Coronaviurs, l'appello di un infermiere di Napoli a Conte: «Basta chiamarci eroi, aumentate gli stipendi»

Coronaviurs, l'appello di un infermiere di Napoli a Conte: «Basta chiamarci eroi, aumentate gli stipendi»
di Paola Marano
Venerdì 17 Aprile 2020, 20:00 - Ultimo agg. 18 Aprile, 09:24
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«Le istituzioni adesso ci chiamano eroi, mentre per anni hanno bistrattato e messo in ginocchio la sanità, gli operatori sanitari tutti e in particolare gli infermieri». A parlare è Ciro Maraniello, 29enne infermiere del reparto di chirurgia d’Urgenza e Trauma Center dell'ospedale Cardarelli di Napoli.

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Come tanti altri suoi colleghi Ciro è stanco di sentir parlare del coraggio di chi come lui lavora in prima linea nella lotta al Covid-19 «quando poi alla fine di fatto non si fa nulla per valorizzare queste figure che da anni non godono di una retribuzione economica che sia equiparata alla responsabilità di cui si fanno carico», evidenzia.

Il giovane infermiere è dal 2015 nel più grande ospedale della Campania. Per quattro anni ha lavorato da somministrato, cioè con un contratto di lavoro interinale. Soltanto nel 2019 è riuscito a ottenere un tempo indeterminato, che secondo il contratto collettivo nazionale di lavoro degli infermieri non gli frutta più di 1.500 euro al mese.

Per questo, sulla scia di una richiesta già inviata al presidente del Consiglio dalla Fials (Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità) e Unsa (Funzioni Centrali), Ciro lancia un appello al premier Conte affinché «vengano riaperte le trattative per il rinnovo del CCNL 2019-2021 per i lavoratori pubblici, e tramite questo strumento si valorizzi adeguatamente ciò che le donne e gli uomini del pubblico impiego stanno facendo adesso e ciò che saranno chiamati a fare, assicurando sempre, in ogni condizione, il funzionamento della macchina statale e garantendo la fruizione dei diritti primari alla popolazione».

Una promessa che Giuseppe Conte aveva già fatto agli infermieri impegnati nella battaglia contro il Coronavirus, quando attraverso un'informativa in aula alla Camera dello scorso 25 marzo, parlando a nome del Governo - «ma sono sicuro che tutti i membri del Parlamento possano ritrovarsi in quest’impegno» - diceva: «Non ci dimenticheremo di voi e di queste giornate così rischiose e stressanti».
 
Un rischio e uno stress che l’infermiere napoletano conosce ormai bene: «Qui in Campania abbiamo vissuto sulla nostra pelle la mancanza delle mascherine e dei presidi di sicurezza che adesso pare stiano per arrivare - racconta Ciro - le procedure sono difficili da rispettare e anche i test rapidi, alternativi ai tamponi, non sempre sono attendibili. Anzi capita che vengano smentiti».
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