Coronavirus, il fratello di una vittima:
«Solidarietà, omaggio ai nostri cari»

In foto Michele Di Donna, vittima 47 anni
In foto Michele Di Donna, vittima 47 anni
di Francesca Mari
Mercoledì 1 Aprile 2020, 14:26 - Ultimo agg. 15:47
3 Minuti di Lettura

«Il dolore è atroce, ma la vita non può fermarsi. Lo dobbiamo ai nostri familiari, vittime del Coronavirus». A parlare è Ciro Di Donna, fratello di Michele il 47enne del quartiere di Santa Maria la Bruna che lo scorso 22 marzo ha perso la battaglia contro il virus a Boscotrecase, a distanza di un’ora da sua zia Rosa. Sono morti entrambi al Covid Hospital di Bosco, e sono tra le prime vittime della città che oggi ne conta 10, oltre a 49 positivi di cui 20 ospedalizzati.

LEGGI ANCHE Coronavirus, in tilt le reti wi-fi a Castellammare: utenti inferociti

Ciro Di Donna, informatore farmaceutico, dopo notti insonni e l’incapacità di comprendere perché questo virus che sta mettendo il mondo in ginocchio abbia potuto stroncare la vita di suo fratello così prematuramente, ha deciso di rialzarsi. Per il fratello e per la zia commerciante. Così si è attivato insieme a diversi commercianti del quartiere per aderire all’iniziativa di solidarietà «La spesa sospesa», promossa dalle associazioni Torre non Molla, Ascom, Associazione Commercianti Torresi, Gli occhi di Claudio, Associazione Noi Minori.
 


Una cordata di solidarietà che interessa tutta la città, con la consegna a casa di pacchi alimentari per aiutare gli indigenti. Ma alla solidarietà si aggiunge anche la voglia di rinascita di un quartiere, quello di Santa Maria la Bruna, che sta pagando lo scotto per la diffusione di più focolai, tra cui quello di due sacerdoti di una comunità religiosa a cui sarebbero legati diversi contagi. «Solidarietà e rinascita - ha detto Ciro - sono le missioni che vogliamo portare avanti nel nome dei nostri cari. Tutto ciò che sta accadendo non sembra reale e, se ci fermiamo a pensare, rischiamo di impazzire. Invece ci dobbiamo arrivare per la comunità, per chi non c’è più. Consegniamo le spese a casa in periferia per evitare che arrivino al centro e creino assembramenti.

Poi molti della zona sono commercianti e incominciano ad aprire i negozi perché hanno l'autorizzazione Asl. Questo quartiere non può essere trattato come un lazzaretto. Nel ricordo di mia zia che era commerciante e di mio fratello che ha sempre combattuto per la giustizia ora scendo in campo. Non c’è un attimo in cui non pensiamo a loro, ma loro avrebbero voluto che lottassimo per questa vita». Tra i negozi attivi anche Alimentari Di Donna e la merceria di Rosetta, la 75enne vittima di Santa Maria la Bruna. 













 

© RIPRODUZIONE RISERVATA