Napoli senza ossigeno, la denuncia dei produttori: «Bombole mai ordinate: ora è tardi»

Napoli senza ossigeno, la denuncia dei produttori: «Bombole mai ordinate: ora è tardi»
di Maria Chiara Aulisio
Giovedì 26 Novembre 2020, 08:00
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L'emergenza ossigeno è destinata a durare ancora a lungo: prima del prossimo mese di gennaio difficilmente arriveranno le scorte che la Campania ha chiesto - insieme con buona parte delle regioni del Paese - al commissario straordinario per l'approvvigionamento. La ragione è semplice: l'ordine di acquisto alle aziende produttrici (due nel nord Italia) è arrivato solo qualche giorno fa e - prima di un paio di mesi - non sarà materialmente possibile far fronte all'ingente domanda. Ma una precisazione è d'obbligo. I vertici della Faber - una delle ditte per la produzione di contenitori per ossigeno alla quale si è rivolto Domenico Arcuri - fanno sapere che da mesi, dopo l'infiammata di marzo e aprile 2020, gli ordini per la fornitura di bombole si sono drasticamente interrotti nonostante le numerose sollecitazioni da parte loro inviate all'indirizzo del commissario e non solo. È chiaro che ora è troppo tardi per risolvere una grave emergenza che - ancora una volta - ci ha colto impreparati. «I nostri collaboratori - prosegue la nota della Faber - hanno lavorato giorno e notte durante la prima pandemia, e sono pronti a farlo di nuovo - per quanto sarà possibile - anche alla luce delle festività in arrivo, con l'obiettivo di sollevare molte persone dall'angoscia di non poter ricevere ossigeno a domicilio, e non solo i malati Covid. «Ma è evidente - precisano - che ci sono dei tempi tecnici dai quali non si può prescindere nostante l'impegno da parte di tutti». 

In altre parole si continua a discutere della carenze di bombole ma non poteva essere diversamente visto che nessuno le ha mai ordinate malgrado la disponibilità a produrle segnalata più volte da chi le produce. Dopo il super lavoro dello scorso marzo, i dipendenti della Faber - come raccontano i due amministratori delegati - hanno potuto godere delle ferie più lunghe nella storia aziendale, passando da tre turni di lavorazione a un ritmo del tutto normale. «Solo da qualche giorno - spiegano Giovanni Toffolutti e Sergio Vinci - abbiamo ricevuto un grosso ordinativo per bombole da 14, 20 e anche 50 litri: lo stabilimento di Cividale riesce a produrne quotidianamente circa 2.500».

Una quantità notevole che ugualmente non riuscirà a fare fronte all'ordinativo prima di un paio di mesi. Eppure, oggi più che mai, quel farmaco sarebbe necessario per incrementare le terapie domiciliari e allentare la forte tensione sugli ospedali dove continua a non esserci un posto letto disponibile. A questo punto è chiaro che diventa necessario recuperare il maggior numero di fusti possibile mai riconsegnati, non solo per chi è stato colpito dal virus, ma anche per non interrompere nel breve periodo l'approvvigionamento ai pazienti che convivono con difficoltà respiratorie. Sono pronti a scendere in campo - nell'ambito di un protocollo sottoscritto a livello nazionale - anche i Nas che avranno il compito di monitorare, e recuperare, le bombole non più utilizzate, insieme con gli uomini delle forze dell'ordine e la Protezione civile. 

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Intanto la Regione rilancia l'invito ai medici di famiglia: prescrizioni nel rispetto delle linee guida dell'Aifa, l'agenzia del farmaco. Una bombola da 26.500 litri di ossigeno liquido a un paziente Covid deve durare circa quattro giorni. Quando le ditte fornitrici dopo dieci giorni la trovano ancora piena vuol dire che quasi certamente non serviva.
 

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