Vaccino Covid a Napoli, verifiche su cinquemila sanitari che hanno «disertato» la doseA scuola c’è lo slalom tra disinfettanti, mascherine, banchi a rotelle, turnazioni impossibili per provare a contenere i contagi da coronavirus. Al pomeriggio c’è invece il «liberi tutti» perché sui campetti di calcio si organizzano partite e partitelle in barba ad ogni protocollo o regolamento al punto che in alcune scuole calcio sono scoppiati da più parti focolai tra i ragazzi. A Napoli sono diverse le società sportive che non rispettano le regole: dovrebbero essere aperte solo per fare attività individuale all’aria aperta, ma ormai da settimane la maggior parte organizza anche le partite e c’è persino chi mette in piedi dei mini-tornei tra scuole calcio. È completamente saltato il tappo nonostante, quasi ogni giorno, le forze dell’ordine procedono ad effettuare dei controlli. Un fenomeno, quello delle partite abusive, difficile da controllare anche per agenti e militari dal momento che diventa complesso entrare in incognito all’interno delle strutture sportive perché all’ingresso - proprio con l’obiettivo (o la scusa) di contingentare gli accessi a causa del Covid - ci sono rigorosi controlli che fanno entrare solo i genitori o i parenti stretti dei ragazzi e poi vengono chiusi i cancelli per evitare occhi indiscreti.
È dallo scorso ottobre che l’ormai ex ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, aveva fissato i paletti. «Sono consentiti nelle scuole calcio - aveva detto - gli allenamenti degli sport di squadra ma solo in forma individuale.
Ma è solo una punta dell’iceberg: il fenomeno delle partitelle è ormai realtà su quasi tutti i campi sportivi napoletani e della provincia. Al punto che ormai si è attivato tra i mister una sorta di spionaggio incrociato con tanto di telefonate ai commissariati di polizia per andare a verificare se le altre scuole calcio fanno giocare le partite. Un fenomeno grottesco se si pensa che in ballo c’è la vita e la salute di tante famiglie dove i ragazzi potrebbero portare i contagi dopo qualche ora ad esercitarsi giocando vere e proprie partite.
Per evitare responsabilità dirette - anche grazie a genitori consenzienti che, in fondo, pagano una retta e vogliono quindi vedere i propri figli giocare - le società hanno pure ideato delle liberatorie che li assolvono dalle conseguenze delle partitelle «in caso di focolaio da Covid». Del resto sarebbe comunque impossibile dimostrare scientificamente con certezza dove i contagi possano essere avvenuti.
La storia è la stessa per la miriade di campetti a pagamento che organizzano partite di calcetto e calciotto per gli amatori di ogni età. Il Covid ha stremato queste attività che prima della pandemia riuscivano a fare affari d’oro tra singole partite e l’organizzazione di tornei. Lo stratagemma utilizzato per aggirare i controlli e continuare a giocare è trovare campetti in zone della città meno visibili oppure giocare il sabato e la domenica mattina. Il motivo? Basta leggere alcuni messaggi che girano sui gruppi Whatsapp degli appassionati. «Si può giocare il sabato o la domenica mattina, fin tanto che c’è la luce solare perché non accendiamo le luci e non attiriamo l’attenzione». Messaggi inviati ai clienti storici e fidati direttamente dai gestori del campo che ricordano: «Ormai tutte le strutture si stanno organizzando per far giocare (sotto forma di allenamento), come regola non si potrebbe, ma ormai le altre strutture stanno lavorando quasi a tempo pieno». La situazione è questa in quasi ogni zona della città e in provincia. Così, mentre ci si arrovella sul trovare soluzioni per far tornare i ragazzi a scuola in sicurezza cercando di arginare i contagi, tutto viene vanificato al pomeriggio. Certo, le partitelle avvengono all’aria aperta, ma i contatti - come si è visto per i contagi che avvengono ogni settimana in serie A - ci sono lo stesso.