Coronavirus, i vivaisti della Campania
chiedono lo stato di calamità naturale

Coronavirus, i vivaisti della Campania chiedono lo stato di calamità naturale
Venerdì 27 Marzo 2020, 12:18
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Il consorzio produttori florovivaisti campani chiede lo stato di calamità naturale per l'intero settore regionale e allo stesso tempo «stigmatizza il comportamento del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali che nel Dpcm del 22 marzo 2020 ha incluso i fiori tra i prodotti per i quali è permessa la vendita, consentendo quindi la commercializzazione anche al dettaglio di semi, piante e fiori ornamentali, piante in vaso e fertilizzanti». «A chi dobbiamo vendere i nostri fiori?» si domanda Vincenzo Malafronte, presidente del consorzio produttori florovivaisti campani. «Un controsenso evidente - prosegue - Se siamo invitati, giustamente, a rimanere in casa e sono state vietate le cerimonie religiose e non, sono stati chiusi i cimiteri ed è possibile muoversi solo per comprovate esigenze, come si può in questo contesto favorire il commercio dei fiori?».

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Un settore, quello florovivaistico, messo in ginocchio dall'emergenza Coronavirus, con una perdita che si aggira intorno agli 80 milioni di euro solo per la Regione Campania e che vede a rischio il futuro di oltre 20mila posti di lavoro. Da qui la necessità di chiedere alla Regione di considerare lo stato di calamità naturale per il settore. Malafronte si rivolge direttamente al governatore campano Vincenzo De Luca «da sempre attento al nostro settore affinché possa dare eco al nostro appello presso il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. In questo momento abbiamo bisogno di aiuti economici, contributivi e creditizi. Le imprese agricole florovivaistiche sono quelle maggiormente colpite di tutto il settore agricolo. Tante sono state costrette a mandare al macero il 100% delle proprie produzioni e allo stato attuale delle cose è fortemente a rischio anche la programmazione invernale. La decisione del Governo di permettere la vendita di fiori e semi è uno specchietto per le allodole, uno stratagemma per non affrontare seriamente il problema, decretando così la scomparsa del nostro comparto». Il consorzio già prima delle misure più stringenti per contrastare il contagio da Coronavirus, che hanno prodotto la chiusura anche dei mercati all'ingrosso, aveva lanciato il suo grido d'allarme, chiedendo un intervento concreto al ministro Bellanova: «Ma le risposte, al momento, sono state completamente insufficienti» conclude Malafronte. 

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