Covid a Napoli, ospedale Cotugno tutto esaurito: «Peggio di un anno fa, reparti pieni di No vax»

Covid a Napoli, ospedale Cotugno tutto esaurito: «Peggio di un anno fa, reparti pieni di No vax»
di Maria Chiara Aulisio
Giovedì 26 Agosto 2021, 23:00 - Ultimo agg. 27 Agosto, 17:20
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Nicola Maturo, responsabile del Pronto soccorso del Cotugno, spera proprio di venire smentito dai fatti, ma se non cambia il vento, a ottobre potremo rischiare di essere messi molto male. Basta un dato per capire come stanno andando le cose: l’anno scorso di questi tempi - senza l’attuale campagna vaccinale - il numero di ricoverati nei reparti Covid dell’ospedale per la cura delle malattie infettive, era meno della metà di quelli che si contano oggi. Attualmente i posti occupati sono un centinaio, ma si tratta di dati molto variabili: gli accessi sono continui e un letto, vuoto in questo momento, potrebbe non esserlo più tra mezz’ora: «Arrivano in buona parte da noi - commenta il primario - il 118 li porta qui. In alcuni casi, poi, vengono trasferiti direttamente da altri ospedali, sia di Napoli che di provincia. Senza contare i contagiati meno gravi che arrivano in autonomia».

Il Cotugno, dunque, è saturo. Non solo i reparti di degenza ordinaria, ma anche le terapie intensive risultano occupate da ricoverati in gravi condizioni. Il segnale inequivocabile di un’infezione che non ha mollato la presa ma che continua a colpire duramente benché la campagna vaccinale sia in piena attività. I ricoverati sono un centinaio - ieri mattina per l’esattezza i pazienti erano 102 - il Pronto soccorso è già in affanno, sono stati recuperati altri posti letto, ma i medici si preparano alla campagna d’autunno. Il banco di prova sarà tra la fine di settembre e la metà di ottobre, a vacanze finite, quando si potranno contare i danni di una estate vissuta, forse, con troppa leggerezza. «Il punto vero è uno solo: - spiega il direttore Nicola Maturo - in tanti hanno abbassato la guardia proprio quando sarebbe stato necessario rimanere cauti. Tra il relax di chi ha pensato che, da vaccinato, avrebbe potuto fare qualunque cosa; e la tranquillità di quanti - già colpiti dal virus - si sentivano immuni, il risultato è che al Cotugno abbiamo decretato il tutto esaurito ben prima delle nostre previsioni». Basta poco, dunque, per ripiombare nell’emergenza. «Appena si ricomincia con assembramenti e raduni, il virus torna a circolare e a contagiare.

Quando la scorsa estate vedevo balli, feste e vacanze spensierate, ero consapevole di quel che ci sarebbe costato in termini di epidemia». È andata così, come diceva il primario, e così rischia di finire nonostante il vaccino. «D’altronde - aggiunge il direttore - i ricoverati sono quasi tutti No vax, qualcuno ha preso il virus tra la prima e la seconda dose, mentre - in verità pochissimi - si sono ammalati nonostante la doppia fiala. In questi casi, però, lo scudo vaccinale evita le forme più aggressive». 

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Sia chiaro: «Nessuno è qua per dire che il vaccinato è libero da ogni problema - chiarisce Maturo - però, se io sono vaccinato e ho anche un tampone positivo, la malattia grave è difficile che mi venga». Quindi, in un mondo ideale in cui potremo essere tutti vaccinati, anche il tampone non sarebbe più determinante, perché il virus verrebbe relegato alla stregua di un raffreddore. «E infatti - spiega meglio il primario del Pronto soccorso - i vaccinati e contagiati quasi mai richiedono il ricovero. Riusciamo a curarli con le terapie domiciliari liberandoli dal Covid in tempi anche piuttosto brevi». L’età di chi è attualmente ricoverato al Cotugno è variabile anche se cresce il numero dei giovani: «Nonostante il pressing delle Asl, e le sollecitazioni da parte di tanti medici, - aggiunge il direttore - i non vaccinati sono ancora tantissimi. Mi dispiace dirlo, ma anche all’interno del mondo sanitario. Fino a quando andremo avanti così possiamo toglierci dalla testa l’idea di debellare il virus. A fare attenzione ora devono essere soprattutto i ragazzi». Gli anziani, in linea di massima, si proteggono. Escono poco e sono attenti. Hanno anche capito che devono ridurre al minimo gli incontri con figli e nipoti, pure se vaccinati, veicolo attraverso il quale la malattia viaggia verso di loro. Oggi certamente più a rischio ci sono i cinquantenni e i sessantenni.

«Vedremo che cosa accadrà quando riapriranno le scuole. Saranno giorni da tenere sotto osservazione. Da un lato migliaia e migliaia di studenti in circolazione, con tutto quel che ne deriva, dall’altro una gran quantità di giovanissimi che neanche hanno fatto la prima dose. L’ho già detto: spero davvero che i fatti mi diano torto - conclude Nicola Maturo - ma non mi sento per nulla ottimista».

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