Covid a Napoli, stop ai ricoveri al Cardarelli per i pazienti positivi non urgenti

Covid a Napoli, stop ai ricoveri al Cardarelli per i pazienti positivi non urgenti
di Ettore Mautone
Mercoledì 2 Giugno 2021, 11:00 - Ultimo agg. 3 Giugno, 08:16
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Covid al Cardarelli, stop ai ricoveri per i casi non urgenti: dalla Regione giungono nuove linee di indirizzo per la gestione dei pazienti affetti da Sars-Cov-2. Le attività Covid del presidio collinare vengono drasticamente ridotte e limitate. In questa fase di calo dei contagi saranno garantiti solo gli accessi in emergenza per persone in percolo di vita o nell'ambito delle reti cosiddette tempo-dipendenti ossia per pazienti positivi al Covid e colpiti contemporaneamente da ictus, infarti, traumi ed emorragie. Intanto, contro il perenne sovraffollamento del pronto soccorso e per migliorare i livelli di cure, c'è una svolta nella gestione dei pazienti oncologici. Un malato di cancro che vada incontro a complicazioni conseguenti alle terapie in corso (chemio e radio) o a causa dell'aggravamento del quadro clinico, deve poter accedere 24 ore su 24 nella struttura di provenienza senza più impegnare i grandi pronto soccorso (Cardarelli, Ospedale del mare ecc.). Sono queste le novità contenute in una recente nota emanata dall'Unità di crisi regionale. 

Nell'attuale fase di riorganizzazione della rete ospedaliera Covid il Cardarelli, dunque, quale principale centro hub della rete dell'emergenza e urgenza, ridefinisce il proprio ruolo.

Da oggi i posti letto Covid saranno garantiti solo per i pazienti che accedono in emergenza o altre patologie da pronto soccorso. Il 118, tramite la Centrale operativa, dovrà invece trasferire i pazienti con quadri clinici non compromessi ma con necessità di ricovero presso altri Covid hospital provinciali e regionali. Attualmente in città ci sono il Cotugno, alcuni reparti dei Policlinici, il Loreto nuovo e l'Ospedale del mare (il San Giovanni Bosco è in dismissione ed entro il 21 giugno tornerà della rete delle attività ordinarie).

Intanto il direttore del Cardarelli Giuseppe Longo nei giorni scorsi ha sottoposto ai sindacati della dirigenza medica la versione finale del piano di riorganizzazione del Pronto soccorso. Un'unità perennemente in affanno a causa della sproporzione tra domanda sanitaria e risorse disponibili in termini di personale e strutture. Come affrontare il sovraffollamento? Protocolli ad hoc per casi clinici specifici (dolore toracico, ictus ecc), processi standard per prestazioni a bassa complessità, monitoraggio dei tempi di esecuzione e refertazione di esami e consulenze, informatizzazione, rilevazione dei carichi di lavoro e adeguamento degli organici, flessibilità in funzione del grado di affollamento nei periodi di prevedibile iperafflusso, rinforzo temporaneo del personale medico, infermieristico e di supporto sono alcune delle strategie che saranno messe in campo. Questa la ricetta proposta dal manager che punta su un turn-over più efficace dai reparti a valle del pronto soccorso, nel coinvolgendo gli specialisti in consulenza per gestire al meglio la fase diagnostica, il ricovero o le dimissioni protette, dirottando alle cure territoriali o ambulatoriali, in accessi rapido e con codici di urgenza, chi può differire le cure. Uno dei nodi da sciogliere è la difficoltà a dimettere i pazienti al termine del ricovero in particolare persone sole e fragili sul piano socio-sanitario. Situazioni che rimandano all'insufficiente diffusione dei percorsi integrati tra ospedale e territorio. C'è infine il nodo dei precari del Covid: i sindacati del comparto Cobas, Nursing Up, Fsi e Usae fanno appello alla sensibilità del governatore Vincenzo de Luca per sollecitare la stabilizzazione dei camici bianchi che, in piena pandemia, con contratti a tempo hanno garantito l'assistenza e che ora rischiano di perdere il posto di lavoro.

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Per i malati oncologici infine l'invito dell'Unità di crisi è garantire l'accesso diretto, durante l'arco delle 24 ore e anche nei festivi, dei pazienti presso le unità di Oncologia dei vari ospedali evitando di impegnare i grandi pronto soccorso dove nessuno conosce questi malati. Che si tratti di gestire le complicanze legate alla tossicità di chemio e radioterapia o di affrontare il peggioramento della malattia spetta alla rete oncologica (Monaldi, Pascale e Policlinici) accogliere i pazienti che necessitano di cure e ricoveri. 

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