Covid a Napoli, è allarme contagi tra i ragazzi: ​a rischio la fascia di età scolare 6-18 anni

Covid a Napoli, è allarme contagi tra i ragazzi: a rischio la fascia di età scolare 6-18 anni
di Ettore Mautone
Venerdì 19 Febbraio 2021, 23:00 - Ultimo agg. 20 Febbraio, 16:42
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La Campania torna in zona arancione: l’incremento dei casi positivi a Sars-Cov-2 che si registra da settimane, unito alla crescita dell’incidenza (numero di casi per abitante) e all’indice di diffusione del virus Rt salito sopra il valore, insieme all’iniziale stress segnalato in alcuni ospedali Covid e all’irruzione, per il 25 per cento dei tamponi, della variante inglese del Coronavirus, hanno spinto gli epidemiologici della cabina di regia che affianca il ministero della Salute, al giro di vite. La nuova ordinanza ministeriale andrà in vigore a partire da domani, domenica 21 febbraio, ma la zona arancione, in base alle nuove norme, non avrà alcuna ripercussione sulle attività scolastiche. Spetterà sempre ai dirigenti scolastici, ai sindaci e ai prefetti monitorare i dati epidemiologici e trarre le debite conclusioni del caso di focolai e cluster epidemici localizzati. Le misure possono andare dalla chiusura e quarantena di singole classi alla interdizione di interi plessi. Così per l’istituzione di zone rosse in singoli territori comunali o di quartieri a fronte dell’evidenza di andamenti epidemici non controllabili. 

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A preoccupare è anche la diffusione dei contagi tra i giovani e in particolare nella fascia di età scolare tra i 6 e i 18 anni che a Napoli, nelle ultime due settimane, ha fatto accendere una spia rossa e registrare un incremento del 50 per cento dei contagi, molto superiore alle altre quote di popolazione.

Giovani ad alta intensità sociale e per ora non coinvolti nel Piano vaccinale. Sul fronte vaccini la Campania sta intanto ancora completando la Fase 1 (sanitari e sociosanitari) e arriverà solo a fine febbraio a completare la vaccinazione per il reparto socio-sanitario. Contemporaneamente è partita la vaccinazione degli ulta 80enni (ad oggi somministrate 15mila dosi a fronte di 320 mila anziani da vaccinare) e del personale scolastico ma in Campania sono soltanto 105mila le persone vaccinate con prima e seconda dose, l’1,85 per cento della popolazione.  

 

La Campania con 69.229 persone attualmente positive ha il più alto numero di contagiati in Italia, circa 20 mila in più della Lombardia e circa il doppio dell’Emilia Romagna ma beneficia di un tasso di ospedalizzazione e di sintomatici nettamente inferiori a tutte le altre aree dello Stivale. Attualmente sono 110 i malati ricoverati in rianimazione in Campania (373 in Lombardia e 183 in Emilia) mentre sono 1.313 i ricoverati in ospedale (circa un terzo in meno della Lombardia e 600 in difetto sul dato dell’Emilia). La bassa ospedalizzazione si ripercuote anche su una minore letalità dell’infezione, un dato che si mantiene contante sin dall’inizio della pandemia. «Se dovesse cambiare questo scenario - avverte Enrico Coscioni, presidente Agenas e consigliere per la sanità del presidente della Regione Vincenzo De Luca - magari a causa della nuova variante inglese che circola ormai ovunque in Italia e spaventa tutti per il maggior tasso di contagiosità assisteremmo anche in Campania a un aumento dei pazienti sintomatici e avremmo una grave ripercussione sulla rete ospedaliera che già assorbe da mesi un costante lavoro ai fianchi». In Campania nonostante il calo del numero di ricoverati di una settimana si assiste a uno stillicidio di casi e recrudescenze localizzate a Napoli e in provincia che spingono l’unità di crisi a un attento monitoraggio. 

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Nei dati del report nazionale aggiornato al 14 febbraio l’indice Rt della Campania è attestato a una media di 1,16 con una classificazione di rischio che si mantiene moderata e un’incidenza in crescita, nei 14 giorni precedenti, tornata in alta quota, a 325 casi per 100 mila abitanti. Sono invece ancora sotto soglia di allarme, rispettivamente al 17 e al 31 per cento, i tassi di occupazione dei posti letto di rianimazione e di degenza in Medicina e Malattie infettive. Nell’esperienza recente, tuttavia, quando questi indici superano le soglie di allarme (fissate al 30 e al 40 per cento) segnano già una situazione fuori controllo. Anche ieri, intanto, si è registrato un leggero peggioramento del quadro con 1.616 positivi contro i 1.573 del giorno prima e una percentuale di positivi al tampone dell’8,20 per cento contro il 7,91 di giovedì. Ieri si contano 13 decessi contro i 29 del giorno prima ma 47 attualmente positivi in più, invariate le terapie intensive e 23 ricoveri in aggiunta. Alle 15 di ieri, infine, somministrate 289.000 dosi, il 76 per cento di quelle disponibili. La strada per svoltare è ancora lunga.
 

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