Covid a Napoli, dalla finestra le visite a chi è ricoverato all'ospedale Cardarelli

Le visite ai malati dalla finestra

Covid a Napoli, dalla finestra le visite a chi è ricoverato all'ospedale Cardarelli
di Melina Chiapparino
Martedì 3 Agosto 2021, 11:03 - Ultimo agg. 4 Agosto, 08:06
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Sedie e sgabelli portati da casa per aggirare i divieti dell'ospedale. Accade al Cardarelli dove i familiari si equipaggiano persino di scalette portatili per raggiungere le finestre delle stanze degenti. Le scene degli incontri clandestini si ripetono ogni giorno sia in tarda mattinata che la sera. I gruppetti di parenti, una volta intrufolati all'interno della cittadella ospedaliera, si intrattengono con i ricoverati, in barba a tutte le misure di sicurezza adottate dai sanitari e dai protocolli ospedalieri per scongiurare il rischio di contagio da Covid

Dall'inizio della pandemia, l'ospedale Cardarelli, così come tutti gli altri presidi cittadini, ha interdetto le visite ai parenti che si limitano a far recapitare pacchi e generi di prima necessità, salvo casi eccezionali. Questa misura di sicurezza e prevenzione per tutelare i degenti e l'ambiente ospedaliero dalla possibilità di contrarre il virus, è continuamente infranta da chi, nonostante il divieto, si introduce all'interno del complesso ospedaliero. I trasgressori che spesso sono gruppi familiari anche numerosi, approfittando delle stanze al piano terra, si attrezzano con sedie e scalette portatili, per comunicare faccia a faccia con i familiari ricoverati. A quel punto avviene la consegna di buste e materiale di qualsiasi genere ma soprattutto si chiacchiera in totale libertà con abbracci, strette di mane e nessun rispetto del distanziamento sociale. Questa pratica che solitamente avviene tra le 13 e le 15 e dopo le 18, non solo costituisce un illecito ma mette a rischio la salute di tutta la comunità ospedaliera che, in passato, è stata anche colpita da focolai Covid dopo i quali, è stato necessario isolare interi reparti.

Non solo. Tra i trasgressori c'è chi non indossa la mascherina oppure l'abbassa per colloquiare a pochi centimetri di distanza dal parente ricoverato, mettendo a rischio la salute del proprio familiare ma anche dell'intero ospedale nel caso in cui il degente dovesse diventare veicolo di trasmissione del virus. 

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Le visite clandestine non sono semplicemente una violazione delle regole ma rischiano di vanificare gli sforzi messi in campo da medici, infermieri e operatori sanitari per ridurre il rischio di contagio. Lo scorso 30 luglio, la direzione del Cardarelli ha rimarcato l'importanza «di continuare a rispettare in modo rigoroso tutte le misure di igiene individuale, l'utilizzo dei dispositivi di sicurezza e il distanziamento fisico evitando assembramenti». Agli operatori aziendali, è stato anche disposto il tampone naso faringeo «per il ritorno in servizio dopo le ferie», anche perché alcuni reparti e il pronto soccorso sono tornati affollati di barelle. Inutile sottolineare che, la condizione di vaccinato spesso usata come scusa dai trasgressori non autorizza a violare le regole ma rappresenta una condizione di maggiore protezione nei confronti del virus. Di fatti, la campagna vaccinale napoletana va avanti. Ieri, il bilancio dell'Open day all'Atitech è stato di 700 vaccinati a fronte di un potenziale di 5000 inoculazione ma nel complesso, sommando tutti gli hub attivi, i distretti Asl e le inoculazioni dei medici di base e delle Usca sono state somministrate più di 5000 dosi, di cui 1.800 prime dosi. Oggi sarà la volta dell'Open day alla Mostra d'Oltremare con la disponibilità di 5.000 prime dosi Pfizer.

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