Coronavirus, a Napoli sos degli artigiani del presepe: «San Gregorio Armeno rischia di sparire»

La simbolica protesta degli artigiani di San Gregorio Armeno
La simbolica protesta degli artigiani di San Gregorio Armeno
di Antonio Folle
Lunedì 4 Maggio 2020, 19:24
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Il Coronavirus rischia di fare un'altra vittima eccellente. A rischiare la vita, stavolta, è uno dei simboli di Napoli. Gli artigiani di San Gregorio Armeno a causa della paralisi pressoché totale delle attività e dell'azzeramento dei flussi turistici, rischiano di chiudere per sempre. Un enorme tzunami che rischia di privare Napoli di uno dei suoi pezzi di storia più importanti. E' dalla fine del '700, infatti, che la strada è nota per le sue numerosissime botteghe che producono i pastori del presepe napoletano, anche se le vocazione artigiana della strada - che risale al periodo greco-romano - è molto più antica e risale proprio al periodo classico, quando in zona esisteva un tempio dedicato a Cerere, alla quale venivano offerte statuine di terracotta fabbricate nelle botteghe vicine.
 

 

Oggi i discendenti di quegli antichi artigiani hanno fatto sentire la loro voce per chiedere aiuto al Governo, alla Regione e al Comune. Un sit-in per far sapere a tutti che tre grandi nemici - il virus, i fitti e le utenze da pagare - stanno strangolando le attività, costringendo gli artigiani a chiudere bottega per sempre. L'azzeramento dei flussi turistici è un altro spinosissimo problema da affrontare. In questo periodo dell'anno, infatti, San Gregorio Armeno è puntualmente presa d'assalto da migliaia di turisti da ogni parte del mondo. Flussi turistici che potrebbero sparire per parecchio tempo. 
 

«Da tre mesi praticamente siamo senza lavoro - denunciano gli artigiani - e non sappiamo come ricominciare dal momento che noi lavoriamo molto con i turisti che, per parecchio tempo, non rivedremo. Intanto le spese per i fitti e le utenze si stanno accumulando e hanno già messo in ginocchio decine di attività che sono sull'orlo del fallimento. Per questo chiediamo al Governo, alla Regione e al Comune un incontro urgente per far conoscere la nostra situazione e per cercare tutti insieme una soluzione che metta al sicuro le nostre attività e l'identità storica della nostra città».

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Gli artigiani hanno simbolicamente protestato impugnando un "manifesto" che contiene le richieste da sottoporre alle istituzioni. Il timore sempre più diffuso a San Gregorio Armeno è che anche la strada dei pastori segua le sorti delle antiche seterie di San Leucio o delle imponenti fabbriche di ceramiche di Capodimonte, ormai quasi del tutto sparite nonostante i coraggiosi sforzi compiuti dai pochi superstiti per tenere in vita un'arte che ha reso celebre Napoli in tutto il mondo.

«Non possiamo assolutamente permettere che un pezzo così importante di Napoli vada disperso per sempre - ha spiegato Gabriele Casillo dell'Associazione "Corpo di Napoli" - non parliamo solo di attività economiche, ma di uomini e donne che ogni giorno danno lustro alla nostra città con la loro arte. Bisogna difendere questo pezzo di napoletanità a tutti i costi e ci auguriamo di trovare nel sindaco de Magistris e nel presidente De Luca interlocutori seri e interessati a risolvere questo problema. Il problema è molto serio - ha proseguito Casillo - ci sono almeno 45 botteghe che rischiano di chiudere per sempre. Non c'è da perdere nemmeno un istante».

Una cosa è certa. Rivedere gli imponenti flussi turistici di un tempo, almeno per qualche mese, è pura utopia. Le regole del distanziamento sociale, che impongono rigide distanze interpersonali da mantenere, difficilmente potrebbero essere rispettate in una stradina larga pochi metri e dove, specie nel periodo natalizio, anche solo transitare può essere estremamente difficoltoso.
Le istituzioni, a cominciare proprio dal Comune di Napoli, che più volte in questi anni si è "appoggiato" alla fama di San Gregorio Armeno per invitare i turisti a visitare la città, non possono girare le spalle ad un lembo di storia che chiede disperatamente di non morire.

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