Covid: boom di contagi a Napoli, riesplode l'emergenza ossigeno. ​E al Cardarelli è caos pronto soccorso

Covid: boom di contagi a Napoli, riesplode l'emergenza ossigeno. E al Cardarelli è caos pronto soccorso
di Ettore Mautone
Lunedì 1 Marzo 2021, 23:00 - Ultimo agg. 2 Marzo, 12:29
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Niente ossigeno in farmacia per pazienti soccorsi a domicilio dal 118, esattamente come tre mesi fa: domenica scorsa, in due diversi interventi di soccorso a Napoli - il primo a Sant’Antonio ai Monti e l’altro al Vomero - per altrettanti pazienti in difficoltà respiratoria, di cui uno affetto da Covid conclamato e l’altro cardiopatico - la richiesta del medico del soccorso di una bombola di ossigeno in farmacia è rimasta inevasa a causa della indisponibilità del presidio gas salvavita. Difficoltà nel turn-over per le forniture nei festivi, mancata riconsegna delle bombole vuote in farmacia, aumentato fabbisogno da parte dei pazienti Covid in assistenza domiciliare le principali cause della carenza: una spia accesa sull’incremento della febbre epidemica in città ma anche procedure di approvvigionamento spesso farraginose e burocratizzate visto che molte farmacie non accettano la richiesta del medico di emergenza e richiedono invece, a norma di regolamento, la ricetta del medico di famiglia o del dottore di continuità assistenziale di notte e nei festivi. Intanto si aggrava la situazione al Cardarelli: in un video girato al pronto soccorso si vedono tanti pazienti l’uno accanto all’altro in una situazione caotica e senza distanziamento. In esaurimento anche le barelle.

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Primo caso: a chiamare i soccorsi sono i familiari di uno straniero di nazionalità indiana, 40 anni, accusa febbre e tosse. Alla misurazione dell’ossimetria (la percentuale di saturazione di ossigeno) emerge un valore inferiore a 90 e tende a peggiorare. Il medico, dopo averlo visitato, sospettando una polmonite da Sars-Cov-2 consiglia il ricovero in ospedale. Al netto rifiuto del paziente provvede con le bombole in dotazione. La saturazione subito migliora. Viene allora chiesta in urgenza la fornitura di una bombola di 16 litri di ossigeno gassoso da reperire in farmacia. I familiari si precipitano nel presidio di turno più vicino ma la bombola manca. I parenti del malato fanno il giro del quartiere ma nessuna farmacia ha bombole disponibili. Al rientro a mani vuote il team del 118 ripropone il ricovero ma il paziente sta meglio e i suoi familiari assicurano che andranno a prenderne una disponibile in una farmacia dell’hinterland a cui hanno telefonato. Secondo soccorso: questa volta il paziente è un 90enne. Anche lui ha un livello di saturazione molto basso e una tachicardia sopraventricolare.

Viene trattato con digitale, supera la crisi ma la saturazione resta a 87. Viene assistito con l’ossigeno in dotazione del 118. Il figlio si precipita in farmacia per reperire una bombola. Niente da fare anche in questo caso. Il medico del 118 chiama il numero verde per la fornitura di ossigeno liquido ma gli viene risposto che non sono assicurate consegne a domicilio e che la procedura richiede sempre una prenotazione su ricetta del curante in farmacia. 

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«L’ossigeno è un farmaco d’urgenza - avverte A. B., dottore del 118 - dovrei avere la possibilità di ottenerlo direttamente a domicilio o in farmacia per evitare ricoveri impropri, sulla base della nostra scheda di soccorso, l’anagrafica del malato e la relativa richiesta. La bombola così ottenuta del resto viene pagata su cauzione. Nel caso specifico comunque le farmacie ne erano sprovviste». «Allo stato attuale non ci risultano carenze - replica Nicola Stabile, dirigente di Federfarma - i fornitori stanno assicurando il servizio e tranne rari casi che possono verificarsi nei giorni festivi per un aumentato fabbisogno, mediamente ogni farmacia ha sempre tre o quattro bombole in deposito. Va sottolineato che il contesto è quello di una Regione che con circa 80mila attualmente positivi a Sars-Cov-2 ha il più alto numero di contagiati d’Italia sebbene un terzo di pazienti ospedalizzati in meno. Segno che esistono molti più malati curati a domicilio che per precauzione o per necessità si procurano sempre una bombola a casa». Che sia un caso isolato o la spia dell’inizio di un fenomeno che può incancrenirsi con il progredire dell’epidemia, preludio di una nuova emergenza, la procedura che prevede la richiesta in urgenza da parte del medico del 118 dovrebbe in effetti essere sempre assicurata. Molti farmacisti a quanto pare temono che il ritorno del vuoto in farmacia diventi problematico. Una bombola costa circa 350 euro e anche una cauzione di poche decine di euro oltre a essere una pratica non codificata per legge non assicura la restituzione. Da qui la possibilità che qualcuno si trinceri dietro la necessità della ricetta o l’indisponibilità. Molti farmacisti dopo aver erogato la bombola da 16 litri allertano i fornitori e nei casi di malati Covid dispongono la consegna a domicilio di una bombola più grande da 25 litri che dura di più e che è più facile avere in restituzione visto il maggiore ingombro. «In molti casi capita che queste bombole non vengano restituite per dimenticanza o per la morte del paziente che poi causano carenze in alcune farmacie - conclude Michele Di Iorio, titolare della omonima farmacia di via Belvedere - del resto per i malati Covid la bombola va sanificata prima della restituzione e dunque la procedure hanno un percorso più articolato».

Preso d’assalto da pazienti Covid e non, l’ospedale è sempre in trincea. Al pronto soccorso - come si evince da un video girato all’interno del reparto - pazienti sistemati sulle barelle e praticamente nessun posto libero. È la punta dell’iceberg di una rete sanitaria messa a dura prova dalla pandemia. Il manager Giuseppe Longo: «Iperafflusso di ammalati non Covid. Sono in atto una serie di interventi finalizzati a ridurre il numero di pazienti».

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