Covid a Napoli, meno malati in ospedale: stop ricoveri nelle cliniche

Covid a Napoli, meno malati in ospedale: stop ricoveri nelle cliniche
di Ettore Mautone
Venerdì 4 Dicembre 2020, 23:32 - Ultimo agg. 5 Dicembre, 14:55
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Stop ai trasferimenti di pazienti Covid, a bassa intensità di malattia, nelle Case di cura accreditate. Da ieri è scattato il semaforo rosso alla piattaforma informatica Covid dell’Aiop con cui il 118 e gli ospedali, dagli inizi dello scorso novembre, si sono quotidianamente interfacciati per reperire posti letto di medicina in cui trasferire malati non gravi ma che non avrebbero avuto accoglienza altrove a causa della saturazione dei reparti. Il freno ai ricoveri viene tirato anche per gli ospedali religiosi (Camilliani, Fatebenefratelli e Betania) che aderivano al protocollo d’intesa con le stesse modalità. Queste strutture, tuttavia, in quanto dotate di pronto soccorso ad accesso autonomo, continueranno a ricevere i pazienti affetti da Sars-Cov-2 che giungeranno in ospedale con i propri mezzi anziché con il 118. Lo stesso discorso vale per Villa Dei Fiori di Acerra e Pineta Grande di Castelvolturno, le due uniche Case di cura accreditate dotate di unità di pronto soccorso completi inseriti nelle reti tempo dipendenti. 

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UNITÀ DI CRISI
La decisione di sospendere il protocollo di collaborazione tra gli ospedali e la rete delle strutture di ricovero accreditate è stata assunta nei giorni scorsi dall’Unità di crisi regionale sulla scorta dell’alleggerimento della pressione sui pronto soccorso e sui reparti e a fronte del calo dell’intensità epidemica osservato nelle ultime due settimane in Campania, dopo almeno un mese di pienone costante delle corsie.

Il nuovo dispositivo è stato ufficialmente comunicato alle direzioni sanitarie degli ospedali, al 118 (deputato ai trasferimenti), ai medici di famiglia (che potevano richiedere il ricovero tramite la centrale operativa dei soccorsi), e ovviamente, alle strutture associative delle Case di cura e degli ospedali classificati. 

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I POSTI LETTO
In totale e progressivamente, a partire dal 1 novembre, le Case di cura della Campania hanno messo a disposizione della rete per i ricoveri Covid, un totale di 1.070 posti letto a bassa intensità di cura. Qui sono ancora circa 450 i pazienti ricoverati che andranno progressivamente dimessi. Altri 200 Posti ad alta e media intensità resteranno attivi fino a quando la curva regionale dei contagi non raggiungerà libelli di sicurezza. Nel novero giornaliero delle disponibilità dei posti letto, su cui viene misurato dalla Protezione civile il tasso di occupazione, andranno dunque ora sottratti i posti delle Case di cura. Ciò avrà riflessi significativi su uno degli indicatori presi in considerazione dal monitoraggio nazionale. Il tasso di occupazione dei posti accreditati ha raggiunto, nei giorni di picco epidemico, un valore del 67 per cento e attualmente è sceso intorno al 40 per cento. L’unità di crisi ha per questo ritenuto di poter fare a meno di questo contingente di posti letto e se la situazione migliorerà ancora nei prossimi giorni si procederà allo stop anche per i posti di media e alta intensità. La decisione è stata accolta con molte perplessità dai responsabili delle unità operative dei principali pronto soccorso che la considerano prematura. A pesare, sulla decisione di fare a meno così presto dell’apporto degli accreditati potrebbe essere stato anche il clima di accesa critica, sindacale e politica, all’indirizzo della Sanità accreditata e l’attenzione massima delle Procure (Generale e della Corte dei conti) relativamente alla disciplina delle loro attività finite nel mirino di ripetuti esposti da parte di esponenti politici di opposizione. 


LA RIPRESA
Lo stop alle attività Covid nelle strutture accreditate potrebbe preludere a una ripresa delle attività mediche e chirurgiche ordinarie ferme da mesi negli ospedali pubblici e accreditati. Con l’esaurimento dei tetti di spesa di ambulatori e centri radiologici l’unica possibilità, per i cittadini, di esigere prestazioni mediche ambulatoriali non Covid è assicurata nei distretti. Qui tuttavia, al pari degli ospedali, si assistite a un progressivo rimaneggiamento di attività a causa di defezioni del personale contagiato. A Scampia, distretto 28, ad esempio, la Radiologia è stata ferma per 2 casi di Covid positivi e con un solo tecnico non riusciva ad assicurare le attività. Anche l’unità di Riabilitazione si è fermata per una settimana a causa di 3 contagi, un dirigente in malattia e lo smart working di una quinta unità lavorativa. In molti altri distretti non è andata meglio. Una delle priorità è dunque ora tornare ad organizzare un’offerta assistenziale pubblica e accreditata nelle discipline non Covid.

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