rispetto a marzo e anche alle nostre proiezioni. Stiamo lavorando come in uno scenario di guerra, senza sosta anche 20 ore al giorno». Gennaro Sosto è il direttore generale della Asl Napoli 3 Sud: 57 Comuni, 13 distretti e 8 ospedali da Nola a Sorrento con un bacino di un milione e 100mila abitanti. È ingegnere esperto in management sanitario. Ma, soprattutto, è un uomo che di fronte al duro lavoro in trincea di questi lunghi mesi, di fronte alla battaglia contro un male imprevedibile e incontrollabile come il Covid, cede alla commozione. «Io la notte non dormo - confessa con le lacrime agli occhi - e sono arrabbiato con me stesso perché vorrei fare sempre di più tutelare i cittadini. Mi fa male che non tutti lo capiscano. Siamo in estrema emergenza. C’è bisogno di una presa di coscienza generale».

 

Direttore, nelle ultime tre settimane, con l’incremento dei casi e l’assalto agli ospedali, l’azienda ha avviato una rimodulazione della rete ospedaliera per contenere l’emergenza. Dopo Boscotrecase e Torre del Greco anche gli ospedali di Nola e Castellammare diventeranno Covid Center?

«Siamo riflettendo.

Nulla è da escludere, soprattutto in vista del picco atteso per novembre, che ci preoccupa non poco. In situazioni di estrema urgenza bisogna pensare alle emergenze del momento, non a quelle che potrebbero venire. Non vogliamo trovarci nelle difficili condizioni di dover scegliere chi dover ricoverare in terapia intensiva tra un paziente oncologico anziano e uno più giovane. Non è nella nostra cultura».

Quali sono i Pronto soccorso attualmente attivi per i no-Covid? 

«Quello di Sorrento è totalmente operativo; quelli di Nola e Castellammare sono attivi solo per i codici rossi e gialli. Le prestazioni per le emergenze gravi non saranno mai sospese, nemmeno nel clou dell’emergenza. Ma per fronteggiare questa crisi sono necessari gli accorpamenti e lo scambio di professionalità tra gli ospedali di nostra competenza. Bisogna ragionare con la logica della sinergia e dei vasi comunicanti». Cosa ha mandato in tilt la strategia aziendale dell’Hub&Spoke che prevedeva Boscotrecase centro di riferimento Covid e gli altri ospedali in rete tra di loro? «Sicuramente l’aumento dei casi. Tra marzo e aprile, la nostra area ha raggiunto un picco di 200 casi con circa 500 tamponi al giorno. Oggi il picco è di mille casi e 5.000 tamponi. Per quanto riguarda la Asl Napoli 3 Sud, a breve triplicheremo il numero di posti letto rispetto alla prima fase. Ci abbiamo lavorato molto già durante la pausa estiva». 

Ci può anticipare il piano?

«A Boscotrecase i lavori sono in corso e entro la prima decade di novembre avremo altri 20 posti: alla fine, avremo 80 posti totali di degenza generale, 30 di sub intensiva e 13 di terapia intensiva. Al Maresca, lo storico padiglione ospita 28 posti Covid che arriveranno a 30; inoltre per gli inizi di novembre contiamo di avere altri 10 posti letto. L’altro corpo dell’ospedale funziona per interventi urgenti di ortopedia e chirurgia. Al San Leonardo di Castellammare sarà invece presto attivato un macchinario per poter processare i tamponi».

Al Maresca ci saranno solo pazienti Covid di grado medio-lieve?

«Sì, tenendo conto anche dei problemi strutturali dei nostri ospedali. Il Maresca è una struttura degli anni ‘70 e gli attuali impianti per l’ossigeno non consentono che i flussi siano tali da alimentare tutte le postazioni delle terapie intensive. Per ovviare a questa carenza, stiamo lavorando per predisporre un nuovo impianto. Lo stesso discorso vale per l’ospedale Apicella di Pollena Trocchia, individuato come potenziale Covid Center: ma anche qui esistono problemi strutturali e il personale è già stato impiegato in altri centri specializzati».

E la carenza di personale?

«Un’altra grossa criticità è la difficoltà a reperire personale specializzato per il Covid. Abbiamo fatto un bando per 15 medici di Pronto soccorso a tempo indeterminato, ma non ha partecipato nessuno. Ora abbiamo in corso bandi per medici di pneumologia, anestesia, pronto soccorso. Ma il bacino è scarso e molte carenze vanno ricondotte al sistema Paese e non a gestioni aziendali o regionali. Tengo, però, a ringraziare tutti i miei operatori, soprattutto i giovani, instancabili».

Cosa dice dell’affollamento degli ospedali anche da parte di asintomatici?

«Ci sono stati dei casi, ma dovuti a falle momentanee. Più che altro, il problema è la massiccia presenza di pazienti clinicamente guariti ma ancora positivi. Per decongestionare gli ospedali stiamo approntando un protocollo per le dimissioni in anticipo e all’apertura dei Covid resort attraverso l’uso di strutture private. Non è facile, ma stiamo qui sapendo che una cosa è scrivere un libro, l’altra è vivere la realtà». 

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