Coronavirus a Napoli, il prof Filippone: «Sono guarito e torno a tenere lezioni online»

Coronavirus a Napoli, il prof Filippone: «Sono guarito e torno a tenere lezioni online»
di Elena Romanazzi
Martedì 17 Marzo 2020, 23:00 - Ultimo agg. 18 Marzo, 13:46
4 Minuti di Lettura

Edgardo Filippone, professore di Agraria alla Federico II, e astrofilo, è uscito dall’incubo. Per mettere la parola fine al contagio da Coronavirus serve solo il secondo tampone di conferma. È in lista di attesa, come tante persone. «Attendo la chiamata, non vedo l’ora - spiega voglio sapere se questo virus è finalmente uscito dal mio corpo». 
 


Come si sente?
«Bene, il peggio è passato sono stato due volte fortunato: non ho avuto la polmonite e avevo mia moglie medico, Emilia, la mia metà del cielo, accanto a me, ma negativa al virus».

Come l’ha contratto?
«Sono stato ad un convegno a Reggio Calabria, il 17 e 18 fe bbraio. A fine febbraio mi sentivo un po’ spossato. Il primo marzo mi arriva una telefonata nella quale mi si dice che un mio amico, un professore sempre universitario residente a Parma, con il quale sono stato a contatto a Reggio Calabria, era ricoverato per il Coronavirus ed attualmente è ancora in coma farmacologico. Ed ho seguito quelle che erano le indicazioni. Mi sono recato con mia moglie al Cotugno il 2 marzo, perché non riuscivo a mettermi in contatto con il 118 e sono risultato positivo».

Ha avuto paura?
«Non avere paura è da folli, ripeto io sono stato fortunato. Ma è stata dura. Al convegno il primo giorno c’erano 150 persone, il secondo giorno l’aula magna dell’ateneo era piena».

Che sintomi ha avuto?
«Una fortissima astenia, non riuscivo neanche a stare davanti al computer e non è da me. Avevo bisogno di dormire sempre. Mi si chiudevano gli occhi. Avevo la febbre, un po’ di tosse, ma nulla di più. Posso dire di aver avuto il Coronavirus senza polmonite ma una forte influenza».

Che farmaci ha assunto?
«Antipiretici e basta, quanto prescritto dal medico».

E nel suo condominio come hanno reagito sapendo che all’interno dello stabile c’era un contagiato?
«Io mi aspettavo che l’Asl desse la comunicazione all’amministratore e così non è stato, quando l’hanno saputo era da giorni che stavo in casa, hanno chiesto la sanificazione».

Come sta vivendo questa quarantena?
«Beh ora che mi sono ripreso molto meglio, interagisco con i miei studenti, quindici sono stati in quarantena ma nessuno è risultato positivo al test, faccio lezioni online utilizzando la piattaforma della Federico II, se non avessi avuto il computer probabilmente sarei impazzito. Ecco perché mi sento di dire ai ragazzi di utilizzare i mezzi che hanno in modo intelligente perché la cultura passa anche e soprattutto attraverso la rete. Ci sono biblioteche virtuali, musei virtuali. Si possono fare tantissime cose. Noi professori nella nostra attività di ricerca utilizziamo moltissimo il web. Ecco i ragazzi invece di giocare dovrebbero vedere questo mezzo come una grande risorsa ed opportunità. Scrivete, disegnate, lasciate dei pensieri. È dura stare a casa ma il tempo può essere utilizzato per creare».

Come valuta le misure decise?
«Bisogna stare a casa. È giusto, ma occorre anche stare attenti alle informazioni che vengono veicolate sulla rete, sono informazioni frutto di ignoranza e non è cattiveria dirlo, si creano falsi miti pericolosissimi. Occorre stare molto attenti, l’informazione ha un ruolo chiave in questa fase delicata per il nostro Paese».

Dopo il secondo test cosa farà?
«Intanto uscire sul balcone».

Mai uscito?
«Ovviamente no, ho aperto solo la finestra ed ho cantato l’inno di Mameli.
Felice». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA