Covid a Napoli, cresce la rabbia degli artigiani: «Stop ai registratori di cassa»

Covid a Napoli, cresce la rabbia degli artigiani: «Stop ai registratori di cassa»
di Gennaro Di Biase
Lunedì 23 Novembre 2020, 09:00
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Scoppia il caso parrucchieri che registrano perdite «fino al 90% nei saloni» e soffrono la concorrenza «di chi non ha un negozio o degli abusivi che lavorano a domicilio». Per loro, come per altre categorie messe in ginocchio dal virus, gli incassi crollano e le spese no. Col passare dei giorni in zona rossa cresce lo scontento delle attività, sia tra chi ha chiuso sia tra chi è aperto nelle strade deserte. A questo si aggiunge il groviglio delle regole: la «cura della persona» rientra tra i validi motivi per spostarsi, ma nei giorni scorsi, su sollecitazione di Aicast e Casartigiani, è arrivato un chiarimento della Prefettura: «Sono consentiti gli spostamenti al di fuori del Comune di residenza, domicilio e abitazione per recarsi da acconciatori, limitatamente all'ipotesi in cui nel proprio Comune non vi siano saloni oppure e, solo nel comune contiguo, ci sia un salone che presenti una maggiore convenienza economica. Deve ritenersi invece esclusa la possibilità di recarsi in un altro Comune per ragioni legate al rapporto fiduciario tra cliente e barbiere/parrucchiere». 

 

Nell'emergenza economica, è nato Stamm cca, un movimento di acconciatori, estetisti e commercianti: «Se lo Stato non ci ascolta non scenderemo in piazza, ma bloccheremo i registratori di cassa racconta il presidente Giuseppe Piras, dell'omonimo salone a Fuorigrotta Abbiamo circa 1500 iscritti, ma cresceremo.

Incasso il 70% in meno rispetto al 2019, 300 euro al giorno a fronte di 700 euro di spese quotidiane. L'abusivismo in crescita incide molto sulla nostra crisi, e non esiste un prezzario minimo fisso. Chiediamo un sistema di ristori su base annua o un 2021 fiscale bianco». «La clientela ha paura di entrare nei nostri saloni - racconta Alberto Ascione, associato a Confesercenti e titolare di Arte Capelli, Modelliamo - Ho il locale a Barra: da me arrivava anche clientela da altri Comuni, ma non ci si può spostare e questo aumenta le perdite. C'è confusione sulle regole. Ho perdite del 70% rispetto al 2019 e per adeguarmi al Covid ho speso 5000 euro di macchinari. Ci hanno lasciato aperti per non pagarci i ristori? E perché lo Stato non ci concede sgravi sulle bollette? Chi non ha un negozio continua a lavorare andando a tagliare i capelli a domicilio. Gli abusivi stanno vincendo contro chi rispetta le regole. I saloni sono sicuri, ci teniamo alla salute dei clienti». «Gli incassi vanno a picco - aggiunge Carmine Ferraro di Ferraro Parrucchieri, a San Giorgio - Venerdì e sabato, per noi i giorni più importanti, incassiamo il 90% in meno del 2019. Restare aperti non ha senso. L'abusivismo è cresciuto almeno del 50% a Napoli col Covid, e nessuno lo controlla. È un controsenso: la gente ha paura di uscire ma fa entrare a casa l'acconciatore abusivo. Noi che rispettiamo le regole non siamo tutelati». 

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La zona rossa non ha cancellato crisi e tensioni: fatturati e occupazione franano, il lavoro nero inconciliabile coi ristori riguarda 360mila persone in Campania. C'è attesa per una manifestazione annunciata oggi e l'attenzione delle forze dell'ordine è massima. Per l'economia, del resto, sono giorni da incubo: «Stiamo aperti per tenere la giornata impegnata - racconta Alessandro Autore del bar Bentornata Elena in viale Gramsci - Poi per i ragazzi: con le mance guadagnano qualche spicciolo. Incasso circa 250 euro al giorno, il 70% in meno rispetto al normale. Gli ultimi ristori sono arrivati puntuali, ma non basteranno nemmeno per il fitto». «Siamo aperti col solo reparto bambino, ma incasso il 70% in meno su quella merce - racconta Roberta Bacarelli, dell'omonimo atelier in via Poerio, appena guarita dal Covid - Entrano due clienti al giorno. Continuare così è impossibile: lo faccio per dare un servizio, ma pago 1400 euro al mese solo di elettricità». «La zona rossa ha sortito un effetto molto relativo in termini di calo dei contagi, ma devastante in termini economici - conclude Ciro Fiola, presidente della Camera di Commercio - Registriamo crolli dei fatturati fino al 75%. I negozi sono aperti ma non ci sono i clienti. Avevamo proposto un lockdown generale a ottobre, con ristori per tutti. La soluzione adottata dal governo non mi fa ben sperare in vista del Natale».

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