Napoli, via alla quarta dose per i fragili: chi deve farla, quali vaccini si usano

Napoli, via alla quarta dose per i fragili: chi deve farla, quali vaccini si usano
di Ettore Mautone
Martedì 22 Febbraio 2022, 23:58 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 12:07
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Scaldano i motori i centri vaccinali della Asl Napoli 1 in vista del D-Day del 1 marzo, quando scatterà il semaforo verde alla somministrazione della quarta dose booster di vaccino anti-Sars-Cov-2 per la popolazione con più di 12 anni con particolari compromissioni del sistema immunitario e che abbia ricevuto la terza dose da almeno 4 mesi. La macchina vaccinale resta quella già in piedi: l’accesso agli hub (Mostra D’Oltremare, ex Fagianeria del Bosco di Capodimonte) e ai distretti resta libero e senza prenotazioni ma serve sempre una certificazione del medico di famiglia che attesti lo stato appunto di immunodepressione. I medici di famiglia come anche i centri ospedalieri che abbiano in carico pazienti cronici per le patologie in elenco (Pascale, i Policlinici, l’Azienda dei colli, il Cardarelli) potranno seguire il percorso già collaudato in occasione del precedente ciclo vaccinale e della terza dose. 

La circolare inviata dal ministero alla Regione e da questa anche alla Asl Napoli 1 è arrivata lunedì sera con allegata la nota scritta dell’Istituto superiore di Sanità, Consiglio superiore di Sanità e Aifa. La quarta dose dovrà riguardare i soggetti con marcata compromissione della risposta immunitaria che abbiano già ricevuto una dose addizionale a completamento del ciclo vaccinale primario.

Lo scenario epidemiologico è quello disegnato dalla variante Omicron contro cui la terza dose booster ha consentito di ottenere elevati livelli di efficacia e di sicurezza nel prevenire forme sintomatiche, ricoveri e decessi. La quarta dose è autorizzata nell’ottica di un ulteriore consolidamento dell’immunità in soggetti che per condizione clinica o trattamenti farmacologici non rispondono adeguatamente al vaccino. Il vaccino da utilizzare è Pfizer a dose piena dai 12 anni in poi o Moderna, mezza dose dai 18 anni in poi. 

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Escluso dunque l’uso di Novavax, il nuovo vaccino su base proteica che alla fine di febbraio è atteso in consegna anche in Campania. Un farmaco che a differenza di quelli usati finora anziché indurre l’organismo a produrre la proteina Spike che il Coronavirus usa per infettare le cellule somministra direttamente questa molecola ottenuta per sintesi da batteri. Un vaccino che potrebbe convincere per tutti coloro che finora hanno rimandato l’appuntamento col vaccino puntando il dito sulla tecnologia a mRna. Quella di Novavax sarebbe l’alternativa più vicina ai vaccini tradizionali, anziché usare un virus inattivato o non replicante impiega una sola componente del virus. 

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A Napoli in effetti sono ancora oltre 160 mila i cittadini in età vaccinabile con più di 5 anni ancora privi di scudo antiCovid e di questi circa 55 mila con più di 50 anni per i quali vige l’obbligo. A fronte dell’attuale trend epidemico che vede rapidamente in calo la curva dei contagi con l’azzeramento del serbatoio dei positivi atteso per la fine di marzo, si registrano tuttavia ancora parecchi casi da ospedalizzare proprio nella platea dei non vaccinati e dei fragili per l’età (oltre 70 anni) o patologie (in particolare quelle oncologiche). A recente indagine condotta al Cotugno sequenziando il virus in tutti i 160 ricoverati, al 14 febbraio risultano solo 6 casi in terapia intensiva (tutti Omicron) la metà non vaccinati e gli altri con gravi patologie di cui tre più giovani, un 37 enne con 1 dose di vaccino ma malato anche di tumore, un 52 enne non vaccinato e un 48 enne vaccinato con 3 dosi ma reso fragile da un trapianto. Nello scenario generale dei 160 ricoverati un terzo è vaccinato con 1, 2 o 3 dosi ma tutti con profili di fragilità che investono la totalità dei decessi concentrati tra gli over 70enni. 

«Dagli studi della letteratura più recente va tenuto presente che nei pazienti Covid lo sviluppo di quadri trombotici complicano il quadro clinico - spiega Giampiero Nitrato Izzo, ematologo dell’ospedale del mare - quasi sempre correlati a quadri di trombofilia genetica che interessa circa il 30 per cento della popolazione europea e che andrebbero indagati per una profilassi con eparina a basso peso molecolare». 

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