Covid in Campania, la Via Crucis dei positivi ​in attesa di una telefonata

Covid in Campania, la Via Crucis dei positivi in attesa di una telefonata
di Gigi Di Fiore
Domenica 18 Ottobre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 11:20
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Si va dai tre giorni per arrivare anche a una settimana e più. I tempi dell’attesa per conoscere l’esito del tampone sul Covid è varia. Ed è il vero nodo del sistema di prevenzione in Campania che, come ha spiegato il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, si basa ora sulla ricostruzione dei contatti dei positivi asintomatici per verifiche a catena. Un sistema efficace se i risultati dei test sono rapidi. E non sempre è così. Il positivo, il falso positivo, il positivo al sierologico spesso vivono d’attesa.

 

L’asintomatico lieve o senza sintomi deve chiudersi in casa, magari in una stanza se vive con altri. Dopo dieci giorni può ripetere il test, ma devono farlo anche i familiari e chi ha avuto con lui contatti. Il lavoro è tanto e, nonostante l’Asl ne abbia la responsabilità, gli isolamenti dei positivi al Covid hanno problemi. Un 44enne di Pollena Trocchia, positivo al tampone, per tre giorni ha atteso inutilmente la chiamata della Asl per riferire la sua catena di contatti. Non si è perso d’animo, nel fai da te ha spinto i familiari a farsi il tampone. Tutti negativi e in auto isolamento. Il 44enne ha poi avvisato le persone incontrate negli ultimi giorni. Fai da te. La storia del cantautore Gianni Fiorellino racconta ancora di mancate risposte dalla Asl.

Fiorellino l’ha messa sul suo profilo Instagram: è risultato positivo, lo ha segnalato alla Asl, ma nessuno si è fatto vivo per i tamponi alla moglie e al figlio. Solo una telefonata: la Asl ha chiesto i nomi dei contatti avuti da Fiorellino prima di scoprire la positività. Ha scritto il cantautore: «Ho avuto il mio risultato in una struttura privata, mi sono messo in isolamento con mia moglie e i miei figli chiamando il medico di famiglia che ha chiesto alla Asl Napoli 3 sud di venirci a fare i tamponi, ma nulla». 

Ritardi, spiegano alle Asl, dovuti al numero dei tamponi da eseguire nelle diverse catene dei contatti, ma anche dalla necessità di aspettare 5 giorni, indispensabili per avere risultati attendibili sui «contatti stretti del positivo». Qualche giorno fa, i coniugi Carmine Bonanni e Daniela Carpisassi di Napoli, tornati da Londra, fanno il test. Solo lui, 58 anni, si scopre positivo. Passano giorni senza che la Asl faccia il secondo tampone. Nell’attesa, isolamento domiciliari, spesa ordinata online. Ha raccontato Carmine: «Facemmo il test al Frullone e ne avemmo i risultati solo 5 giorni dopo. Mio figlio ha fatto un tampone domiciliare e, dopo 6 giorni senza notizie, ha chiamato la Asl per sapere di essere negativo». Poco personale, la spiegazione, mentre l’avvocato Angelo Pisani ha depositato una diffida per conto della coppia.

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Al ritorno dalle vacanze in tanti sono rimasti in attesa di un tampone. Come Veronica, ventenne del quartiere Chiaia a Napoli, che con il compagno fa il test sierologico al ritorno dalla Sardegna. Negativi, ma quando sanno che altri compagni di viaggio sono positivi, ripetono il test. Stavolta, lui risulta positivo. La Asl a telefono impone la quarantena e la separazione della camere. Per un mese, però, la coppia non riesce ad avere un terzo tampone. Ha raccontato Veronica: «Abbiamo avuto difficoltà a avere risposta dalla Asl. Il tampone di verifica al primo test sierologico l’abbiamo fatto di nostra iniziativa».

Altra storia ha raccontato Nicola, un professionista di Pozzuoli a lungo in attesa di conoscere l’esito del tampone: «Solo i test prenotati dal medico di base sono accessibili e il negativo non viene comunicato. In ritardo ho scoperto la positività, diventando diffusore del virus». Capita a chi non fa il test come parte di una catena di contatti, ma di sua iniziativa. E quindi può, nei ritardi per ottenere il risultato, diventare in teoria primo anello di un’altra catena di contagi. Un meccanismo risolvibile solo con la rapidità dei risultati del tampone. Un obiettivo che fa a pugni con l’alto numero di test e i vuoti di personale nelle Asl. Dicono i medici di base: «I pazienti credono che noi dovremmo comunicare i risultati dei tamponi, ma sulla piattaforma Sic gli esiti vengono inseriti dopo settimane».
 

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