Coronavirus, un napoletano in Russia: «Ci accusano di avere esportato il virus»

Coronavirus, un napoletano in Russia: «Ci accusano di avere esportato il virus»
di Paola Marano
Sabato 28 Marzo 2020, 21:48 - Ultimo agg. 29 Marzo, 05:33
4 Minuti di Lettura

«Alcune persone mi hanno contattato in privato su facebook per dirmi che dovevo lasciare la Russia. Che noi italiani stiamo generando il panico e che il virus qui lo abbiamo portato noi». E’ la testimonianza di Giovanni Savino, 36 enne napoletano che vive da oltre un decennio a Mosca, dove insegna storia contemporanea all’istituto di scienze sociali dell’Accademia russa dell’economia nazionale e del servizio pubblico.

Se prima erano i cinesi, adesso la caccia all’untore si è riversata sugli italiani. E i nostri connazionali che vivono all’estero ne sanno qualcosa. «In questo paese siamo sempre stati ben voluti, però ora è cambiato l’atteggiamento – racconta Giovanni – anche i media hanno iniziato a dire che il virus è arrivato dall’ Italia, riconducendo l’origine del contagio a un turista russo che è stato nel bergamasco».
Il docente ha affidato il suo racconto al format «Inner Talks», un ciclo di incontri ideato da Alfredo Esposito,  realizzato in collaborazione con l’Associazione Subcava Sonora e la piattaforma di consulenza legale Difesa d’Autore, nato per dare voce in diretta facebook alle storie dell’emergenza Covid 19 nel mondo e contrastare la diffusione di fake news.
 


Proprio ieri il presidente Putin ha introdotto in Russia la misura di una settimana di ferie pagate, primo vero passo verso il lockdown anche per il Cremlino. «Al momento l’emergenza c’è e non c’è  - spiega Giovanni -  Putin ha proclamato questo provvedimento subito dopo che era stato a visitare l’ospedale allestito per i contagiati da Coronavirus nella periferia di Mosca. Prima di questo non vi erano state grandi dichiarazioni da parte sua e per la prima volta l’abbiamo visto balbettare in tv».

Il sindaco di Mosca, invece, aveva giocato in anticipo mettendo in atto già da giorni restrizioni che secondo Giovanni farebbero invidia al governatore della Campania Vincenzo De Luca. «Non si utilizza il termine quarantena, però già da oggi si cominciano a vedere gli effetti. A Mosca sono stati chiusi parchi e caffè e restano aperti solo gli esercizi che forniscono servizi essenziali – dice – ma il primo cittadino aveva sostanzialmente già obbligato gli over 65 a stare a casa disattivando le loro carte di agevolazione per accedere ai mezzi».

Oggi la Russia ha registrato 228 nuovi casi positivi al nuovo Coronaviurs. «La progressione sta cominciando ad essere all’italiana quindi probabilmente si arriverà nei prossimi giorni a misure più restrittive – aggiunge Giovanni - Si percepisce ancora tra la gente un’oscillazione tra panico e sottovalutazione».
Secondo le informazioni fornite da Rosstat, l'istituto nazionale di statistica russo, già a gennaio il numero di polmoniti registrate a Mosca superava del 37 per cento il dato dello stesso mese nell’anno precedente. Un quadro che sta gettando in cattiva luce le capacità diagnostiche nei confronti del Coronavirus del sistema sanitario russo e la poca trasparenza dei dati ufficiali relativi al numero di contagi diffusi dal Cremlino. 

La rabbia per le accuse contro gli italiani cede il passo alla preoccupazione per la tenuta degli ospedali russi dinanzi a uno scenario di tipo italiano. «Il sistema sanitario qui è pubblico ma ha una forte presenza privata e ha subito molti tagli. Mi sentirei molto più protetto dal nostro servizio sanitario nazionale – confessa Giovanni -  Ci troviamo dinanzi a una cosa che nella storia non era mai avvenuta prima».
Ai nostri connazionali, quindi, non resta che mettere in guardia il popolo russo e invitarlo a non prendere sotto gamba la situazione. «Bisogna restare a casa. E’ la cosa che cerchiamo di far capire loro in ogni modo -  conclude Giovanni – devo ammettere che c’è una gran parte che ha provato consolarci e anche l’ambasciatore italiano, il napoletano Pasquale Terracciano, ci sta dando un grande supporto morale».

Giovanni Savino è solo il primo  ospite del format «Inner Talks».Seguirà domani, domenica 29 marzo, alle ore 19, l’incontro virtuale con Shehan Somaratna, musicista srilankese che vive e lavora a Bristol.  «In queste settimane siamo letteralmente sommersi da notizie, informazioni e input di cui la maggior parte si rivela poi falsa o non verificabile - dichiara l'ideatore Alfredo Esposito -  Ho pensato che fosse necessario ascoltare la voce di chi, in prima persona, vive in contesti e paesi diversi dal nostro e può restituirci in prima persona il modo di vivere l'emergenza Covid19 e le misure a essa legate. Un maniera per avvicinarci, seppur virtualmente, e per condividere un bene che in questo momento si sta rivelando primario più che mai: le informazioni»



 

© RIPRODUZIONE RISERVATA