Covid, la resa dei b&b a Napoli: 3 su 10 pronti a cedere l'attività

Covid, la resa dei b&b a Napoli: 3 su 10 pronti a cedere l'attività
di Gennaro Di Biase
Martedì 6 Aprile 2021, 00:00 - Ultimo agg. 18:16
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Grande attenzione, in questo delicato periodo di crisi prolungata, va dedicata al mondo delle strutture ricettive extralberghiere. Il discorso riguarda svariate migliaia di appartamenti, nei vicoli e nei palazzi del centro storico e non, che nell’ultimo decennio avevano assunto la funzione di bed and breakfast, case vacanza o affittacamere. Cioè tutte aziende che fino al febbraio del 2020 vivevano un boom economico importante, legato a quello dei flussi turistici, e che oggi di boom ne vivono un altro, purtroppo negativo, che riguarda le cosiddette «cediture» di attività. Basta cercare su un qualunque portale online immobiliare per farsi una prima idea del fenomeno: in sostanza, circa «tre su dieci» dei titolari di strutture ricettive (affittacamere, case vacanza o b&b) che nel pre-Covid scoppiavano di vacanzieri da ogni angolo del pianeta (fino a raggiungere i circa 5000 annunci a inizio 2020), attualmente è soffocato dalle spese vive e dai mancati incassi, e dunque in fase di passaggio di gestione. 

Gli allarmi della speculazione e delle infiltrazioni oscure, in pratica, sono tutt’altro che lontani, e procedono appaiate con l’avvicinarsi del possibile gran ritorno dei vacanzieri nella seconda parte del 2021. «Cedesi attività ricettiva – loft ristrutturato e arredato, 2 locali, due bagni», superficie intorno ai 50mq. L’annuncio in questione, uno dei tanti dai portali online del settore, riguarda un appartamento in zona centralissima. Per «40mila euro», in sostanza, il titolare cede a un terzo il restyling già effettuato, i fondamentali account su Airbnb e Booking, con le relative recensioni, preziosissimi nel pre-Covid, e il canone d’affitto, che nella fattispecie ammonta a circa 600 euro. Tutto questo, ovviamente, accade in funzione della crisi. «Il fenomeno della ceditura è in crescita – racconta Fabrizio De Lella, titolare del b&b Toledostation – In pratica si mette in vendita l’attività: la licenza di b&b, gli arredi, gli account, i lavori già fatti per allestire l’appartamento per i turisti. Su 10 bed and breakfast almeno 3 sono in via di ceditura a Napoli. Parliamo di centinaia di attività. La nostra categoria è morta: vista l’assenza di turisti prolungata e la mancanza di una programmazione governativa per le riaperture, in settimana avrò l’ultima chance prima di essere costretto a chiudere: allestirò un crowdfundig per la mia struttura, rivolta clienti che vi hanno soggiornato e a chi sia sensibile alla nostra crisi da incubo. Ovviamente la cifra incassata sarà devoluta a pagare le spese che in questi 14 mesi di non lavoro si sono accumulate». 

La ceditura è una pratica particolare, che può generare coni d’ombra – come confermato dagli studi legali interpellati – in quanto per tantissime strutture ricettive extralberghiere, il proprietario dell’immobile e il gestore dei turisti non coincidono. Migliaia di giovani napoletani avevano trovato lavoro proprio così negli ultimi anni: intestandosi vari canoni d’affitto e trasformando appartamenti grandi o piccoli, nei vicoli o nei palazzi storico in case vacanza. Un intero mondo spazzato via dall’emergenza sanitaria che ha reso un ricordo il turismo. Ne sanno qualcosa, in questo periodo, gli agenti immobiliari. Ma molti affari e passaggi di testimone avvengono anche via social e tra privati. Ceditura a parte, si registra in pandemia un aumento di richieste di «affitti brevi»: gruppi di giovani e coppie che cercano un momento di evasione e riunione in un ex b&b, sfidando talvolta – ma non sempre – le regole anti-Covid. «Nel quadro generale della crisi che sta colpendo le strutture extralberghiere – racconta Diego Calamita, agente immobiliare – il fitto breve è in crescita e il movimento ampio.

Tanti giovani avevano preso in fitto stanze per convertirle in b&b tra 2017 e 2019, e ora sono in difficoltà.

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Quanto alla ceditura, è molto difficile parlare di costi, perché questi dipendono da situazioni specifiche, come la localizzazione e lo stato dell’appartamento, è indispensabile fare una valutazione di una serie di specificità dalle quali dipende il prezzo, ma si va dai 40mila euro per circa 50mq agli 80mila per i 140mq. In linea generale, più stanze ci sono nel b&b, più il prezzo cresce. Valgono molto anche le recensioni e i punteggi pre-Covid sui grandi portali online». Insomma, virus permettendo le strutture ricettive extralberghiere alla canna del gas – con almeno 400 Scia disdette già in autunno dell’anno scorso solo a Napoli – saranno al centro della ripresa dell’economia cittadina. Nel bene e nel male. 

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