Coronavirus a Napoli: posti finiti al Cotugno, contagiato un altro primario al Monaldi

Coronavirus a Napoli: posti finiti al Cotugno, contagiato un altro primario al Monaldi
di Ettore Mautone
Giovedì 19 Marzo 2020, 23:02 - Ultimo agg. 20 Marzo, 08:01
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Il virus fa paura: arriva muto e silenzioso, si presenta con la febbre e pochi altri segni e quando irrompe si spera solo che non avanzi verso i polmoni. Perché in quel caso spegne il respiro. L’ultimo ad ammalarsi è Antonio Corcione, primario della rianimazione del Monaldi, responsabile del centro regionale trapianti. Negli ultimi 15 giorni è stato il principale motore organizzativo del lavoro di allestimento, in tempi rapidi, della rete degli ospedali dedicati al COVID-19. Una sigla dove “Co” sta per Coronavirus, “Vi” per virus e “D” per malattia, mentre il suo vero nome è Sars-Cov2. Il microbo è un parente stretto della Sars, appunto. Corcione è a casa con la febbre. Ha fatto il tampone ed è risultato positivo ma continua a lavorare a distanza attraverso il pc e il telefono. «Spero che il virus non avanzi verso le vie aeree - dice - altrimenti diventerò uno dei 150 ricoverati che abbiamo attualmente tra Monaldi e Cotugno. Ho usato tutte le precauzioni ma non è bastato. Stare vicino ai malati significa esporsi a un’alta carica virale. È un virus contagiosissimo. I medici rischiano molto. È il nostro lavoro ma non parliamo troppo al telefono perché potrei contagiare attraverso il filo». Conclude la telefonata con una battuta Corcione anche per far capire quanto sia importante restare a casa. I suoi collaboratori sono tutti spaventati. Indossano guanti e mascherine e vanno avanti.

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POSTI ESAURITI
Anche il manager dell’azienda dei Colli Maurizio Di Mauro è preoccupato, anche lui in trincea indossa la mascherina. «I pazienti, qui al Cotugno, arrivano sempre più numerosi, è un via vai continuo di giorno e di notte. Ce li trasferiscono dagli altri ospedali della città, dalla provincia, ci sono molti malati che dopo alcuni giorni di quarantena a casa peggiorano e hanno bisogno di assistenza. Abbiamo tutto l’ospedale pieno: saturi i 90 posti di degenza ordinaria. Al completo gli 8 posti della rianimazione del Cotugno e gli altri 8 del Monaldi». Piene anche le altre 18 degenze inaugurate al padiglione G del Cotugno. Si liberano, però, otto posti in altri reparti del Monaldi che dovrebbero arrivare a sedici nelle prossime ore. Al Cotugno, dopo i primi giorni di permanenza a casa con la febbre, è stato ricoverato il primario del pronto soccorso dell’Ospedale del mare che condivide la corsia con la sua collega pari grado del Cardarelli, con un altro dirigente medico di Ortopedia, con un infettivologo e un cardiologo del policlinico entrambi primari dei rispettivi reparti. Tanti i camici bianchi contagiati e ammalati, finora in tutta la Campania circa 70 scoperti positivi al virus.
 

 

MANCANO I VENTILATORI
Fondamentale è riuscire a garantire l’assistenza ventilatoria a chi si aggrava quando la polmonite avanza. Al Cotugno nel nuovo plesso di posti ce ne sarebbero 60 in stanze da allestire nei vari piani liberi ma sono ancora da attrezzare con le tecnologie. Anche il Policlinico è ormai pieno e ha occupato in 4 giorni i 13 posti della rianimazione così Pozzuol e anche il Loreto in tre giorni ha esaurito tutti i posti: ieri sera l’arrivo del decimo paziente ricoverati nelle 10 unità di rianimazione attivate lunedì. I posti non bastano mai: questa epidemia è fatta di medicina ma anche di numeri: i malati sono troppi e il via vai di ambulanze è continuo. Il nodo da sciogliere è proprio quello delle attrezzature di rianimazione. Mancano i ventilatori automatici e le pompe infusionali. Le forniture sono bloccate anche se le gare sono state aggiudicate a tempo di record. La Gran Bretagna ha opzionato 45 mila infusori. Alla Campania ne basterebbero 2 mila. Per i ventilatori bisogna aspettare che l’unica azienda italiana, che ne produce un tipo di qualità media finora poco gettonata, si attrezzi per portare da 500 a 2 mila pezzi la produzione annua.
Verdoliva per il Loreto ha attinto alle forniture non utilizzate dell’ospedale del mare e ad alcune attrezzature disponibili al San Gennaro dove una rianimazione nuova di 5 posti e alcuni scatoloni di merce mai usata erano rimasti pressoché inutilizzati da almeno 10 anni e utilizzati per il supporto ad alcuni pazienti con Sclerosi amiotrofica. Il virus avanza e toglie il respiro, la pandemia investe l’intera Europa e varca l’oceano sbarcando negli Usa dove ci sono le principali aziende di produzione e assemblaggio dei macchinari per sostenere le funzioni vitali. È come un raffreddore ma arriva ai i polmoni: la banalità del male. Restare a casa e prevenire il contagio è, per ora, l’unica soluzione. 

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