Napoli, boom di negozi chiusi a San Gregorio Armeno: ​società milanesi pronte all'affare

Napoli, boom di negozi chiusi a San Gregorio Armeno: società milanesi pronte all'affare
di Gennaro Di Biase
Sabato 10 Aprile 2021, 00:00 - Ultimo agg. 18:25
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È il centro la zona più devastata di Napoli. La crisi economico-pandemica racconta di almeno 15 attività scomparse, con cartelli di cedesi o affissi all’esterno dei locali o saracinesche non più rialzate: ristoranti e pizzerie, negozi di abbigliamento, bar, empori, botteghe storiche di artigiani. Il panorama della decadenza commerciale fronte strada non esclude nessuno, grandi nomi e non, e si estende da corso Umberto ai Decumani, da piazza Mercato a Santa Chiara passando per via Duomo. Al di qua dei numeri parziali, in triste ma costante aggiornamento, lo scenario è complesso: in diversi casi non è possibile stabilire se dietro una delle centinaia di saracinesche abbassate del centro ci sia o no un fallimento. Tutto dipenderà dalla ripartenza, e proprio su questo tema arriva «l’interesse di gruppi immobiliari da Milano, che vorrebbero rilevare le attività morose del centro di Napoli per scommettere sulla ripartenza».

Dove l’indotto turistico era più fiorente, i danni sono maggiori. Partiamo da Santa Chiara, una via che rinasceva fino a inizio 2020 e che oggi è praticamente in dismissione. «Nel pre-Covid il fitto di un locale medio in centro storico era di circa 4000 euro, una cifra totalmente insostenibile in questo anno di Covid - spiega Pino De Stasio, consigliere municipale e barista - Lo dimostra l’escalation di negozi in cedesi a Santa Chiara, da Hermes, storico artigiano, allo spazio sociale Perzechella, fino al negozio di bombole per gas.

Se non torneranno i flussi turistici, questi prezzi vanno assolutamente rivisti o trasformeremo il centro di Napoli in un far west. Le attività falliscono per i fitti, e il decreto sostegni lo ha ignorato. Alcuni immobiliaristi da Milano stanno cercando di acquistare i locali morosi del centro storico, per guadagnare sulla ripresa dei flussi. Questo dell’esproprio del centro ai napoletani sarà un tema molto serio nei prossimi mesi». 

Stessa musica ed ex ristoranti deserti o sfitti a ridosso di Cappella Sansevero e crisi nera poco più in là, a San Biagio dei Librai: un ex emporio di saponi e uno dei locali ex bottega di artigiani di presepi e arredi sacri. «Nei prossimi giorni saremo in sit-in fuori alla regione - dice Gabriele Casillo, presidente dell’associazione Botteghe di San Gregorio - Installeremo un pannello con “Cedesi san Gregorio Armeno”. Saltati Natale e Pasqua, non abbiamo modo di resistere. Salvaguardarci dovrebbe essere una priorità per le istituzioni. A via San Biagio dei librai, la famiglia Russo, del presepiale e artigianato ecclesiastico ha dovuto cedere uno dei locali. Se non arrivano aiuti immediati una decina di botteghe non arriveranno all’estate, e la strada non sarà più la via dei presepi». 

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Esodo in corso Umberto e vetrine svuotate. «Qui ogni giorno chiude qualcuno - spiega Francesco Martone, dell’omonimo storico atelier in corso Umberto - Proprio di fianco al mio negozio c’era Aqui, abbigliamento per uomo, il cui locale è svuotato da circa una settimana. Hanno lasciato la zona anche Cioccolata, sempre del settore moda, e Alcott. Perfino Kiko ha ridimensionato gli spazi. Su diversi di negozi di oggettistica chiusi da mesi pende un punto interrogativo. Oltre che dello stop turistico, questa via risente molto dei limiti di spostamento da un Comune all’altro». 

La strage economica in via Duomo e piazza Mercato è già arrivata, in due strade rimasta sospese tra virus e restyling. «La situazione in via Duomo è allucinante - racconta Marcello Martone, fratello di Francesco e dell’omonimo atelier - Si contano almeno 7 cartelli di negozi in affitto a causa della pandemia, il ristorante Casa al Duomo, due gioiellerie, la Biotique di profumeria, più altri 3 cartelli di proprietari che cercano un locatario. Al momento su 200 locali in via Duomo, solo 70 sono operativi. La pandemia si è aggiunta alla crisi precedente e la ztl non ha aiutato». Lo stesso deserto si trova in piazza Mercato, dove «tante attività hanno ceduto a causa del Covid - osserva Ida Buglione, dell’omonimo negozio di moda - le attività chiuse sono tantissimi in questa zona si confondono la crisi pandemica e quella precedente. Piazza Mercato non è mai rinata. In via Giacomo Savarese siamo aperti in 5, le saracinesche abbassate sono almeno 50». Tornando ai numeri, anche qui diventa difficile stabilire quale sarà il destino di una serranda sbarrata, e se quei locali siano attesi da nuovi finanziatori che ne saldino eventuali debiti, da una rinascita estiva o dal fallimento.
 

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