«Il pronto soccorso è una distesa di barelle. La scena ricorda quella di un ospedale da campo con le lettighe e le bombole di ossigeno sistemate persino nei corridoi. Con il trascorrere dei giorni, però, si fa quasi l’abitudine a vedere gli infermieri e i medici che si spostano a fatica tra i letti e le buste sul pavimento dove i pazienti conservano i loro vestiti». È l’ospedale del Mare, al collasso per l’ondata di ammalati Covid che cresce ogni giorno di più, il racconto è quello di un medico ricoverato. «Sono stato portato qui perché mi ero aggravato dopo quattro giorni di permanenza al Covid residence dove ero seguito in quanto asintomatico» spiega il professionista, 57 anni, napoletano, che riesce a scrivere con il cellulare per raccontare la sua storia e il caos del presidio di Ponticelli. «Non potevo fare l’isolamento domiciliare per la presenza dei miei genitori anziani in casa, così mi è stata indicata la struttura per asintomatici dove mi sono trovato bene fino a quando ho cominciato ad accusare i primi sintomi» aggiunge il ricoverato. «Ho aspettato quasi 12 ore l’ambulanza che da quella struttura mi ha trasferito nel vicino pronto soccorso dove sono sempre stato in barella» continua il paziente che ora spera solo «di abbracciare presto» il figlio.
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«Praticamente siamo tutti ammalati Covid e ormai l’intero pronto soccorso ha un numero sempre maggiore di pazienti contagiati» racconta il professionista napoletano che, dal giorno del suo ingresso, è stato sistemato su una barella nell’area del codice giallo. «Intorno a me vedo un mare di lettighe e tante persone che vengono aiutate dai macchinari per la ventilazione che con il loro rumore fanno da sottofondo, notte e giorno. Ma c’è anche chi segue terapie di ossigeno più lievi, così riusciamo a scambiare qualche chiacchiera» aggiunge il 57enne riferendosi a quelli che definisce «suoi vicini di sventura». Basti pensare che, ieri mattina, nel pronto soccorso dell’ospedale del Mare, si è arrivati a 52 pazienti, distribuiti nelle stanze dei codici rossi, nell’area dell’ex codice verde e dell’osservazione breve inizialmente dedicata ai casi sospetti, e nell’area gialla, fino a un mese fa destinata ai pazienti negativi che ieri erano solo 4 sul totale degli ammalati. La maggior parte dei contagiati, circa l’80%, viene sottoposta all’assistenza tramite ossigeno, somministrato secondo varie modalità, ma negli ultimi giorni persino le forniture delle bombole di ossigeno scarseggiano.
La quantità di pazienti che ogni giorno viene trasferita al pronto soccorso di Ponticelli registra numeri da record per cui non è raro vedere gli ammalati sistemati sulle sedie, in attesa del reperimento delle barelle.
Per fronteggiare l’emergenza posti letto, l’Asl Napoli 1 ha siglato nuovi accordi con strutture private e religiose. Ieri, il direttore generale Ciro Verdoliva ha stretto accordi con la Clinica Vesuvio, a Ponticelli, che aprirà un reparto Covid con 24 posti di degenza dal 9 novembre e l’Ospedale Buonconsiglio Fatebenefratelli che attiverà dal 6 novembre 12 posti letto di degenza ordinaria e 4 posti letto di terapia sub-intensiva. A queste disponibilità, vanno aggiunti 40 posti letto alla Casa di Cura Villa Angela in via Manzoni, a Napoli, e 90 posti letto nella clinica Santa Patrizia nella zona di Secondigliano. Infine, l’Hermitage Capodimonte in via Cupa Tozzoli, nella zona del Bosco di Capodimonte, attiverà 60 posti letto di degenza ordinaria dal 23 novembre.