Feste proibite nei locali a Napoli, ristoratore pubblica i video sui social

Feste proibite nei locali a Napoli, ristoratore pubblica i video sui social
di Paolo Barbuto
Lunedì 3 Maggio 2021, 23:48 - Ultimo agg. 4 Maggio, 19:12
4 Minuti di Lettura

Ha iniziato a cercare e a postare tutti i video che raccontavano il week end napoletano del primo maggio: ha messo in piedi una collezione di assembramenti, balli, mancato rispetto del coprifuoco, e l’ha lanciata sui suoi canali social non per il gusto della delazione ma per una richiesta di serietà e rispetto delle norme in modo da evitare nuove scivolate in zona rossa: Giovanni De Vivo, ristoratore a Posillipo, dove gestisce “O’ Pazzo”, era affranto ieri mattina. «Io non posso permettermi di ricominciare con le chiusure a tempo indeterminato, non ho più la forza di resistere ad altri blocchi da zona rossa perciò non riesco ad essere comprensivo con nessuno: dopo ciò che ho visto sono certo che la prossima settimana ricominceranno le chiusure e i colpevoli saranno quei locali che hanno favorito i comportamenti scorretti».

De Vivo racconta di aver ricevuto tre visite da parte delle forze dell’ordine nell’ultimo fine settimana, ma senza nessuna sanzione perché lui al rispetto delle regole ci tiene in maniera rigorosa («ho allargato un pochino lo spazio esterno di occupazione, ma di questi tempi lo fanno tutti», dice a mezza voce).

Poi spiega che alla fine del lavoro nel suo ristorante, che spegne le luci alle 22 nel rispetto del coprifuoco, è andato ad affacciarsi dal belvedere che guarda su Bagnoli «e ho visto che c’erano tanti locali ancora in piena attività. In realtà già nel tardo pomeriggio ero stato attratto dal caos e dalla musica. Sembravano vere e proprie discoteche, non locali dove trattenersi per bere qualcosa mantenendo il distanziamento».

Così, alla chiusura del ristorante, tornando a casa, De Vivo s’è messo a setacciare i social in cerca di testimonianze di quel che stava accadendo, e sostiene di averne trovate talmente tante da non riuscire a crederci, diffuse su tutto il territorio cittadino, non solo nelle aree circostanti il suo ristorante. Così ha deciso di mettere in vetrina i risultati della sua ricerca, li ha inseriti nelle “storie” per evitare di lasciare tracce a lunga scadenza, gli è bastato mostrare per una giornata quel materiale, nella speranza di riuscire a scuotere le coscienze dei napoletani.

Video

Nel suo lungo sfogo De Vivo ha fatto i nomi di tanti locali, quelli che ha anche pubblicato online. Noi non li faremo per due motivi: non intendiamo partecipare a un’eventuale gogna pubblica e, soprattutto, non abbiamo la certezza che ciascuno dei locali indicati dal ristoratore abbia realmente violato le regole, anche perché se lo avesse fatto (ne siamo certi) sarebbero intervenute le forze dell’ordine a pretendere il rispetto delle norme.

«No, non voglio che venga frainteso il mio messaggio. A me non interessa sbugiardare i locali, fare nomi per metterli in difficoltà - il gestore di ‘O Pazzo cerca di non scivolare sul terreno scivoloso della polemica - del resto io stesso sono amico di tanti dei proprietari di quei locali. Però io adesso tremo pensando al futuro e dopo quel che ho visto sono certo che la Campania tornerà zona rossa. E quel giorno nessuno potrà ribellarsi: perché abbiamo assistito in silenzio, senza fare nulla, alla possibile nuova diffusione del virus, alla mancanza di rispetto delle più elementari norme sanitarie. Ecco, io non voglio restare in silenzio perché in gioco c’è il mio futuro, e anche quello delle persone che lavorano con me». 

Sul territorio ci sono stati molti interventi da parte delle forze dell’ordine anche se, a giudicare dal repertorio di fotografie e video ritrovati sui social da De Vivo, in tanti altri casi i controlli hanno fallito. Le difficoltà sono iniziate soprattutto allo scadere del coprifuoco quando sarebbe stato necessario far sfollare le persone, ma gli assembramenti erano così intensi da non permettere interventi da parte degli agenti. Se nei vicoli dei baretti di Chiaia è stato deciso di far partire le auto di servizio in colonna, per attraversare le stradine col megafono acceso e un invito perentorio a tornare a casa, all’interno di un locale sarebbe impossibile riproporre la stessa modalità. A dire la verità, a giudicare da certi video della zona di Mergellina, anche in strada s’è continuato a far baldoria a suon di musica ben oltre l’orario consentito. Ma anche in questo caso c’è solo la testimonianza di qualche video che non può rappresentare una certezza assoluta. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA