Cosimo Di Lauro, l'autopsia: «Segni di deperimento, non è morto di infarto»

Cosimo Di Lauro, l'autopsia: «Segni di deperimento, non è morto di infarto»
di Gigi Di Fiore
Venerdì 17 Giugno 2022, 07:00 - Ultimo agg. 18 Giugno, 08:56
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Era il passaggio principale dell'inchiesta che il pm Roberto Fontana della Procura di Milano coordina sulla morte di Cosimo Di Lauro. Su incarico del magistrato, è stata eseguita l'autopsia sul corpo di chi fu spietato capoclan nella guerra di Scampia tra il 2004 e il 2005. Ad affiancare il consulente della Procura, anche il medico legale milanese Marco Scaglione nominato dalla famiglia Di Lauro, assistita dall'avvocato Vittorio Giaquinto, che in questa inchiesta, aperta per omicidio colposo a carico di ignoti, è parte lesa. L'autopsia è stato l'adempimento fondamentale dell'inchiesta, disposta su quesiti precisi. Il medico legale deve capire la causa della morte, verificare nel corpo di Cosimo Di Lauro presenze eccessive di farmaci o altre sostanze, accertare se vi sono state omissioni nelle cure o nella sorveglianza del detenuto Di Lauro, sul suo decesso notturno in cella.

Poco prima dell'autopsia, un altro adempimento formale obbligatorio: il riconoscimento del cadavere. A Milano sono andati due dei sette fratelli liberi dei dieci figli di Paolo Di Lauro, il «Ciruzzo o milionario» che controllava tutte le piazze di spaccio dell'area nord di Napoli: Antonio e Raffaele.

Ed è stato proprio Antonio, l'unico ad avere incontrato, in colloqui in carcere negli ultimi mesi, il fratello, a riconoscerlo all'obitorio. Alla fine, sembra abbia commentato: «È irriconoscibile, in condizioni fisiche disastrose». 

Un paio d'ore è durata l'autopsia. Per le conclusioni dettagliate, naturalmente, bisognerà attendere la relazione dei medici legali tra un paio di mesi. Ma già dai primi accertamenti, è stata sicuramente esclusa la morte per infarto come qualcuno aveva ipotizzato senza riscontro. Nessun segno, poi, di violenze autolesionistiche, che avrebbero potuto far sospettare un suicidio. Un corpo, però, trovato dai due medici in condizioni di deperimento eccessivo. A conferma delle tante relazioni che hanno segnalato sempre più spesso come Cosimo Di Lauro rinunciasse a mangiare, non curava l'igiene personale, si era perso dietro pensieri assenti affogati in sigarette fumate con frenesia steso tutto il giorno sul letto della cella.

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I prelievi di tessuti sul cadavere, eseguiti dai medici legali, dovranno accertare la presenza di sostanze tossiche, di farmaci in eccesso, di eventuali droghe. Nei colloqui con i medici nei suoi 17 anni e mezzo di detenzione sempre al carcere duro del 41-bis, Cosimo Di Lauro ha negato con forza di prendere droghe. Ma in questi anni, come accertato in una corposa documentazione medica raccolta nei passaggi in sei penitenziari diversi, sicuramente Di Lauro è stato sottoposto a trattamenti con più farmaci. In prevalenza tranquillanti, ma anche psicofarmaci. Bombe chimiche, che avrebbero potuto avere ripercussioni nel tempo sulle sue condizioni fisiche. Nel 2011, una perizia affidata dal Tribunale per il riesame di Napoli al neurologo napoletano Luigi Lavorgna, aveva diagnosticato a Cosimo di Lauro una patologia in grado di incidere progressivamente sui movimenti degli arti, danneggiando il sistema nervoso periferico: la polineuropatia cronica infiammatoria demielizzante (la Cidp). E ha spiegato il dottore Lavorgna: «Una patologia che va seguita, monitorata e curata perché potrebbe avere anche sbocchi gravi fino all'immobilità e all'insufficienza respiratoria». Anche questo verificheranno, analizzando i dati dell'autopsia, i medici legali: capire se è stato proprio l'aggravarsi della patologia Cidp, con le condizioni di abbandono di Cosimo Di Lauro, ad averlo portato alla morte. In queste ore, la Procura milanese dovrebbe autorizzare la famiglia a prelevare il corpo per la sepoltura. E la Questura di Napoli, per evitare incidenti o altri problemi, ha disposto che, quando verrà fissato, il funerale dovrà tenersi soltanto in forma privata. 

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