Covid a Napoli: caos assistenza sanitaria, 80mila senza medico di famiglia

Covid a Napoli: caos assistenza sanitaria, 80mila senza medico di famiglia
di Melina Chiapparino
Martedì 2 Marzo 2021, 00:00 - Ultimo agg. 12:36
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È allarme per la carenza dei medici di base a Napoli dove mancano all’appello più di 60 camici bianchi. Il risultato dell’avvicendarsi di pensionamenti mai sostituiti con nuovi incarichi, e dei ritardi nell’organizzazione regionale sui bandi per le assegnazioni, è che, oggi, ottantamila cittadini napoletani sono senza medico di famiglia. A denunciare il vuoto assistenziale che andrebbe sanato per assicurare la copertura sanitaria a tutti i residenti del capoluogo napoletano, è Annarita Patriarca, consigliere regionale e capogruppo di Forza Italia che documenta come il «12% circa dell’utenza sia attualmente scoperta». Su un totale di 730 medici di famiglia a Napoli, dovrebbero essere integrati almeno altri 70 dottori per annullare la differenza tra cittadini si serie a e di serie b. 

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Per chi non ha un medico di famiglia, l’unica soluzione possibile per ottenere prescrizioni e visite è rivolgersi alla guardia medica o, i più fortunati, possono contare sull’amicizia di qualche camice bianco.

In ogni caso, si tratta di soluzioni “fai da te” che, la maggior parte delle volte, si traducono in file interminabili fuori agli uffici della guardia medica o in attese di ore prima di accedere agli ambulatori Asl. Qualsiasi rimedio si rivela provvisorio e in contraddizione con il diritto alla salute che viene letteralmente “scippato” al cittadino. Questo accade perché «nell’ultimo biennio non si è provveduto a sostituire i medici che nel frattempo sono andati in quiescenza o hanno optato per un altro incarico - spiega Patriarca - inoltre, alla scadenza, non sono stati prorogati i mandati provvisori». L’emergenza riguarda soprattutto alcuni quartieri periferici della città che soffrono più degli altri la carenza dei medici di base. Si tratta di Bagnoli, Ponticelli, San Pietro a Patierno e Scampia dove tanti residenti sono doppiamente penalizzati: oltre a non avere un medico di base a cui rivolgersi, non possono vedersene assegnato uno per mancanza di camici bianchi disponibili. Il problema rischia di aggravarsi ancora di più con l’emergenza del Covid. «Non bisogna dimenticare che proprio il tempestivo intervento nel formulare la diagnosi e nel gestire i casi più critici di Covid, permette ancora oggi di salvare vite umane e di evitare il sovraffollamento degli ospedali» fa notare la consigliera forzista che invoca il coinvolgimento dei medici di famiglia anche nel piano vaccinale anti Covid in Campania. La mancata assistenza ai pazienti è la conseguenza della carenza dei medici di base ma oltre al danno provocato all’utenza, questa condizione, come sottolinea Patriarca, «comporta la creazione di sacche di disoccupazione tra i camici bianchi e un abbassamento della qualità dell’assistenza per l’incremento del tetto di assistiti». In pratica, da una parte ci sono medici di base che allargano così tanto la platea da non riuscire a seguirli in maniera appropriata, e dall’altra c’è una una grande quantità di cittadini non assistiti. 

«Denunciamo i ritardi nei bandi regionali per l’assegnazione degli ambiti carenti per l’assistenza primaria e la continuità assistenziale da tempo» tuona Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale che ricorda come solo recentemente siano state assegnate le graduatorie del 2018 e del 2019, registrando attualmente quasi due anni di ritardi. «Per velocizzare il meccanismo andrebbero integrate le graduatorie solo con le nuove domande, aggiornando i punteggi in tempi brevi» suggerisce Scotti, presidente anche dell’Ordine dei Medici napoletano. A segnalare la disfunzione del sistema «che vede i ritardi della Regione Campania e gli altrettanti ritardi delle Asl nel trasmettere i dati all’ente regionale» è stato anche il movimento “Medici senza carriere” guidato da Salvatore Caiazza che sottolinea la presenza di 1800 medici attualmente in graduatoria. Per rilanciare soluzioni, Patriarca ha chiesto «la convocazione in audizione, in commissione Sanità, dei responsabili sanitari delle articolazioni territoriali competenti e dei rappresentati delle relative organizzazioni sindacali di categoria». 

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