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«Ho ripensato - afferma D'Angelo - alle battaglie dei nostri padri che ci hanno raccontato della Guerra e molti della mia generazione hanno vissuto direttamente l'esperienza del colera nel 1973, del terremoto nel 1980 e tante altre crisi, sociali ed economiche. Ho ripensato a una vita di battaglie, in questi giorni in cui stiamo combattendo, probabilmente, la più difficile di tutte, cos'altro sarebbe possibile fare? Mi sono posto questa domanda da uomo delle istituzioni e da pubblico amministratore di ABC, l'azienda speciale comunale di gestione dell'acqua.
Ecco, la prima risposta che mi è venuta in mente è stata quella di dare il buon esempio. Molti, giustamente anche, si appellano alla capacità di risposta delle istituzioni e confidano sulla rianimazione del welfare pubblico, ma pochi però rammentano che noi stessi siamo 'istituzioni'. E che nei momenti di crisi ognuno deve fare la sua parte e chi ha un ruolo pubblico deve farla più di tutti. Questo al di là della retorica e della demagogia, al di là dei diversi orientamenti politici. Non c'è nulla di eroico in questa scelta, c'è solo la consapevolezza che esistono valori e significati, anche simbolici, che chi ha responsabilità pubbliche deve sentire il dovere di assumere e comunicare, se ha interesse a rendere credibile la funzione istituzionale ed il ruolo che esercita. Se si vuole rendere attendibile l'appello alla responsabilità che si rivolge alla comunità. Rendo pubblica questa mia decisione nella speranza che, come diceva un grande rivoluzionario e poeta come Alekos Panagulis, 'altri seguiranno'».