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Coronavirus, rivolta nelle carceri: via i capirivolta da Poggioreale ma 300 dormiranno a casa

di Gigi Di Fiore
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 10 Marzo 2020, 09:00 - Ultimo agg. : 12:59
4 Minuti di Lettura

Due giorni di fuoco. In tutte le carceri italiane l'emergenza coronavirus ha fatto esplodere la furia dei detenuti che ha trovato sfogo in decine di rivolte. Anche in Campania, malesseri radicati e sovraffollamento carcerario hanno avuto come scintilla a notizia che, fino al 22 marzo, per motivi di sicurezza sanitaria, i colloquio dei detenuti con i loro familiari sono sospesi. Da Salerno, a Napoli, a Santa Maria Capua Vetere si è accesa la protesta. E i danni in alcune strutture non sono stati da poco.

È stato il carcere di Fuorni, in provincia di Salerno, il primo nella protesta. Già sabato, un centinaio di detenuti ha danneggiato le strutture in comune della prima sezione al secondo piano. Sono state distrutte le postazioni degli agenti, la linea telefonica e il sistema di videosorveglianza, mentre le inferriate pure distrutte sono state già saldate. L'ammontare totale dei danni provvisori sembra avvicinarsi ai 300mila euro. Il giorno dopo, nel carcere napoletano di Poggioreale, qualche decina di detenuti del padiglione Napoli è salito sui tetti della struttura. I loro familiari, intanto, bloccavano il traffico a via Nuova Poggioreale di fronte l'ingresso del carcere. Sono accorsi due elicotteri e i rinforzi dalla Questura. La protesta si è allargata a quattro padiglioni: Napoli, Salerno, Livorno e Milano. Nella serata di domenica, la protesta è rientrata, ma anche in questo caso la stima dei danni ancora provvisoria e di diverse centinaia di migliaia di euro. È stato distrutto anche un defibrillatore. Mentre a Fuorni non ci sono stati atti di violenza tra detenuti a agenti penitenziari, a Poggioreale si sono avuti una quarantina di contusi tra agenti e detenuti.

Più tranquilla è stata la protesta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove una decina di detenuti del padiglione Nilo sono saliti sui tetti. Dopo un paio d'ore di trattative, sono stati convinti a scendere pacificamente. Oggi avranno alcuni colloqui con le autorità giudiziarie del distretto, per illustrare i loro timori.
 

 

«Inutile negarlo, il coronavirus ha fatto da scintilla a situazioni che covavano sotto la cenere - commenta il garante campano per i diritti dei detenuti, Samuele Ciambriello - Abbiamo cercato il colloquio e, grazie alla comprensione dei giudici di sorveglianza, si sono ottenuti dei provvedimenti che non sono di severità burocratica ma misure alternative alla detenzione anche, se temporanee».

Anche ieri, alcuni familiari dei detenuti hanno inscenato una protesta in via Nuova Poggioreale a Napoli gridando «amnistia, amnistia». Una richiesta sollecitata per limitare il sovraffollamento nelle carceri, pericoloso per il contagio dei virus. Dice ancora Ciambriello: «Ci sono celle con dieci detenuti. Sono esplosi problemi legati a mancate riforme carcerarie, con la carcerazione preventiva che aggrava il problema del sovraffollamento».

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Per cercare una soluzione temporanea e attenuare le proteste, i giudici di sorveglianza hanno concesso a Santa Maria Capua Vetere, come a Poggioreale e Fuorni la possibilità ai detenuti in semi-libertà di dormire a casa. La decisione durerà un mese, concessa a 45 detenuti di Santa Maria Capua Vetere e 325 di Poggioreale che potranno scontare la detenzione a casa, senza tornare in carcere dopo il lavoro esterno, come previsto, dalle 21 alle sette del mattino. Decisione diversa, invece, è stata presa dai giudici di sorveglianza di Benevento e Avellino, che hanno confermato la semi-libertà carceraria. A Poggioreale, poi, 30 detenuti tra i più accesi nella protesta sono stati trasferiti in altre carceri.

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Quindici strutture carcerarie, in Campania l'emergenza coronavirus è stata affrontata con l'allestimento di tende per il pre-triage. In casi sospetti per febbre e tosse, sono stati eseguiti già alcuni tamponi ai detenuti. Sono risultati tutti negativi. In Italia, sono due gli agenti penitenziari trovati positivi ai tamponi. Nessuno in Campania, anche se un agente viene tenuto sotto osservazione per dei sintomi sospetti. Anche in questi due giorni, gli agenti penitenziari sono stati sotto pressione per affrontare le proteste.

Dice Luigi Castaldo, segretario regionale dell'Osapp (organizzazione sindacale autonoma penitenziaria): «A Poggioreale, sono stati i detenuti dell'ala destra a devastare le parti comuni del carcere, con violenza a inciviltà. Quelli dell'ala sinistra, invece, hanno mostrato il loro dissenso, limitandosi a protestare contro la sospensione dei colloqui».
 

A Poggioreale, il tam tam di richiamo alla protesta è stato diffuso da alcuni telefonini che, in modo illecito, avevano i detenuti. Qualcuno sembra abbia girato anche dei video della protesta, poi trasmessi in Rete. Nel carcere di Secondigliano la situazione si è mantenuta tranquilla, anche nel reparto di massima sicurezza. Sono stati i parenti dei detenuti, invece, a organizzare blocchi stradali intorno alla struttura. Il grido era sempre lo stesso: «amnistia, amnistia». Proteste pacifiche anche nelle carceri di Sant'Angelo dei Lombardi e Ariano Irpino, dove non ci sono state violenze, ma solo urla e richieste di colloqui. Nella notte, invece, disordini sono scoppiati nel carcere a basso impatto di Aversa: aggredita una guardia, bruciati alcuni documenti. Dice ancora Samuele Ciambriello: «Anche a Secondigliano i detenuti in semi libertà hanno ottenuto un provvedimento provvisorio dei giudici di sorveglianza che concede il non rientro in carcere. Questa vicenda ha fatto venire al pettine una serie di nodi sui reali problemi della condizione carceraria, che dovranno essere affrontati».

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E a San Vittore 15 detenuti sul tetto del carcere, appiccato incendio

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