Covid a Napoli, le discoteche restano chiuse:«Barmen e tecnici senza lavoro»

Discoteca, Club 21
Discoteca, Club 21
di Emma Onorato
Mercoledì 19 Maggio 2021, 20:23 - Ultimo agg. 20 Maggio, 07:11
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Sembra non arrivare mai il turno delle discoteche che, secondo il nuovo decreto, dovranno ancora attendere per la riapertura; così, restano sospese, le attività delle sale da ballo e discoteche sia all'aperto che al chiuso. Si procede con cautela e prudenza e, il settore dedicato all'intrattenimento serale e notturno, per adesso, ancora  non riesce a vedere uno spiraglio di luce infondo al tunnel. I locali al chiuso sono i più penalizzati, ovvero quei locali che non hanno potuto riaprire nemmeno la scorsa estate; ad oggi sembrano invecchiare dietro un catenaccio che blocca ogni prospettiva di ripresa.

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Il Club 21 è uno dei tanti locali al chiuso di Napoli, fermo da più di un anno; sito in via Nazario Sauro, è stato inaugurato a dicembre 2019, ma ha sbarrato le sue porte a febbraio 2020 (in anticipo rispetto alla data ufficiale del 6 marzo che imponeva la chiusura delle sale da ballo e discoteche). Il nuovo decreto crea qualche malumore: «Noi speravamo di poter ricominciare a lavorare - commenta Mario Lauria, direttore del Club 21 - ma comprendo che forse non ci sono ancora le basi per poter riaccogliere in sicurezza le persone all'interno di una struttura al chiuso. Sicuramente questo ci danneggia dal punto di vista economico: avevamo inaugurato da poco il locale e ci stiamo trascinando un investimento che dobbiamo ancora ammortizzare».

Nei mesi scorsi si è assistito a numerose proteste, mosse da diverse categorie di lavoratori, ma il più silenzioso sembra essere stato proprio il settore dell'intrattenimento serale e notturno: «Abbiamo fatto meno rumore perché siamo coscienti che all'interno delle nostre strutture entra tantissima gente ed è difficile mantenere il distanziamento. Siamo stati tranquilli e abbiamo sperato che le cose migliorassero grazie a chi ci governa, ma stiamo ancora aspettando».    

Mario esprime piena consapevolezza del rischio che si corre ad aprire una sala da ballo, ma al contempo lamenta di un accentuato disinteresse che coinvolge il suo settore: «Anche qui si lavora. Perché il cameriere di un ristorante rappresenta una priorità, mentre il barman di una discoteca no? Qui non lavorano solo ragazzi ma anche persone adulte con famiglie, a partire dagli addetti alla sicurezza, chi monta gli impianti elettrici e le luci: sono persone che attualmente non stanno lavorando e dipendono dal settore delle discoteche».

Il giovane imprenditore napoletano ha investito tempo e denaro per mettere in piedi la sua attività che comprende uno staff formato da circa una ventina di persone; molti dei suoi dipendenti, a causa del lungo stop, sono stati costretti a cambiare direzione occupazionale e cercarsi un altro impiego. Ad oggi in pochi tornerebbero a lavorare in discoteca, vista l'incertezza che ruota intorno a questo settore. Lauria, come altri giovani imprenditori napoletani, spera che il suo locale possa riaprire quanto prima. Si augura che la campagna vaccinale prosegui e che presto coinvolga anche una fascia d'età più bassa, ovvero quei giovani che usualmente frequentano i locali notturni.

I locali by night che, prima dell'avvento della pandemia, illuminavano e animavano a suon di luci e musica la movida delle notti partenopee, adesso appaiono come immersi in un sonno profondo, un sonno che sta prendendo le sembianze di un brutto incubo senza fine.

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